Ma scalciamo la malinconia e torniamo al blog con la rubrica #aspettandoilbancarella che vi sta portando alla scoperta dei sei libri finalisti del Premio Bancarella. Il giorno della proclamazione si avvicina ed oggi vi parlo del quarto libro - rigorosamente in ordine alfabetico - della sestina. Si tratta di Prima che te lo dicano altri di Marino Magliani edito da Chiarelettere, pag. 330.
Vi ricordo che per leggere tutte le recensioni dei libri finalisti vi basterà scegliere l'etichetta #aspettandoilbancarella sotto questo post e potrete visualizzare tutti gli altri post dedicati al premio!
Sinossi: Prima di essere un cacciatore e bracconiere, e agricoltore solitario con
la passione dell’innesto, Leo Vialetti è stato un bambino della Val
Prino nell’Italia del boom che qui non è mai arrivato, una Liguria di
frontiera che vede il mare per sbaglio e in cui crescere senza padre
significa diventare grandi troppo presto.
In un’estate decisiva come tutte quelle che fanno da preludio all’adolescenza, l’unico adulto che sembra volersi prendere cura di lui è uno straniero, un argentino, Raul Porti, che gli dà ripetizioni scolastiche e gli insegna ad amare e rendere fertile la terra, prima di sparire improvvisamente.
Quando Leo deciderà di comprare all’asta la vecchia villa di Raul Porti, ciò che scoprirà lo costringerà a perdere un mezzo amore appena sbocciato e partire alla cieca per l’Argentina, per capire dove e come sia finito l’uomo più importante della sua vita, proprio nei giorni più terribili del Novecento sudamericano, quelli dei desaparecidos.
Grazie a una lingua lirica, affilata e precisa, Magliani costruisce una storia durissima di formazione, che non fa sconti alla nostra storia recente e che ci racconta di un affetto che travalica sentenze e confini spaziotemporali per restituirci l’avventura epica per eccellenza, la ricerca delle proprie radici.
Quando conosciamo Leo Vialetti è il 1974 e lui è solo un bambino senza padre, in sovrappeso e che è stato rimandato in seconda elementare perché non sa parlare l'italiano ma si esprime praticamente solo in dialetto.
In un’estate decisiva come tutte quelle che fanno da preludio all’adolescenza, l’unico adulto che sembra volersi prendere cura di lui è uno straniero, un argentino, Raul Porti, che gli dà ripetizioni scolastiche e gli insegna ad amare e rendere fertile la terra, prima di sparire improvvisamente.
Quando Leo deciderà di comprare all’asta la vecchia villa di Raul Porti, ciò che scoprirà lo costringerà a perdere un mezzo amore appena sbocciato e partire alla cieca per l’Argentina, per capire dove e come sia finito l’uomo più importante della sua vita, proprio nei giorni più terribili del Novecento sudamericano, quelli dei desaparecidos.
Grazie a una lingua lirica, affilata e precisa, Magliani costruisce una storia durissima di formazione, che non fa sconti alla nostra storia recente e che ci racconta di un affetto che travalica sentenze e confini spaziotemporali per restituirci l’avventura epica per eccellenza, la ricerca delle proprie radici.
Il dialetto è quello ligure, di Sorba precisamente, un paese dell'entroterra della Val Prino.
Leo ormai si è abituato alle dicerie di paese, quel suo essere senza padre lo ha fatto crescere in fretta; ora è il suo essere in sovrappeso a pesargli di più, perché il paese non perdona con il suo sottolineare sempre il difetto.
"Alla fine, a sentirsi dire senza padre ci ha fatto il callo, e se non sono gli scemi in bici ci pensano i vecchi a far venire il discorso."Per cercare di non fargli perdere l'anno la madre lo manda a ripetizione da Raul Porti, argentino, che ha ereditato una casa nella valle, è colto Raul e toccherà a lui insegnare a Leo l'italiano ma anche la vita, quella vera, quella che solo un padre può insegnare ad un bambino.
È il 2024 quando ritroviamo Leo adulto, una vita ad arrabattarsi con una moltitudine di lavoretti: agricoltore, cacciatore, allevatore di conigli. Non ha una famiglia e gli amici sono quelli del paese. Non ha ancora veramente ritrovato se stesso ma sopratutto ha una grande mancanza nella vita: Raul Porti. L'uomo cui lui si era affezionato era tornato in Argentina dopo quell'estate di ripetizioni e non aveva più fatto ritorno a Sorba. La villa dell'uomo sta cadendo a pezzi e Leo sta cercando di comprarla all'asta come se la casa potesse essere il legame tra lui e quell'uomo, la speranza di rivederlo, un giorno.
Grazie a salti temporali che alternano capitoli che raccontano il 1974 a capitoli che raccontano il 2024, il lettore conoscerà tutto di Leo, vedrà crescere il suo legame con Raul, l'unico vero legame che forse avrà nella vita - a parte quello con sua madre - e conoscerà i sentimenti verso quell'uomo grazie alla volontà di ottenere la sua casa. Un romanzo di formazione che Magliani ci regala portandoci con se nei luoghi narrati e facendoci fare prima un viaggio spirituale nell'animo di Leo e poi un viaggio fisico attraverso l'Argentina, alla ricerca di un uomo che sembra desaparecido, proprio come molti dei suoi connazionali in quell'epoca.
Un libro che quindi racconta molto di più della storia di un singolo ma che pone luce su una delle fasi più terribili del Novecento sudamericano.
La scrittura di Magliani non è semplice, è ricercata e descrittiva, ma la storia che ha creato è originale e si legge con interesse. Impossibile però leggere questo romanzo nei ritagli di tempo; bisogna dedicarvisi con attenzione e calma. In alcune parti ho faticato, non posso dire di no, soprattutto quando i personaggi si perdono in termini dialettali, oppure nelle lunghe battute di caccia. Il romanzo è molto introspettivo e non è facile per chi non è avvezzo al genere ma, nonostante questo, mi rendo conto che, a lettura finita, mi ha lasciato molto più di quello che credevo leggendo, e questo non può che essere un pregio.
I personaggi, così come l'ambientazione sono ben delineati; è impossibile non vedere quel bambino ormai uomo, le sue azioni, le sue battute di caccia e al contempo è impossibile non sentirsi in quei boschi, in viaggio nella pampa, lungo una terra che poco mostra e molto nasconde.
Da questo romanzo emerge la conoscenza che l'autore ha di quei luoghi e la solida struttura storica che silenziosamente fa da collante tra le varie parti del romanzo.
Una frase ci accompagna per tutta la lettura: quel "prima che te lo dicano altri" del titolo è una frase che la madre di Leo gli dice e che racchiude un segreto che il bambino scoprirà quando, forse, sarà troppo tardi.
Un libro adatto a chi cerca storie realistiche - nonostante l'invenzione - e per chi, mentre legge, ama riflettere sui grandi temi della vita.
Che ne pensate? Vi ispira? Lo leggerete?
Seguitemi per sapere se sarà lui il vincitore del Premio Bancarella 2019!
Recensione bellissima Dany, hai espresso anche il mio pensiero. Hai ragione, il libro di Magliani non è da leggersi nei ritagli di tempo, ma fa pensare e alla fine arricchisce. Come sta capitando con quest'esperienza del Bancarella!
RispondiEliminaGrazie Nadia, sei sempre troppo gentile con me...
EliminaPer quanto riguarda il libro hai ragione! Non ho problemi a dire che probabilmente non avrei mai letto questo libro se non fosse stato per il Premio... Quel falcetto in copertina mi spaventava non poco! Bellissimo uscire dalla propria comfort zone e trovare belle letture! :)