Sinossi: Torino, 1987. Vincenzo, per gli amici Vince, aspirante paninaro e
aspirante diciassettenne, è innamorato di Caterina, detta Cate, la sua
compagna di banco di terza liceo, che invece si innamora di tutti tranne
che di lui. Senza rendersene conto, lei lo fa soffrire chiedendogli di
continuo consigli amorosi sotto gli occhi perplessi di Spagna, la dark
della scuola, capelli neri e lingua pungente. In classe Vince, Cate e
Spagna vengono chiamati "Tre cuori in affitto", come il terzetto
inseparabile della loro sit-com preferita. L'equilibrio di questo
allegro trio viene stravolto, in pieno anno scolastico, dall'arrivo di
Romeo Fioravanti, bello, viziato e un po' arrogante, che è stato già
bocciato un anno e rischia di perderne un altro. Romeo sta per compiere
diciotto anni, incarna il cliché degli anni Ottanta e crede di sapere
tutto solo perché è di buona famiglia. Ma Vince e Cate, senza volerlo,
metteranno in discussione le sue certezze. A vigilare su di loro ci sarà
sempre Betty Bottone, l'appassionata insegnante di italiano, che li
sgrida in francese e fa esercizi di danza moderna mentre spiega Dante.
Anche lei cadrà nella trappola dell'adolescenza e inizierà un viaggio
per il quale nessuno ti prepara mai abbastanza: quello dell'amore
imprevisto, che fa battere il cuore anche quando "non dovrebbe". In un
liceo statale dove si incontrano i ricchi della collina e i meno
privilegiati della periferia torinese, Vince, Cate, Romeo e Spagna
partiranno per un viaggio alla scoperta di se stessi senza avere a
disposizione un computer o uno smartphone che gli indichi la via,
chiedendo, andando a sbattere, scrivendosi bigliettini e pregando un
telefono fisso perché suoni quando sono a casa. E, soprattutto, capendo
quanto sia importante non avere paura delle proprie debolezze.
Bianchini ci riporta indietro nel tempo, ad un 1987 volato via insieme ai paninari, ai telefilm anni '80, agli Europe, ai Duran Duran, alle gite scolastiche in treno, ai walkman e alle musicassette con i nastri che si incastravano nei meccanismi e con le matite o le bic utilizzate per riportare tutto alla normalità.
Bianchini ci riporta indietro nel tempo, ad un 1987 volato via insieme ai paninari, ai telefilm anni '80, agli Europe, ai Duran Duran, alle gite scolastiche in treno, ai walkman e alle musicassette con i nastri che si incastravano nei meccanismi e con le matite o le bic utilizzate per riportare tutto alla normalità.
Eh sì, Bianchini ha scritto un romanzo forse più adatto a quelli della mia età - quarantenni e più - che leggendo questa storia possono rituffarsi nei ricordi della propria adolescenza con un po' di malinconia.
Frequentano la stessa classe del liceo Majorana di Moncalieri.
Cate e Vince sono migliori amici. Lei di Trofarello, lui di Nichelino. Vivono in simbiosi, tanto da sembrare fidanzati. Vince è innamorato di Cate da sempre e lei sembra approfittare un po' della situazione. Lui deve assistere impotente a tutte le sue storie d'amore, struggendosi per lei senza poter far capire alla ragazza quali siano i suoi veri sentimenti. Lei "usa" lui come porto sicuro, quello da chiamare nelle difficoltà, quello che - lo sa - per lei ci sarà sempre.
Poi c'è Spagna, una dark con la cresta - e chi in quegli anni non ha avuto una dark a scuola? - con la mamma parrucchiera eun fidanzato cannaiolo che però pare amarla anche se lei, spesso, ricade nello struggimento per quel ragazzo avuto a Rimini in quell'estate speciale.
E infina c'è Romeo, l'ultimo arrivato, ripetente, figlio di genitori ricchi e convinto che nella vita tutto possa essere comprato o ottenuto anche solo facendo il nome di suo padre.
