giovedì 9 aprile 2020

Recensione #349 - Malanotte Lettera aperta a una cara catostrofe di Michele Del Vecchio

Buongiorno lettori, buon giovedì. Come va la vostra vita? Io sono trascinata dagli eventi... compiti da scaricare, compiti da ricaricare, tecnologia che fa acqua da tutte le parti, settimane che volano nonostante la "reclusione". Insomma, non si ha il tempo di annoiarsi. Nel frattempo ho letto e concluso il secondo libro per la challenge #lefatichelibrosediercole. Se non sapete di cosa si tratta i rimando al post in cui vi raccontavo di questa challenge - qui- . Per aprile ho deciso di leggere il libro "acquistato con slancio e poi lasciato per troppo in libreria" ho letto Malanotte Lettera aperta a una cara catostrofe di Michele Del Vecchio edito da Bookabook, pag. 336.

Trama: Cronometro alla mano per lavarsi i denti, i lacci delle Converse a fare pendant con gli stati d'animo e le corde del bucato su cui sventolano i capolavori di Beethoven. Milo Jenkins, 16 anni, è un virtuoso del pianoforte, ha mille nevrosi e il fantasma di un pesce farfalla per migliore amico. I lunghi silenzi e un candore senza età hanno reso sicura la diagnosi: è autistico. Un ragazzo speciale, lo definirebbe qualcuno. Se vivi nella cupa Eureka, però, non ci sono parole gentili per un orfano di madre con gli occhiali a fondo di bottiglia e gli incisivi a zappa. La svolta sperata ha le occhiaie viola di Iris, bella come un film di Tim Burton. Sulla tela della loro adolescenza, uno schizzo rosso sangue. Sotto una coltre di foglie secche, cadaveri innocenti. Corre, Milo. Ma verso Iris o lontano da lei? Truce e dolce, "Malanotte. Lettera aperta a una cara catastrofe" è una fiaba splatter dove i baci hanno un retrogusto segreto e tra sogno e delirio, amore e morte non c'è grado di separazione.

Michele Del Vecchio, blogger, scrisse questa storia quando aveva diciassette anni ma è nel 2019 che il suo romanzo è riuscito a vedere la luce grazie alla pubblicazione con Bookabook, attraverso una campagna di crowfunding in cui sono i lettori attraverso un preordine a scegliere i libri da pubblicare.
Conosco Michele da quando le nostre strade si sono incontrate qui, nella blogosfera, entrambi appassionati di storie maledette, dove il "e vissero per sempre felici e contenti" non è contemplato. Chi conosce il suo blog "Diario di una dipendenza", conosce sicuramente anche il grande dono che ha Michele con le parole. Da sempre l'ho incitato a scrivere, a provarci, promettendogli che se avesse scritto qualcosa lo avrei letto ad occhi chiusi e così è stato. Mi scuso solo per l'attesa perchè si sa, a volte la vita porta a cambiare i programmi.
Permettetemi quindi in questa premessa di essere l'amica - poi nella recensione tornerò ad essere la blogger - e di dirgli che sono orgogliosa di lui e che deve continuare a scrivere!

"Eravamo isole, due estranei sotto lo stesso tetto, sconosciuti che condividevano parte del patrimonio genetico, bambini che avevano perso la magia delle loro giornate. Saremmo cresciuti insieme. Soli, in una sofferenza d'acciaio."

