Buon
venerdì lettori cari. Scusate la latitanza qui ma questa settimana sono stata fagocitata dal lavoro.... Oggi però non vi parlo di me. Torna Marina e la sua rubrica Letture con Marina.
Buongiorno e ben ritrovati dopo una soleggiata Pasqua, con la prosecuzione in un Lunedì dell’Angelo che più tiepido di così non si poteva! Ottimo preludio per la Primavera … E proprio per festeggiare la bella stagione in arrivo, desidero quest’oggi, nel venerdì del nostro appuntamento bimensile, parlarVi di questo capolavoro, nel quale mi sono imbattuta casualmente, complice la copertina…
Titolo: Il commesso (The assistance)
Autore: Bernard Maladut
Casa editrice: Einaudi 1962 - Minimum Fax 2013
Genere: Narrativa
Pagine: 327
Traduttore: Giancarlo Buzzi
Sinossi: Pubblicato negli Stati Uniti nel 1957, "Il commesso" è considerato da molti il capolavoro di Bernard Malamud. La storia è quella di Morris Bober, umile commerciante ebreo che nel cuore di Manhattan conduce una vita misera e consumata dagli anni, e di Frank Alpine, un ladruncolo di origini italiane, deciso a riscattarsi e diventare un uomo onesto e degno di stima, aiutando Morris al negozio. Tuttavia il giovane Frank non resisterebbe dietro al bancone, sempre più assediato dalla concorrenza, se non si innamorasse di Helen, la figlia di Morris. La vicenda è intrecciata intorno alle emozioni, ai segreti, al destino di queste tre esistenze. Il ritmo quasi ipnotico della narrazione, la capacità di attenzione al dettaglio, lo stile limpido e ironico regalano al romanzo quell'atmosfera inconfondibile, a metà fra il tragico e il comico, che rende affascinante la narrativa di Malamud.
A presto,
Autore: Bernard Maladut
Casa editrice: Einaudi 1962 - Minimum Fax 2013
Genere: Narrativa
Pagine: 327
Traduttore: Giancarlo Buzzi
Sinossi: Pubblicato negli Stati Uniti nel 1957, "Il commesso" è considerato da molti il capolavoro di Bernard Malamud. La storia è quella di Morris Bober, umile commerciante ebreo che nel cuore di Manhattan conduce una vita misera e consumata dagli anni, e di Frank Alpine, un ladruncolo di origini italiane, deciso a riscattarsi e diventare un uomo onesto e degno di stima, aiutando Morris al negozio. Tuttavia il giovane Frank non resisterebbe dietro al bancone, sempre più assediato dalla concorrenza, se non si innamorasse di Helen, la figlia di Morris. La vicenda è intrecciata intorno alle emozioni, ai segreti, al destino di queste tre esistenze. Il ritmo quasi ipnotico della narrazione, la capacità di attenzione al dettaglio, lo stile limpido e ironico regalano al romanzo quell'atmosfera inconfondibile, a metà fra il tragico e il comico, che rende affascinante la narrativa di Malamud.
RECENSIONE: Un lettore lo percepisce già nel leggere le prime pagine se si trova di fronte alla Letteratura con la “L” maiuscola. Non faccio eccezione, anche se la mia inesperienza talvolta mi fa eccedere negli entusiasmi. Come dicevo, anche senza sapere che questo autore americano ha vinto il Pulitzer e ben due National Book Award tra gli altri premi, si percepisce subito che quanto si sta leggendo è materiale di prima qualità, anche se l’esperienza dei protagonisti, sia per ambientazione, tempistica del vissuto e religiosità è molto lontana dalle nostre esperienze.
Ma nonostante questo presupposto, il romanzo pubblicato nel 1957 da Bernard Malamud, ebreo di origine russa, che racconta di un’umanità marginale e proletaria che vive a Brooklyn e si ispira alla sua stessa infanzia, ci prende e non ci lascia più fino all’ultima pagina, in un racconto corale a bocca dello stesso Malamud. Complice anche parecchi termini yiddish che pronunciati ad alta voce ci piace ripetere diverse volte, finchè il significato del nome stesso si perde e resta solo il suono della parola che incanta. Entriamo allora in punta dei piedi in un mondo descritto con una poesia ed un’intensità lirica, pur se la vita di cui scrive l’autore poetica proprio non è, ma di gustosissima ironia e ferocia al contempo, anche per un Dio impietoso, che - come detto - affascina nonostante tutto il lettore, che non può che proseguire nella discesa della vita del bottegaio ebreo Morris Bober, la figlia Helen e la moglie Ida, il ladruncolo di origine italiana Frank Alpine (e che altro poteva essere un italiano?, nonostante l’autore amasse il nostro Paese) e tutta una serie di personaggi di contorno a queste figure.
