Buongiorno lettori! È di nuovo venerdì, quindi vi lascio con un nuovo appuntamento della rubrica di Marina. Buona lettura!
Benvenuti nel mese di Maggio, con le prime passeggiate e qualche attività in più. E se non potremo fare come Feo, la protagonista del romanzo, che corre libera per i boschi della Russia, con la fantasia potremo comunque seguire lei ed i suoi lupi in mezzo alla neve, pur se siamo in un mese in cui il sole ed il caldo sono i protagonisti delle giornate.
Autore: Katherine Rundell
Casa editrice: Bur Rizzoli, 2018
Traduzione: Natalia Stabilini
Pagine: 277
Trama: I soffialupi sono quasi impossibili da scoprire. Visti da fuori sembrano
più o meno persone normali. Certo, ci sono degli indizi: è assai facile
che manchi loro un pezzo di dito, il lobo di un orecchio, una o due
dita dei piedi. Perché un soffialupi è il contrario di un domatore:
accoglie un lupo cresciuto in cattività e gli insegna a vivere di nuovo
tra i boschi, a ululare, ad ascoltare il richiamo della foresta. Feo è
una di loro, proprio come la sua mamma, e da sempre vive tra boschi
perennemente bianchi di neve, avvolta nel profumo di legna e di
pelliccia. Non tutti però amano i lupi, e ancor meno chi li aiuta a
tornare selvaggi. E così, quando la mamma viene incarcerata
ingiustamente, Feo non ci sta, e corre a salvarla. Età di lettura: da 12
anni.
RECENSIONE:
No, non Vi preoccupate.
E sì, ricordate bene: non sono un’appassionata di romanzi per ragazzi. Per poterli apprezzare come meritano, bisogna aver mantenuto una sensibilità ed una purezza di cuore e di immaginazione che io non posseggo più da tempo. Ma qualche volta le magie accadono ancora. Letto casualmente un libro di questa autrice di libri per ragazzi/e, “Capriole sotto il temporale”, non ho potuto far altro che acquistare addirittura il cartaceo di questa nuova avventura raccontataci da Katherine Rundell. E Ve lo dico già: non sarà nemmeno l’ultimo dei suoi libri che leggerò. Tanto più dopo averla incontrata al festival letterario di Pordenonelegge dello scorso anno ed aver scambiato con lei qualche parola ed aver assistito alla sua intervista, mescolata tra il suo pubblico: tanti, ma veramente tanti, ragazzi/e delle scuole medie.
Le protagoniste di questo romanzo sono Fedora e la sua altera ed intelligente mamma Marina: una ragazzina di 12 anni ed una donna che abitano nella Russia ghiacciata di inizio del secolo scorso, in una povera casupola di legno. La vita è dura per loro, ma sono libere e felici e vivono a contatto con la natura. Sono delle “soffialupi”, si occupano cioè di far tornare selvagge delle creature che la ricca società aristocratica russa tratta come cagnolini da salotto, salvo poi liberarsene quando la natura selvaggia riprende il sopravvento e spaventa questi aristocratici sempre in cerca di novità da esibire. Queste creature sono i lupi, splendide creature selvagge, asservite alla moda russa che le vuole animali da compagnia. Una volta che i proprietari se ne vogliono liberare, pur essendo agli inizi del Novecento dove la morte è sempre in agguato, questi animali non si possono semplicemente uccidere, perché lo Zar teme che l’uccisione porterebbe sfortuna. E quindi vengono semplicemente abbandonati nei boschi, al loro destino. Destino di morte se non ci fossero i soffialupi, che si prendono cura di questi animali magnifici reintegrandoli nella natura selvaggia piano piano, insegnando loro nuovamente il loro comportamento innato di animali fieri e selvaggi.
Da quanto accenna la Rundell, come scenario storico siamo agli sgoccioli dell’impero dello Zar Nicola II Romanov e per Feo e la sua mamma Marina procede tutto come di consueto, tra incombenze con i lupi (Nero, Bianca e Grigia saranno i lupi protagonisti insieme alla ragazzina), vita tra i boschi innevati e poche relazioni con il vicino villaggio, dato che i soffialupo non sono visti di buon occhio, considerando gli animali che “addestrano”. Tutta questa vita idilliaca viene incrinata quando alla loro porta bussa Rakov, il generale dello Zar, insieme ad uomini dell’esercito, che minacciano mamma e figlia per la loro attività con i lupi. Tanto che ad un certo punto, il generale rapirà Marina e la porterà in carcere a San Pietroburgo, per un processo farsa e la relativa uccisione. Non disdegnando nel frattempo di bruciare villaggi interi.
Il romanzo della Rundell è un inno al coraggio dei ragazzi che si trovano ad un crocevia: non più bambini sventatamente coraggiosi, e non ancora adulti, quando subentra per la maggior parte di loro la quieta accettazione della realtà, qualsiasi essa sia. Feo, insieme al giovanissimo soldato Ilya e ad Alexei, un ragazzo di un villaggio sulla strada per San Pietroburgo e ai bambini del suo stesso villaggio, saprà cavalcare con coraggio ed inventiva la vita, per quanto terrificante e tragica, e per quanto inesperti della vita in generale, infondendo coraggio nei cuori degli adulti e facendo loro capire che il male non è qualcosa che capita agli altri e che si arresta, ma una responsabilità civile da combattere insieme, perché solo uniti lo si potrà sconfiggere.
Sono pagine dense di poesia, di vita e di amicizie disinteressate nonostante la povertà e la descrizione della vita di parte della popolazione russa, che sopravvive in condizioni che oggi definiremmo inumane. Difficile anche non andare con la memoria ai sanguinosi avvenimenti della Russia del 1918, con la barbara e ignobile uccisione di tutta la famiglia Romanov e parte della servitù, visto il periodo in cui vive Feo con la sua mamma.
In questo romanzo, come pure nel precedente che ho letto di quest’autrice, risalta chiara e splendida la figura di questa ragazzina, che suo malgrado diventa una piccola e coraggiosa eroina, inizialmente solo per salvare la sua mamma e poi per evitare che il generale bruci e porti via i ragazzi dai villaggi e che trascina le persone e sa al contempo rapportarsi con gli animali del bosco e con la natura in generale, in particolare con il vento freddo che spira in Russia.
Un romanzo che ha vinto il Premio Andersen 2017 per il Miglior Libro 9-12 anni, ma che durante la lettura mi ha fatto subito dimenticare di essere stato scritto in particolar modo per i giovanissimi lettori, perché tratta di temi universali e li racconta come una favola moderna. La dedica che poi Katherine Rundell ha infilato nei ringraziamenti, citando Philip Pullman e Jacqueline Wilson, i cui libri hanno illuminato la sua infanzia – non sono che un altro incentivo ad incrociare ulteriori letture.
A presto,
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