venerdì 30 aprile 2021

Letture con Marina #132 - Recensione de L'impiccagione di Ann Ware e altre storie di Margaret Doody

Buongiorno lettori, è di nuovo venerdì e torna Marina con la sua recensione.


Racconti: che passione! Ma forse ero già arrivata a questa conclusione, almeno nell’ultimo periodo. Storie più o meno lunghe, che danno la possibilità di un assaggio, una sorta di mordi e fuggi letterario, per capire se il tipo di scrittura di un’autrice ci è congeniale… e per metterne a dimora i semi. Ma anche la possibilità di non interrompere il flusso di lettura, avendo la possibilità di assecondare la propria irrequietezza o curiosità.


Ti
tolo: L'impiccagione di Ann Ware e altre storie
Autore: Margaret Doody
Casa editrice: Mondadori, 2020
Pagine: 144
Traduzione: Rosalia Coci

Trama: Una ragazza accusata di omicidio e in attesa di essere impiccata pubblicamente continua a dichiararsi innocente mentre uno scrittore, non convinto della sua colpevolezza, cerca di capire cosa è realmente accaduto. Una bella istitutrice che lavora in una villa appartenuta a un conte dalla pessima fama sparisce misteriosamente per ore e notti intere per poi far ritorno come nulla fosse. Una tranquilla giornata tra le vigne californiane si trasforma in un incubo per Sylvia e George via via che un uomo a cui hanno dato un passaggio racconta loro una vecchia, inquietante storia. L'immaginazione sconfinata e divertita di Margaret Doody dà prova di sé in questa breve raccolta di racconti dove l'occulto, la suspense e il mistero entrano con prepotenza nella vita quotidiana, a gettare un po' di scompiglio, ma soprattutto allegria.
 
RECENSIONE:   

Come non inglobare la prefazione di Margaret Doody a mo’ di ulteriore racconto introduttivo nella raccolta di questi sei piccoli gioielli che compongono questa breve raduno di storie sempre sull’orlo del brivido? Ma prima di tuffarci a capofitto in questi sei racconti dove di volta in volta l’argomento cambia pur restando sempre oscuramente intrigante, passando dalla tragedia alla passione fino all’inquietante altroquando che fa capolino, vorrei ci soffermassimo per un momento proprio nella nota introduttiva, che ci dà il là per riflettere sul fatto che, almeno nel mio caso, non avevo mai collegato le storie dei fantasmi ad un occasione per “dilettarsi col tempo”.

E’ vero che l’autrice in questi racconti spazia di epoca in epoca, consentendo ai vari personaggi di dar forma alle loro esperienze personali, siano esse o meno sovrannaturali, aiutando così ad inquadrare il periodo storico e la società stessa, che tanto peso hanno, soprattutto in alcuni di questi racconti. Ma a questo punto della considerazione, capiamo che non solo il tempo ha una grande importanza. Proprio le storie narrate, se da un lato ci danno l’indicazione di un’epoca in cui accadono, così ci fanno anche inquadrare un luogo geografico. Luogo che ha estrema importanza per l’autrice, vuoi perché ad esempio il nord della Nuova Scozia è la sua terra avita, vuoi perché l’università di Oxford le consente di cimentarsi in un luogo particolarmente usato dagli scrittori soprattutto britannici, vuoi ad esempio anche perché l’Italia è l’eterno amore dell’autrice, e così di seguito per ciascuno dei sei racconti.

Così come nella raccolta curata da Dickens “Le stanze dei fantasmi”, le presenze in realtà, per la maggior parte dei racconti sono un termine di paragone per entrare nella propria stanza personale, intesa come anima dei protagonisti, così in questa raccolta della Doody il mondo dei fantasmi o degli spiriti, quando non esplicitamente rappresentato, è in realtà un modo per indicare verità o sentimenti che ciascuno di noi custodisce segretamente dentro di sé, intimità che siamo timorosi di svelare, spettri addirittura che perseguitano quasi la società in cui viviamo, puntando il dito qui sulle “caratteristiche” negative di un periodo storico.

E dunque eccoli, in breve ma in tutto il loro splendore perlaceo, queste sei gemme: “L’Impiccagione di Ann Ware” ambientato a Londra nell’Ottobre 1748; “Il caso dell’Istitutrice Scomparsa”, Gloucestershire, -inghilterra, Nov. 1850 – Genn. 1851; “I passi del Duellante”, Oxford 1976; “La Storia dei Denti di Edie”, Nuova Scozia, Giugno-Settembre 1953; “Falchi in volo e Profumo d’uva”, California del Nord, Marzo 1980; “Vetro veneziano”, Venezia, Nov.-Dic. 2002.

E procedendo a ritroso, forse proprio solo l’ultimo racconto, ambientato a Venezia, che narra dell’incontro estemporaneo di un uomo e di una donna che erano stati compagni a scuola e che quindi hanno per un certo periodo avuto un vissuto in qualche modo in comune, non si è lasciato scalfire ed è rimasto fra i sei, forse quello che ho apprezzato di meno, probabilmente non capendo bene dove l’autrice ci volesse condurre, pur se l’ambientazione familiare di una Venezia con la sua acqua alta e la sua atmosfera triste e nebbiosa mi ha conquistata..

Ma sono stati soprattutto gli altri cinque racconti ad attirare la mia attenzione. Ne ”l’Impiccagione di Ann”, il periodo storico, la condizione femminile ed il contegno della giovanissima Ann, unitamente ad un piccolo giallo al cui interno si svolge la vicenda, mi hanno al contempo indignata e fatta partecipe di un periodo storico-sociale con molte discriminazioni… e pur tuttavia la storia ne esce con un’eroina che da sola glorifica e si prende gioco della vile omertà maschile. Ne “Il caso dell’istitutrice scomparsa” la Doody gioca a nascondino col lettore, sollecitando e solleticando il desiderio nascosto in ciascuno di noi di quel torbido ma nello stesso tempo rassicurante moto erotico, che paventiamo e allo stesso tempo vorremmo scoprire in ogni circostanza un po’ misteriosa che ci capita. Ma è soprattutto ne “I passi del duellante” che l’autrice dà il meglio di sé a mio parere, combinando una storia di fantasmi in ambito prettamente letterario quale è un Università, non disdegnando di ricorrere ad un classico delle storie dell’epoca e non paventarlo di condirlo con un sentore di romantica pietà che permetterà al fantasma di poter finalmente riposare in pace. Mi ricorda un po’ Wilde, con il suo “Il fantasma di Canterville”, pur se molto diverso nella storia e nello svolgimento della stessa.

In un crescendo di epoche e con una resa storico-sociale precisa, in un crogiuolo di raffigurazioni di presenze più o meno reali e più o meno spettrali, che come detto ci aiutano a rappresentare il periodo e il luogo ed in senso generale le tristezze degli uomini, con particolare accento sull’atmosfera che si crea in seguito ad ipocrisie, abitudini culturali abiette e vizi, in uno stile cangiante e che passa mirabilmente dal giallo, al gotico fino all’horror.

E allora perché non prendersi una piccola pausa dalle usuali letture, per farci prendere dal brivido del mistero di creature nebulose? Siano esse reali o nostre proiezioni, la Doody con i suoi racconti ci aiuterà ad inquadrarle e perché no, a giocarci insieme almeno finchè non arriverà il buio e le nostre fantasie prenderanno il sopravvento su qualsiasi realtà ci troveremo a vivere.

A presto




 

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