venerdì 7 febbraio 2020

Letture con Marina #79 - Recensione de Il figlio del cimitero di Neil Gaiman

Buongiorno lettori, è venerdì e come un orologio svizzero torna Marina con una nuova recensione.

Difficile imbattersi in uno dei romanzi di Neil Gaiman e non fermarsi a leggerlo. E così ti si scombinano tutti i programmi di lettura che TU, o lettore, avevi così ben predisposto. Anche perché da collegamento nasce collegamento, da liana ti libri nell’aria passando su un’altra liana e…


Titolo: Il figlio del cimitero
Autore:  Neil Gaiman
Casa editrice: Mondadori, 2010
Traduzione: Giuseppe Iacobaci
Illustrazioni: McKean e Riddle
Pagine: 342
Sinossi: Ogni mattino Bod fa colazione con le buone cose che prepara la signora Owens. Poi va a scuola e ascolta le lezioni del maestro Silas. E il pomeriggio passa il tempo con Liza, sua compagna di giochi. Bod sarebbe un bambino normale. Se non fosse che Liza è una strega sepolta in un terreno sconsacrato. Silas è un fantasma. E la signora Owens è morta duecento anni fa. Bod era ancora in fasce quando è scampato all'omicidio della sua famiglia gattonando fino al cimitero sulla collina, dove i morti l'hanno accolto e adottato per proteggerlo dai suoi assassini. Da allora è Nobody, il bambino che vive tra le tombe, e grazie a un dono della Morte sa comunicare con i defunti. Dietro le porte del cimitero nessuno può fargli del male. Ma Bod è un vivo, e forte è il richiamo del mondo oltre il cancello. Un mondo in cui conoscerà l'amicizia dei suoi simili, ma anche l'impazienza di un coltello che lo aspetta da undici lunghissimi anni...



RECENSIONE:


Eh mio caro Rudyard, l’avresti mai detto che dal tuo “Il libro nella giungla” sarebbe nato questo romanzo a cavallo tra favola classica e moderno fantasy?

Prendo a prestito da Wikipedia e dai Ringraziamenti dello stesso Gaiman a fondo libro, perché curioso e perché una volta di più, come molti autori affermano e consigliano: “scrivi di ciò che conosci meglio!”:
“Gaiman ebbe l'idea della storia nel 1985, dopo aver visto il suo allora figlio di due anni Mike andare in triciclo per un cimitero. Infatti la loro famiglia abitava proprio di fronte ad un cimitero, nella cittadina inglese di East Grinstead, nel West Sussex. Ricordando come sembrasse suo figlio in quel posto, Gaiman pensò che potesse scrivere qualcosa molto simile al Libro della Giungla ed ambientarlo in un cimitero”.
La famiglia Dorian vive a Londra, casualmente o forse no, vicino ad un cimitero. Nell’innocenza di una notte che non sarà uguale alle altre e che si macchierà di profondo rosso, il capofamiglia non ancora quarantenne, insieme alla moglie e alla figlioletta di sette anni viene accoltellato e muore. Non rimane più nessuno della famiglia. Nemmeno il bimbo di poco più di un anno che si allontana come un paperotto dalla casa insanguinata, sfuggendo di sotto al naso al killer, mentre trotta inconsapevole alla volta del cimitero stesso. Bimbo che verrà dimenticato da tutti. Tranne che dagli abitanti del cimitero, che lo salvano – e dall’assassino stesso, che trascorrerà i successivi 14 anni cercando di rintracciare quel bimbo che non gli ha permesso di finire il suo lavoro e che lo ha fatto scendere nella gerarchia dei Fanti, o della Confraternita dei Jack del Mazzo.

Suddiviso in otto emozionanti capitoli, ciascuno dei quali è una vera e propria breve storia che ci fa scalare la vita del bambino di due anni in due anni, ripercorriamo proprio la crescita di Nobody Owens, fino al raggiungimento del quindicesimo anno di età, quando il cimitero non potrà più ospitarlo in quanto sarà diventato un adulto e il ragazzo, oramai consapevole della propria storia e di tutti gli insegnamenti che i vari abitanti del cimitero gli hanno donato, dovrà spalancare occhi e cuore ed andare incontro al suo destino. Non prima però di essere stato faccia a faccia con l’assassino della sua famiglia, che spiegherà anche a noi lettori il perché di quel massacro nella notte di tanti anni prima.

