lunedì 28 giugno 2021

Recensione #398 - Zazie nel Metrò di Raymond Queneau

Buongiorno lettori, fine mese si avvicina ed è tempo di recuperare parte delle recensioni arretrate. Oggi vi parlo di  Zazie nel Metrò di Raymond Queneau, edito da Einaudi, pag. 194.

Per prim cosa mi scuso per la foto un po' fai da te, ma ho restituito il libro cartaceo a chi me lo ha prestato, prima di fare la foto. Quando dico che la vecchiaia avanza...



Trama:
 Zazie, una ragazzina ribelle e insolente, arriva nella Parigi degli anni '50 dalla provincia. Il suo sogno è vedere il metró; ma se uno sciopero glielo impedisce, nessuno può trattenerla dal salire su quella giostra vorticosa che per lei diviene Parigi. Fugge disinvolta dall'olezzo dello zio, ballerino travestito, per incontrare, grazie alla sua vitalità straripante, una galleria eterogenea di personaggi: un conducente di taxi, diabolici flic, la dolce Marceline, una vedova consolabile, un calzolaio malinconico e un querulo pappagallo.


Se mi seguite, lo sapete, amo organizzare sfide di lettura ma amo anche parteciparvi e quest'anno con Baba Desperate Bookswife, e Ombretta Ombre di carta oltre ad averla organizzato abbiamo deciso di parteciparvi, divise in squadre con le nostre ciurme.
Come mai ho letto questo libro? Perché questo mese per la sfida mi serviva un autore il cui cognome cominciasse con la Q e siccome mi veniva in mente solo Rebecca Quasi, che non avevo voglia di leggere, mi è stato consigliato questo e mi è sembrato che potesse fare al caso mio.
Per carità, il suo dovere lo ha fatto, ho letto un libro con autore con la Q quindi potrò tranquillamente finire il mese in bellezza con le mie recensioni ma per il resto devo dire che non è stata una grande esperienza.

"Perché vuoi fare la maestra? - Per rompere le balle alle bambine, - rispose Zazie. - Quelle che avranno la mia età fra dieci anni, tra vent'anni, tra cinquant'anni, fra cento anni, fra mille anni. Aver sempre da romper le balle a qualcuno."

Devo premettere che probabilmente non ho le competenze letterarie necessarie per apprezzare un'opera del genere il cui autore viene paragonato ai grandi della letteratura francese come Zola, quindi spero mi perdonerete se la mia sarà una recensione in cui vi parlerò unicamente della mia impressione dettata unicamente dalla piacevolezza della lettura. E anche così, non cercando di analizzare l'opera nel profondo, è veramente difficile parlarne quindi probabilmente questa sarà una recensione molto più breve delle solite.
Questo romanzo è sicuramente molto particolare e fuori dalle righe. Zazie è una protagonista che sembra quasi non fare parte del periodo storico in cui viene collocata: una bambina degli anni '50 che si esprime in modo scurrile ed irriverente verso qualsiasi persona (conosciuta o sconosciuta) si ritrovi sulla sua strada. Di certo ha una storia alle spalle che non aiuta... Accompagnata dalla madre - per non dire abbandonata - dallo zio per permettere alla donna di passare qualche giorno di "divertimento" con il suo nuovo fidanzato senza che questo, come i precedenti, metta gli occhi, e anche qualcos'altro, sulla bambina. Vedremo così Zazie lasciata da uno zio sui generis, che per la bambina fa il guardiano notturno ma che nella realtà fa il ballerino vestito da donna, e tutta una serie di personaggi bislacchi che ai avvicenderanno a casa di zio e zia senza una vera ragione.
L'unica cosa che Zazie vuole è provare ad andare sulla metropolitana parigina che, proprio nei giorni della sua visita, è in sciopero. Ma lei mica si perde d'animo anzi, scapperà da casa dello zio, una mattina, quando tutti ancora dormono, e si avventurerà nelle vie parigine combinando non pochi guai.
Non si può dire che lo stile dell'autore non sia scorrevole anzi, la presenza di tantissimi dialoghi e la mancanza di descrizioni accelera sicuramente il ritmo di tutta la faccenda anche se, dal mio punto di vista, non permette molto al lettore di capire bene i tantissimi personaggi che si avvicendano nella faccenda.
Ho fatto fatica però a capire quale fosse la vera storia, per poi arrivare solo verso la fine a capire che forse in realtà una storia vera e propria non c'è, ma l'autore ha più voluto mostrare uno stralcio di vita, attraverso avvenimenti a volte anche senza senso e senza un grande filo logico.
Sicuramente mi ha strappato qualche sorriso ma boh, ho concluso la lettura con un senso di smarrimento, di non finito perché in realtà credo di non aver capito più di tanto il senso del tutto.
Di certo un mio limite, che non mi ha fatto apprezzare a pieno questo romanzo. E anche se mi dispiace, perché sicuramente è più colpa mia che del libro in sé, non credo che lo consiglierò in futuro anche se chissà, magari proverò a guardare il film tratto da questo libro, chissà che non sappia darmi una chiave di lettura diversa di questa storia.
Che ne pensate? Avete mai letto questo romanzo o altri dell'autore?
 



VOTO:






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