I quattro diventeranno inseparabili e le loro vicende si intrecceranno e ci faranno riflettere, divertire, sognare, tanto da avere l'impressione di essere anche noi in quella stessa aula, magari seduti all'ultimo banco, ad osservare le loro mosse.
Ma in questo libro non ci sono solo i ragazzi, ci sono anche gli adulti, e che adulti! Insegnanti e genitori che non hanno un ruolo marginale ma che, anzi, rivestono un ruolo importante per lo svolgimento della storia.
Niente quindi è lasciato al caso, ognuno ha il suo ruolo ben stabilito e Bianchini muove tutti grazie a fili invisibili che, questo si vede in tutti i suoi romanzi, lui sa bene come muovere per creare una storia azzeccata.
La narrazione è divertente, ricca di quella freschezza che lui sa utilizzare nei suoi lavori più riusciti, quella che prende il lettore non permettendogli di pensare ad altro fino a che tutte le pagine non siano scorse sotto i suoi occhi. Un libro che ha saputo conquistarmi e si è fatto leggere in due giorni.
Sono andata a Vienna con quella classe sconclusionata, ho partecipato alle feste più importanti, ho assistito a interrogazioni, nascita di amori - anche i meno oppurtuni, anche i più strani -, di amicizie, ho trascorso ore in pullman nella periferia piemontese ed ho sorriso pensando alle mie gite, ai miei anni di liceo, ai miei viaggi lunghissimi per attraversale la città, a quel panino con la cotoletta un po' freddo, comprato al bar della scuola, mangiato durante l'intervallo e che a noi sembrava il cibo migliore del mondo. Ho pensato a quanto la nostra generazione abbia vissuto delle stesse sensazioni, degli stessi ideali, degli stessi modi di fare.
Insomma, Bianchini oltre a regalarmi una piacevolissima lettura mi ha anche riportato a quegli anni, così lontani ma anche così impressi nella mia mente! Un libro da leggere con la giusta dose di malinconia!!!
E infina c'è Romeo, l'ultimo arrivato, ripetente, figlio di genitori ricchi e convinto che nella vita tutto possa essere comprato o ottenuto anche solo facendo il nome di suo padre.
I quattro diventeranno inseparabili e le loro vicende si intrecceranno e ci faranno riflettere, divertire, sognare, tanto da avere l'impressione di essere anche noi in quella stessa aula, magari seduti all'ultimo banco, ad osservare le loro mosse.
Ma in questo libro non ci sono solo i ragazzi, ci sono anche gli adulti, e che adulti! Insegnanti e genitori che non hanno un ruolo marginale ma che, anzi, rivestono un ruolo importante per lo svolgimento della storia.
Niente quindi è lasciato al caso, ognuno ha il suo ruolo ben stabilito e Bianchini muove tutti grazie a fili invisibili che, questo si vede in tutti i suoi romanzi, lui sa bene come muovere per creare una storia azzeccata.
La narrazione è divertente, ricca di quella freschezza che lui sa utilizzare nei suoi lavori più riusciti, quella che prende il lettore non permettendogli di pensare ad altro fino a che tutte le pagine non siano scorse sotto i suoi occhi. Un libro che ha saputo conquistarmi e si è fatto leggere in due giorni.
Sono andata a Vienna con quella classe sconclusionata, ho partecipato alle feste più importanti, ho assistito a interrogazioni, nascita di amori - anche i meno oppurtuni, anche i più strani -, di amicizie, ho trascorso ore in pullman nella periferia piemontese ed ho sorriso pensando alle mie gite, ai miei anni di liceo, ai miei viaggi lunghissimi per attraversale la città, a quel panino con la cotoletta un po' freddo, comprato al bar della scuola, mangiato durante l'intervallo e che a noi sembrava il cibo migliore del mondo. Ho pensato a quanto la nostra generazione abbia vissuto delle stesse sensazioni, degli stessi ideali, degli stessi modi di fare.
Insomma, Bianchini oltre a regalarmi una piacevolissima lettura mi ha anche riportato a quegli anni, così lontani ma anche così impressi nella mia mente! Un libro da leggere con la giusta dose di malinconia!!!
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