Ed ora veniamo al mio pensiero dove smetterò di essere l'amica e sarò la lettrice sincera che, sono sicura, Michele vuole che io sia.
Milo è un ragazzo complicato. La sua vita è apparentemente sotto controllo: sringhe delle scarpe abbinate all'umore, allacciate con un fiocco perfetto; il piede destro a toccare per primo il suolo, nell'atto di scendere dal letto; denti spazzolati per due minuti e mezzo esatti, con un rituale di risciacquo e colluttorio finale che farebbe gioire ogni dentista che si rispetti; giornate scandite da gesti prestabiliti. In realtà la sua vita è un grande, incredibile caos. Nella sua mente si accavallano situazioni, amici immaginari, sentimenti che lui stesso non riesce a governare e che, di conseguenza, non vengono capiti dagli altri.
Vive a Eureka - una cittadina Americana - con il padre da quando ha perso la madre ancora bambino. Un rapporto difficile da costruire, quello con un uomo che sembra incapace di comprenderlo e incapace di essere il padre di cui lui avrebbe bisogno.
Di sua madre porta avanti la passione per il pianoforte, con cui riesce ad esprimere il suo vero io.
È autistico Milo, apparentemente un ragazzo come tutti gli altri. Ma lui è tutto e il contrario di tutto, fino a quando, a sedici anni, alla soglia dei diciassette, tutto cambia e la sua vita prende una piega diversa. Un incontro - quello con Iris - lo porta a rivedere tutto da un altro punto di vista e lo aiuta ad acquistare consapevolezza di sè stesso. E si scopre diverso... molto diverso... tanto che la storia cambia con lui e acquista un tono misterioso, al limite tra la fantasia e la realtà, come se si camminasse per tutte le trecento e passa pagine sul filo sottile della mente autistica di Milo. Ho immaginato questo mentre venivo catapultata in una storia intricata, fantastica a tratti volutamente - credo - caotica.
Difficile non affezionarsi subito a Milo, difficile non percepire sulla propria pelle il disagio che vive ogni giorno tanto è matura, corposa e comunicativa la scrittura di Michele. Le parole che usa non sono mai messe a caso e questo è sicuramente il fiore all'occhiello di questo romanzo.
I personaggi sono descritti in maniera perfetta, capaci di farci immaginare ogni loro caratteristica sia fisica che caratteriale.
L'atmosfera è resa perfettamente dalla scelta di ambientare questa storia a Eureka, una cittadina americana misteriosa, che ha un ruolo fondamentale nello svolgimento della trama.
Quello in cui ho un po' faticato è stata la parte splatter/fantastica - come sapete non è il mio genere - in cui ho appunto immaginato di essere nella caotica mente di un ragazzo autistico per provare a dare una spiegazione a quello che insieme a lui stavo vivendo; questo mi ha aiutato a dare una chiave al tutto, senza che la fatica mi rovinasse la lettura. Mi sono chiesta più volta dove Michele sarebbe andato a parare e se lo svolgimento di una trama così particolare avrebbe retto fino alla fine e sarebbe poi risultata convincente. Devo dire che la risposta è un grosso sì perchè man mano che il lettore arriva alla fine i misteri si svelano, quello che sembrava ai limiti dell'assurdo trova una sua collocazione e, grazie ad un grande colpo di scena finale, riesce a dare una spiegazione dove apparentemente una spiegazione plausibile non c'era. 
Tanti i temi su cui questa storia si fonda: la difficoltà adolescenziale di trovare un proprio posto nel mondo, la difficoltà di superare una perdita, l'incapacità di essere compresi.
Se Michele a diciassette anni è riuscito a scrivere questa storia, mi immagino cosa potrebbe scrivere adesso con la maturità di chi ha percorso una parte di vita passando da ragazzo a uomo. Attendo quindi con impazienza perche so che il mio caro Mik non mi deluderà!
E voi, avete letto questa storia? Vi è piaciuta?




VOTO:


6 commenti:

  1. Bellissimo e onesto pensiero. Brava amica e brava blogger. Come sai l'ho letto e attendo un'altra storia.

    RispondiElimina
  2. Grazie mille per la recensione esaustiva e per il tuo tempo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te per avermi regalato Milo che, come sai, ho amato fin dal primo istante!

      Elimina
  3. Ciao Daniela,
    beh, direi che già dal titolo intrigante si percepisce una storia particolare.
    Dopo la tua recensione poi la curiosità di leggerlo sale, sale, sale...
    Poi passo anche da Baba a leggere 😉
    Io nonostante tutto sono sempre molto timorosa dei primi romanzi e soprattutto poi se l'autore non mi è perfettamente sconosciuto.
    Sono proprio contenta che ti sia piaciuto e ora che me l'hai riportato all'att.ne, tempi correnti permettendo, lo leggerò.
    Grazie e Buon Venerdì Santo!! 🤗

    RispondiElimina