Buongiorno lettori, come state? Dai che un altro venerdì è arrivato ed il weekend è alle porte! Prima di immergermi nell'ultima fatica della settimana vi lascio a Marina e alla sua, come sempre, precisa e ricca recensione.
E dopo aver parlato la scorsa settimana di letteratura, anche se un po’ di striscio, con il romanzo “Le Confessioni”, che ci aveva dato agganci a diverse autrici cult del Novecento, sono lieta di parlare con Voi questa settimana di un nuovo romanzo, ambientato in un’università di Londra e che ci porta anche nell’Inghilterra del Nord e che appassionerà sicuramente tutte le estimatrici della sorelle Brontë… e non solo!
Autore: Catherine Lowell
Casa editrice: Garzanti, 2019
Traduzione: Alba Mantovani
Pagine: 325
Trama: Nelle antiche aule di Oxford riecheggiano le voci degli studenti seduti
ai banchi in legno. Tra loro, Samantha sente di essere nel posto giusto.
Anche se lei non è come le altre matricole: è la discendente delle
famose scrittrici Charlotte e Emily Brontë. Un'eredità scomoda, un
segreto che vorrebbe tenere solo per sé, perché ciò che più conta per
lei è l'amore per la letteratura e per i libri. Un amore che le ha
trasmesso suo padre, che l'ha cresciuta da solo e con cui condivideva il
suo gioco preferito: una caccia al tesoro attraverso segnalibri
nascosti nei romanzi. Quello stesso padre che, da poco, è scomparso
nell'incendio dell'immensa biblioteca di famiglia. Samantha è al college
per buttarsi tutto alle spalle e ricominciare. Ma, appena arrivata, il
passato si ripresenta a darle il tormento: nella sua stanza trova copie
di "Jane Eyre" e "Cime tempestose" che credeva distrutte dal fuoco. Non
ci sono spiegazioni plausibili sul perché ora siano tra le sue mani.
Giorno dopo giorno, i dubbi si fanno strada in Samantha, fino a quando
un nuovo indizio la riporta a suo padre: dal testamento scopre che le ha
lasciato un segnalibro, un semplice pezzo di carta che per lei ha mille
significati. Lei sola sa che è una traccia per un percorso a ritroso
nel tempo che non può esimersi dall'affrontare. Lo deve a lui. Lo deve
al nome che porta e alla famiglia a cui appartiene. Perché Samantha ha
la certezza che dietro quell'intreccio ci sia la verità che molti
cercano da anni: il mistero delle sorelle Brontë e della loro opera, che
nessuno ha mai svelato. E ora forse è arrivato il momento di farlo.
RECENSIONE:
Ancora una volta un titolo originale così pregnante in lingua originale è stato modificato in uno meno pertinente, anche se comunque calzante. E ad essere sinceri, una volta tanto non posso dar torto alla casa editrice, perché in italiano lo si sarebbe dovuto tradurre con un piatto “la pazza del piano di sopra”… invero non soddisfacente e quasi ridicolo. Però già il titolo in inglese e la prima frase dell’epilogo (frase famosa che qui non possiamo naturalmente svelare per non rovinare la sorpresa finale), ci fanno entrare di petto in questa storia, che prende spunto dalle opere e dalla vita delle tre sorelle Brontë: Charlotte, Emily e la piccola Anne. Scrittrici e poetesse vittoriane della prima metà dell’Ottocento, famose, in ordine, per: “Jane Eyre”, “Cime Tempestose”, “Agnes Grey” e “La Sig.ra di Wildfell Hall” (quest’ultimi due di Anne).
Ci sono in questo romanzo due storie diverse, per come ce le presenta l’autrice, in questa sua prima opera letteraria. O forse a me piace scinderle in due, per poterne parlare con comodo, perché in realtà sono innestate l’una nell’altra. C’è la storia di Samantha Whipple e di suo padre, ultimi discendenti della famiglia Brontë. E c’è la leggenda che li vuole gelosi custodi di segreti manufatti appartenuti alle tre famose sorelle scrittrici e che si tramandano di padre in figlio/a. La stampa ad intervalli regolari pubblica notizie su questi sedicenti ricchi ereditieri, pur se sono notizie non supportate da fatti. Ma lo studioso Sir John Booker, che al massimo della sua carriera all’Università di Cambridge aveva abbandonato tutto per essere il semplice direttore del Brontë Parsonage Museum nella sperduta Haworth, e che aveva prima braccato il padre di Samantha, ora spera di avere più fortuna con la di lui figlia.