Per chi ha già letto i romanzi di Gaiman, sa già che resterà intrappolato tra le spire della sua fantasia e della sua bravura come scrittore. E non a caso, cosa di cui i fan di Gaiman sono particolarmente felici, questo romanzo si è aggiudicato tra gli altri, anche il Premio Hugo e il Premio Newbery Medal del 2009 (Letteratura per l’Infanzia). E questo ha un po’ il sapore dei cambiamenti, visto che molti non si sarebbero aspettati come vincitore del Newbery un romanzo che parla di violenza in genere e di assassini, mostri e cimiteri in particolare. Sarà anche, ma a noi piace pensare che i premi possano adeguarsi alle scelte letterarie di chi i libri li legge e dare credito quindi alla bravura, quando la violenza non è splatter e gratuitamente truculenta. Tanto più che a lettura ultimata di questo gran bel romanzo, non so ancora decidermi nel definire questo libro: guardie d’onore né viventi né morte, esseri alati misteriosi, ghaul, fantasmi ed affini, oltre alle confraternite… boccato dal sapore di romanzo gotico… Oppure notte e nebbie, bambino che ha la sua rivincita insieme a tutta una fantasmagoria di personaggi in una Londra crepuscolare: questo mi solletica l’idea di associarlo a Dickens. A propendere per una terza ipotesi ancora più diversa e soprattutto molto divertente è “ascoltare” le conversazioni di Nobody con alcuni degli ospiti del cimitero, morti magari da secoli, che utilizzano quindi ciascuno un eloquio particolare (penso al poeta) e diverso da ogni altro vicino di tomba.

Due cose, prima di chiudere.

Per la serie “a ciascuno il suo”, non posso esimermi dal nominare, fra i tanti, il mio personaggio preferito. Oh sì, avrebbe potuto essere la Sig.ra Owens, che per prima decide di salvare il piccolo infante che varca i cancelli del cimitero. Oppure Scarlett, l’amica viva che incontra per la prima volta intorno ai quattro, cinque anni. Oppure uno degli insegnanti. O la piccola strega, sepolta ai confini del cimitero, nell’angolo con il terreno non consacrato. Ma come per moltissimi lettori, Silas il tutore, l’unico che può uscire dal cimitero e che fa parte della guardia d’onore, è il mio personaggio preferito. Forse perché ha in sé l’aurea di eroe dannato, forse perché il suo passato è più nero del suo vellutato ed ombroso aspetto. Forse perché a tratti è costretto a lasciare il cimitero per oscure e quanto mai avventurose missioni. Fate voi. Ma il suo fascino è… micidiale!

L’ultima cosa è un piccolo storcere di naso per la storia che c’è dietro la Confraternita dei Jack: l’autore non poteva costruire anche qui una storia paritetica a quella di Nobody, perché avrebbe appesantito e di molto il romanzo, tenendo sempre in mente che parliamo di un romanzo per ragazzi. Ma una storia un po’ meno debole l’avrei apprezzata molto, pur senza dilungamenti non necessari.

Non mi resta che parafrasare Tori Amos, per chi se la ricorda, e sussurrarvi un… “verrò al cimitero per cantarvi di dormire, ora.”

A presto,





3 commenti:

  1. Adoro Gaiman e la sua capacità di creare mondi meravigliosi e assolutamente credibili nel suo essere fantastici. Ho letto Il figlio del cimitero in inglese qualche anno fa e ho ancora il ricordo delle sue affascinanti atmosfere! Ps: Tori Amos è una gran cantante e una gran persona ��

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  2. Voglio leggere Gaiman da sempre ma ancora non l'ho fatto! Dovrei decidermi...

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  3. Ciao Nadia,
    d'accordo con te su tutta la linea!
    È uno di quegli autori che quando inizi a leggere ti incatena a sè.
    Quindi occhio Daniela, perchè una volta che inizi a leggerlo... 😉

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