venerdì 20 aprile 2018

Letture con Marina #35

Buongiorno carissimi, finalmente un nuovo venerdì è arrivato!  Sono già passate due settimane quindi oggi vi lascio a Marina e alla sua rubrica Letture con Marina.



Buona giornata in questo venerdì, preludio di weekend! Non riesco spesso ad approcciarmi ai grandi della letteratura perché, soprattutto se sono scrittori impegnati anche in ambito sociale e/o politico, temo di non avere abbastanza conoscenze per capire fino in fondo la loro “missione”, chiamiamola così. Chissà se anche a voi capita? E in caso, come agite solitamente. E’ anche vero che con l’avvento di Internet, si possono condurre molteplici ricerche che consentono di accostarsi ad un autore con un minimo di conoscenza che permette una più approfondita consapevolezza e presa di coscienza dei temi che si andranno ad affrontare. A tal proposito e grazie al post di Fede Paliotto in fb, ho scoperto il libro “Come leggere uno scrittore”, dello scrittore e critico John Freeman, agile compendio delle sue interviste ai suoi scrittori preferiti, tra cui appunto, Doris Lessing. Insieme ad “Americana” di Luca Briasco, “amici” oramai inseparabili per arrivare a godere dei libri in lettura. Se conoscete qualche altro vademecum, fatemi cortesemente avere titolo ed autore.
Titolo: IL DIARIO DI JANE SOMERS
Autore: Doris Lessing
Casa editrice: Feltrinelli 1986
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 256
Traduttore: Marisa Caramella

Sinossi: Janna, donna bella ed elegante di quarantanove anni, caporedattrice di una rivista a larga diffusione, ha alle spalle un solido successo professionale costruito con efficienza e levigata crudeltà, conquistato a prezzo di rinunce nella vita privata. Ha reagito alla perdita di due persone che amava, il marito e la madre, accentuando il proprio self-control e il piglio manageriale che costituiscono il suo fascino. Con vari uomini ha avuto legami brevi e distratti. Non trascura l'aspetto esteriore, sempre perfetto secondo l'ora e l'occasione. Un giorno, in una farmacia, Janna conosce una piccola e vecchia signora, Maudie Fowler. Comincia un'amicizia incredibilmente stretta, un legame quasi simbiotico. Janna prende a condividere e ad amministrare le manie, le fissazioni, le incallite abitudini di Maudie, i suoi malanni senili, e viene a contatto con un mondo disordinato e per lei dolorosamente affascinante, scoprendo una serie di possibili e insospettate trame esistenziali. Quando Maudie, dopo lunghi mesi di malattia, muore, Janna ha un moto di rivolta. Sa che d'ora in poi vivranno in lei due persone, e forse molte persone, germi inattuati di esistenze mai vissute.


RECENSIONE:
Decidendo di dare una sequenza ordinata e lineare a questo romanzo, possiamo in breve focalizzare i punti salienti della storia: siamo a Londra negli anni Sessanta del secolo scorso e Janna Somers (all’anagrafe Jane), è alle soglie dei cinquant’anni. Una donna realizzata nel lavoro, che è splendido, appagante e richiede un orario prolungato con molteplici decisioni di responsabilità da prendere. Lavora alla direzione della rivista Lilith, che ha contribuito a far crescere insieme a Joyce, che potremmo definire la sua collega ed unica amica, nonché direttrice della rivista. All’attivo anche la morte del marito e poi della madre. Che non ha voluto o meglio, non ha saputo seguire nelle fasi della malattia prima e della morte poi. Un’incapacità da moglie bambina, da secondogenita. Un giorno incontra casualmente la vecchia Sig.ra Maudie Fowler in farmacia e senza nemmeno sapere come, si ritrova dentro il suo maleodorante e sporco appartamento. Pian piano invischiata nella vita di questa vecchina rabbiosa, che però ha un qualcosa che ti prende e non ti lascia più andare. E l’elegante e sempre controllata ed autosufficiente Janna farà quello che non ha saputo fare per la madre ed il marito: la seguirà nella vecchiaia fino alla diagnosi di tumore allo stomaco e alla morte. Toccandola, lavandola, cullandola, tenendole la mano nei momenti peggiori. Urlando e vivendo con lei come non ha mai fatto con nessun’altro prima: non con la madre, non con il marito, non con la sorella Georgie…