Ma nonostante questo presupposto, il romanzo pubblicato nel 1957 da Bernard Malamud, ebreo di origine russa, che racconta di un’umanità marginale e proletaria che vive a Brooklyn e si ispira alla sua stessa infanzia, ci prende e non ci lascia più fino all’ultima pagina, in un racconto corale a bocca dello stesso Malamud. Complice anche parecchi termini yiddish che pronunciati ad alta voce ci piace ripetere diverse volte, finchè il significato del nome stesso si perde e resta solo il suono della parola che incanta. Entriamo allora in punta dei piedi in un mondo descritto con una poesia ed un’intensità lirica, pur se la vita di cui scrive l’autore poetica proprio non è, ma di gustosissima ironia e ferocia al contempo, anche per un Dio impietoso, che - come detto - affascina nonostante tutto il lettore, che non può che proseguire nella discesa della vita del bottegaio ebreo Morris Bober, la figlia Helen e la moglie Ida, il ladruncolo di origine italiana Frank Alpine (e che altro poteva essere un italiano?, nonostante l’autore amasse il nostro Paese) e tutta una serie di personaggi di contorno a queste figure.
La storia in breve narra del bottegaio Morris Bober (in yiddish bober significa una persona o una cosa che vale poco), 60 anni, proprietario di un alimentari come possiamo immaginarli negli anni quaranta / cinquanta del secolo scorso, dove si vendeva un po’ di tutto. Dove si poteva comperare anche la fetta di pane, oppure un uovo sfuso, oppure le prime scatolette di cibo conservato… Penso sia uno dei pochi ebrei a non aver fatto la scelta giusta e a non essersi arricchito. Sempre sul filo del fallimento, magari negli anni passati un po’ meglio, ma al momento c’è crisi nera, soprattutto nel quartiere di Brooklyn dove vive e a questo si somma la sventura di un altro alimentari che ha aperto nella stessa via e che per fargli concorrenza, come lui apre sempre alle 6 di mattina e chiude alle 10, talvolta 11 di sera. Che offre la mercanzia a prezzi inferiori pur di farsi una clientela. Morris abita al piano superiore insieme alla moglie ed alla figlia Helen, che diventerà fulcro della vicenda, quando arriva Frank Alpine, il ladruncolo di origine italiana che sta cercando, a fatica, di redimersi dalla vita sbandata che sta conducendo. Contraltare indimenticabile di Morris Bober, indiscusso ed emblematico ago della bilancia della vita della famiglia ebrea, attraverso il quale tra l’altro capiremo che anche in America gli ebrei furono un popolo a parte.
Stupenda la descrizione che Malamud fa di Morris Bober: “sgobbava per ore e ore, era l’onestà fatta persona – non poteva proprio sfuggirle, era la sua palla al piede; sarebbe scoppiato se avesse imbrogliato qualcuno… Più sgobbava – la sua fatica era un’immagine del tempo che divora sé stesso – meno sembrava possedere”.
Fra rapine violente, visite in biblioteca, ricordi degli incontri della gioventù in spiaggia, furti, amori che si dipanano nonostante la pochezza di cose materiali, incendi, intelligenze misurate ma accorte, rancori tra bottegai, caratteri deboli ed umanissimi contrapposti a caratteri forti ed eroici nonostante la viltà e la povertà del circondario, in un’America che premia i furbi e i senza scrupoli e lascia indietro gli onesti e gli uomini di mezza età. “Una vita fatta di sorrisi ma anche di rinunce e di pensieri sublimi, talvolta maledicendo quel Dio che è crudele e non ci consente di vivere in modo diverso, pur se qualche volta ci abbiamo provato, a costo di fare cose che abbiamo sempre disprezzato”.
Stupenda la descrizione che Malamud fa di Morris Bober: “sgobbava per ore e ore, era l’onestà fatta persona – non poteva proprio sfuggirle, era la sua palla al piede; sarebbe scoppiato se avesse imbrogliato qualcuno… Più sgobbava – la sua fatica era un’immagine del tempo che divora sé stesso – meno sembrava possedere”.
Fra rapine violente, visite in biblioteca, ricordi degli incontri della gioventù in spiaggia, furti, amori che si dipanano nonostante la pochezza di cose materiali, incendi, intelligenze misurate ma accorte, rancori tra bottegai, caratteri deboli ed umanissimi contrapposti a caratteri forti ed eroici nonostante la viltà e la povertà del circondario, in un’America che premia i furbi e i senza scrupoli e lascia indietro gli onesti e gli uomini di mezza età. “Una vita fatta di sorrisi ma anche di rinunce e di pensieri sublimi, talvolta maledicendo quel Dio che è crudele e non ci consente di vivere in modo diverso, pur se qualche volta ci abbiamo provato, a costo di fare cose che abbiamo sempre disprezzato”.
La morale di questo romanzo, se vogliano definirla così, cui Malamud tendeva e verso cui convogliava tutto il suo lavoro, è la scelta che avvia ogni suo personaggio a spogliarsi delle proprie illusioni religiose per esaltare le proprie certezze etiche. Perché sono queste in fondo, più che tutto il resto delle sovrastrutture create da noi stessi, a rendere gli uomini orgogliosi di appartenere a questo genere. Magari con l’aiuto dell’amore e del rispetto. Ma sempre a testa alta e senza mai deragliare dal percorso dell’onestà.