Dopo la morte del padre nell’incendio che ha distrutto anche la loro casa, Samantha ora – a vent’anni, si iscrive all’Università: la vetusta, rigida ma rinomata Old College di Londra, che il padre aveva sempre sperato lei scegliesse. Poche settimane prima di morire, quando Samantha era ancora una ragazzina, il padre dagli Stati Uniti dove abitavano, era volato a Londra per una missione e degli incontri segreti e sempre a Londra aveva fatto testamento, lasciando in eredità a Sam una scatola da scarpe che avrebbe potuto essere aperta solo dalla figlia e solo se lei fosse andata in Inghilterra. Ed ora che lei è arrivata a Londra, succedono diverse cose: scopre cosa il padre le ha lasciato in eredità , incontra il suo unico tutor, James Timothy Orville III, che dovrà lavorare settimanalmente con lei sugli scrittori post-moderni del ventesimo secolo. O almeno cos’ spera Samantha, a cui la letteratura inglese del diciannovesimo secolo, chissà perché, non piace. E riesce a farsi almeno un amico in università, lei che è timida e non è abituata ad avere a che fare con gli “altri”: un biondissimo studente svedese del terzo anno, che sembra un modello – e che sembra sapere quasi tutto della storia dell’Università. Purtroppo, dal momento in cui mette piede all’Università, accadono anche due fatti inquietanti: innanzitutto non riesce a passare inosservata e qualcuno del giornalino dell’università la prende subito di mira, rivelando agli altri studenti la sua vera identità. E soprattutto, qualcuno inizia a farle trovare i romanzi delle Brontë davanti alla porta della sua stanza. Niente di male, per un ammiratore. Peccato che quelle che vengono lasciate fuori dalla stanza di Samantha siano le copie originali Penguin che appartenevano al padre e che dovrebbero essere andate distrutte nell’incendio!
Ed ecco, forse questa è la parte meno entusiasmante del romanzo. Divertente per i battibecchi tra la studentessa ed il professore, interessante per il viaggio e l’arrivo al museo delle Brontë, intrigante per il mistero creato attorno alla vita di Samantha e soprattutto del padre, ma niente di eclatante, anche se è una lettura sicuramente piacevole, soprattutto pensando che questo è il primo romanzo della Lowell.
La parte del leone in questo romanzo la fa il lato propriamente letterario. Le discussioni accademiche tra il professore e la studentessa su autori di rinomanza mondiale e su autori che nonostante la fama, io ad esempio non conoscevo con letture dirette, tipo John Knowles (Pace separata)e De Lillo (Rumore bianco). Insomma, senza perderci in un lungo sterile elenco di scrittori/trici e periodi letterari, un romanzo che ci trasporto alla scoperta dei grandi classici della letteratura.
E poi c’è tanta parte naturalmente dedicata alla rilettura dei capolavori delle sorelle Brontë, con una visione così originale anche del rapporto tra le sorelle, che merita una ricerca un po’ più approfondita sia di questo aspetto che del significato dei romanzi stessi. Soprattutto dei due romanzi della sorella minore, Anne, che non a caso, a differenza dei romanzi ad esempio di Charlotte, ho nominato per esteso, e cioè sia “Agnes Grey” e “La Sig.ra di Wildfell Hall”. Come dicevo, una rilettura anche riguardante il tema del femminismo, prendendo proprio come protagonista la sfortunata moglie di Rochester, Bertha Mason, la “Madwoman upstairs” del titolo di questo romanzo. Ma sarebbe riduttivo ed inadeguato parlarne qui ed ora, senza lasciare che sia la stessa Lowell ad illustrarVi le sue teorie su Jane Eyre, Charlotte, la governante e soprattutto Annie Brontë. Ma accanto a questo, c’è anche la vita solitaria di una ragazza che viene educata in casa, senza la possibilità di dialogare con coetanei , messa a confronto con la vita solitaria delle Brontë, e della responsabilità genitoriale nelle scelte che si fanno per i propri figli/e.
Ed ecco che le pagine che a tutta prima si leggono con normale trepidazione per i colpi di scena che accompagnano il lettore alla scoperta di aspetti inediti della vita delle grandi scrittrici e della famosa eredità di Sam Whipple, diventano pagine di delirante bellezza che ti fagocitano, che ti trasportano in un’aula di università ad assistere a degli entusiasmanti dibattiti letterari, che si innestano meravigliosamente nella trama del romanzo, trasformando quest’ultimo in un’esperienza di incontri letterari.
Perché come dice Waldo Emerson: “c’è un modo creativo di leggere, oltre che di scrivere”.
A presto,
Devo averlo subito!!!! Ma come ho fatto a non notarlo? Baci lea
RispondiEliminaCiao Lea,
Eliminama semplicemente perchè non vieni mai in centro con le "sisters", a curiosare famelica fra le vetrine 😉
Devi rimediare assolutamente! 😂
Ciao, Marina
Neanche io lo conoscevo e ora lo voglio! Buon weekend Marina!
RispondiEliminaCiao Nadia,
RispondiEliminaQuesto lo devi leggere assolutamente!!
Buon weekend anche a te, ciao!
Sembra davvero una bellissima lettura. Spero di leggerlo presto anche io ☺️☺️
RispondiEliminaCiao Gresi,
RispondiEliminaquesto merita davvero!, vedrai...
Buon fine settimana, ciao!