Questa vicenda come struttura procede per lunghi capitoli, anzi: tre contenitori enormi, entro cui trovano spazio momenti diversi che uniti a fine romanzo creano un tutt’uno omogeneo ed organico. Nel primo capitolo ad ampio respiro Janna riassume quattro anni della sua vita, rimpiangendo di non aver tenuto da subito un diario. Dialoga con noi lettori facendoci partecipi dei suoi ricordi di vita matrimoniale con il marito Freddie e del suo rapporto con la madre e con la sorella. Come lei stessa ammette, un matrimonio ed una vita familiare in cui non si parla di cose vere, almeno non con lei.

Ma è nel momento in cui inizia a raccontarci dei suoi incontri con la novantenne Maudie Fowler che il libro inizia a volare alto. L’autrice approfitta di questo incontro per evidenziare la differenza di un nuovo mondo, fagocitato dal progresso e dal benessere, dove il lavoro, l’eleganza, il fare soldi e l’essere autosufficienti anche emotivamente fanno da contraltare ad una generazione di vecchi, che hanno vissuto solo cinquant’anni prima una vita completamente diversa, fra povertà, privazioni, sacrifici e credenze che non sono più al passo con i tempi moderni.

La differenza fra chi ha un’età matura ed è ancora nel pieno dell’energia e della vita e chi quel confine l’ha già valicato e deve fare i conti con la povertà ma soprattutto con lo sfacelo fisico ed intellettuale. Uno sfacelo che porta ad un degrado inimmaginabile solo un decennio prima e che le assistenti sociali inviate dal Comune tentano di tenere a bada, senza mai riuscirci del tutto e lasciando quindi in condizioni pietose molti di quei vecchi e di quelle vecchie che rifiutano a priori l’aiuto offerto dal Comune. Infermiere, pasti a rotella, dottori, donne delle pulizie, buone vicine (una sorta di badanti volontarie), etc…: un mondo ed un’industria che conosciamo oramai bene anche qui in Italia.

“Perché non sono tutti in un ricovero? Bisogna toglierli di mezzo, metterli dove la gente giovane e sana non li possa vedere, perché non sia costretta a pensare a loro… A che serve che siano ancora vivi?” E di contro: “come valutiamo noi stessi? In base a quali criteri? Dobbiamo valutare le persone dai loro pensieri? E come saranno i miei pensieri tra quindici, vent’anni – quando anch’io sarò vecchia?”

E lungo i successivi due capitoli partecipiamo ai racconti spezzati di Maudie, che svela a Janna la sua vita, ricchissima di esperienze, povera economicamente – ed un po’ triste negli affetti, sin dalla morte della madre in tenera età e dello sfruttamento cui era costretta a causa dell’ingenuità dei tempi. Ma raccontata con un’allegria sfrontata che a volte fa pensare a dei falsi d’autore, ad un passato illuminato dalla dolcezza dei ricordi. Ci viene anche raccontata la vita di un Aiuto Domestico del Comune, con la sua giornata tipo e la sua famiglia. La sua tabella di marcia con questi vecchi e l’incapacità di lasciarli soli solo per rispettare i pochi momenti previsti dall’assistenza sociale.

La bravura di Doris Lessing sta nell’isolare il ricordo della storia, pur mantenendolo nel contesto del racconto e del periodo storico stesso. E’ altresì attenta a non romanticizzare i ricordi della vecchia Maudie, o la vita stessa di Janna, grande appassionata sessuale durante il matrimonio, che scopre piano piano una vita diversa da come l’aveva immaginata e programmata, vedendo ciò che fino a poco tempo prima non aveva voluto vedere.