E con questo concetto altissimo, prima di lasciarvi andare a curiosare le opere e la biografia di questo autore schivo e con un suo personalissimo stile poetico ed ostinatamente umanista - imprescindibile dal romanzo stesso - vorrei farvi leggere la prima parte della prefazione di Marco Missiroli: “Appena Bernard Malamud seppe di aver vinto il National Book Award si mise in strada e passeggiò a lungo. Camminò per le vie che conosceva e proseguì per alcuni isolati sperduti, quando sentì di essere stanco si addentrò in un parco pubblico. Si sedette su una panchina, era quasi sera, e ci pensò su. Non rifletté sulle conseguenze del premio letterario più importante d’America, gli venne in mente la madre. Era morta giovane lasciandolo solo con il padre, un droghiere gentile di Brooklyn senza lamenti e con la devozione per la famiglia. La madre e il padre, festeggiò così lo scrittore ebreo più importante e discreto degli Stati Uniti. Era il 1959 e lui aveva quarantacinque anni, un’esistenza alle spalle di mezza orfananza che gli aveva portato dozzine di mestieri, dalla fabbrica ai negozi alimentari, fino al concepimento di un romanzo capolavoro: Il commesso”.
E con questo concetto altissimo, prima di lasciarvi andare a curiosare le opere e la biografia di questo autore schivo e con un suo personalissimo stile poetico ed ostinatamente umanista - imprescindibile dal romanzo stesso - vorrei farvi leggere la prima parte della prefazione di Marco Missiroli: “Appena Bernard Malamud seppe di aver vinto il National Book Award si mise in strada e passeggiò a lungo. Camminò per le vie che conosceva e proseguì per alcuni isolati sperduti, quando sentì di essere stanco si addentrò in un parco pubblico. Si sedette su una panchina, era quasi sera, e ci pensò su. Non rifletté sulle conseguenze del premio letterario più importante d’America, gli venne in mente la madre. Era morta giovane lasciandolo solo con il padre, un droghiere gentile di Brooklyn senza lamenti e con la devozione per la famiglia. La madre e il padre, festeggiò così lo scrittore ebreo più importante e discreto degli Stati Uniti. Era il 1959 e lui aveva quarantacinque anni, un’esistenza alle spalle di mezza orfananza che gli aveva portato dozzine di mestieri, dalla fabbrica ai negozi alimentari, fino al concepimento di un romanzo capolavoro: Il commesso”.
buongiorno, molto interessante, a presto michelaencuisine
RispondiEliminaBuona sera Michela, spero ti farai tentare...
EliminaBuon fine settimana, Marina
Buongiorno Marina, avevo sentito parlare di questo romanzo ma non l'ho mai letto. La tua recensione mi dà uno sprone in più. Grazie e a presto!
RispondiEliminaCiao Nadia,
EliminaMi ci sono imbattuta casualmente, complice la copertina. La trama ha fatto il resto.
Buona serata e buon fine settimana, Ciao, Marina
Wow! Non l'avevo mai sentito nominare prima, ma sembra un libro bellissimo! Me lo sono segnato, grazie :D
RispondiEliminaBuonasera Frannie.
EliminaMolto bello e a tratti malinconico. Io mi sono innamorata di Frank Alpine 😉
Buon fine settimana, ciao!, Marina
Non ho ancora letto nulla di Malamud, ma ho già qualcosa di suo in libreria, Il migliore, e prima o poi vorrei proprio leggerlo. Non sono una appassionata di narrativa americana, ma questo autore mi incuriosisce molto.
RispondiEliminaBuonasera Beth, è da scoprire. Dopo aver letto questo gioiello, mi sono appuntata anch'io Il Migliore, perchè voglio leggere un suo secondo romanzo.
EliminaHa una scrittura che incanta, a mio parere.
Ti auguro un buon fine settimana!, ciao, Marina
Ciao Marina! Mi hai incuriosita non poco! Segno titolo e autore, da leggere sicuramente!
RispondiEliminaBacio, Stefi
Ciao Stefania,
RispondiEliminaE anch'io con calma allungo il mio Listone con un suo secondo romanzo 😁
Ciao e buon fine settimana!!
Non conosco l'autore ma la tua recensione mi ha incuriosita. Allungo anch'io la mia lista :)
RispondiEliminaCiao Penna d'oro!
RispondiEliminaFelice x lo spunto 😊
E mi pare che qui qualcuno sta festeggiando questa settimana...
🎉 5 anni di blog 🎉:
complimenti vivissimi!
Hai anche una pagina FB attraverso cui ti posso seguire?
Buona domenica, a presto, Marina
Ciao Mari,
RispondiEliminahai perfettamente ragione! La letteratura con la L maiuscola si percepisce sempre dalle prime pagine. Non lo conoscevo e me lo segno.
Lea
Ciao Lea,
RispondiEliminafortuna che non sei libro-sensitiva, altrimenti impazziresti in biblioteca! 😉
Buona domenica!, ciao, Marina