Avrei apprezzato questo intenso romanzo se solo l’avessi letto dieci anni fa? Forse sì, ma probabilmente non come mi è penetrato dentro ora, con tutti gli argomenti vicini o lontani rispetto al mio vissuto, Particolarmente con questo romanzo mi sono resa conto che “leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”.

Molto interessante è l’intervista che Doris Lessing ha rilasciato a John Freeman nel gennaio del 2006, un anno prima di ricevere il Nobel. Una donna dalla vita turbolenta e lontana dalla mia concezione della parola “famiglia”. Un’autrice che negli anni cinquanta già pubblicava una narrativa di denuncia, quale è tutto questo suo magnifico romanzo. Anche, ma non solo, per farci raccontare una Londra completamente diversa. “Chi scriverà un libro onesto? Guardare qualcosa dritto negli occhi richiede un mucchio di tempo. Chi lo farà?” Ebbene, io credo che Doris May Taylor abbia fatto questo, costantemente, per tutta la sua vita.

A presto,
                             

8 commenti:

  1. Chi non vive davvero, prima o poi si trova ad affrontare quelle tappe saltate, quei nodi irrisolti, nei tempi e nei modi più inaspettati.

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  2. Buongiorno!
    Mi dici cortesemente come ti chiami?
    Ti trovo solo in Google?

    Sì, osservazione corretta.
    Il problema è che molte volte questa "consapevolezza", se arriva, lo fa in età matura...
    Ma leggerne dovrebbe aiutare, anche se l'esperienza diretta è sempre la maestra migliore.
    Tagliente come la lama di una spada la denuncia di questa situazione da patre dell'autrice. Una condizione che non mi aspettavo in quel di Londra...

    Ho visto che hai letto Generazione Hikikomori... ma è una sorta di saggio? Come l'hai trovato?

    Grazie per avermi lasciato il tuo commento. Un saluto e un augurio di buon weekend, ciao, Marina

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    1. Ciao, il mio blog è https://libri-ritrovati.blogspot.it/.

      La recensione di Generazione Hikikomori non è mia, ma di un blogger che seguo da qualche tempo, Andrea Torti https://opportunityseekers20.blogspot.it/2018/04/hikikomori-chi-sono.html.

      Sì, è un breve saggio (circa 100 pagine) che indaga il fenomeno hikikomori in Giappone e tenta di tracciare un parallelismo con i NEET italiani.

      Non l'ho letto, solo inserito in WL :)

      Buon w.e. a te!

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    2. Grazie!, mi aveva molto incuriosita, visto chr qui in casa siamo diventati manga-dipendenti. Vedo di procurarmelo e nel frattempo finisce anche nella mia WL.
      Ciao! 😊

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  3. Ciao Marina! Capisco la tua titubanza con i grandi scrittori, capita anche a me, ma se un autore mi ispira particolarmente getto alle ortiche la prudenza e il timore reverenziale e leggo... mal che vada, capirò poco o niente, ehehe! La Lessing fa parte di quelle autrici a cui vorrei approcciarmi, ma di cui non ho ancora letto nulla. Prima o poi verrà il suo turno! Buon weekend!

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    1. Ciao Nadia!
      Effettivamente 😊 chi non risica non rosica!!
      E come di consueto, leggo un'autrice e vorrei leggere tutta la sua produzione 😉
      Ciao e buon fine settimana, Marina

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  4. Lessi anni fa questo libro e lo adorai. Anch'io a volte sono titubante ad affrontare scrittori così importanti, ma si scoprono delle vere chicche e questo libro ne è la prova. Complimenti per la recensione.

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    1. Ciao Laura,
      magnifico l'Albero della Vita della tua immagine...
      Per quanto mi riguarda, più determinazione nell'affrontare letture di "autoroni".
      Sono contenta ti sia piaciuta la recensione e grazie per avermi lasciato il tuo commento.
      Buon fine settimana, Marina

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