martedì 17 agosto 2021

Recensione #406 - Il grido della rosa di Alice Basso

Buongiorno a tutti, mentre io mi sollazzo nel mare sardo - con un anno in più sul groppone ahimè! - vi lascio la recensione di un libro che ho letto mesi fa ma che ancora non avevo recensito. Si tratta de Il grido della rosa di Alice Basso edito da Garzanti, pag. 304



Trama:
 Torino, 1935. Mancano poche settimane all'uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione: ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei. Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista. A lei, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà. Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell'Impero. E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio, per tutti si tratta solo di un incidente: se l'è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro.

Secondo capitolo della serie con protagonista Anita Bo, dattilografa torinese degli anni trenta. Dopo averci regalato questa nuova protagonista con il libro Il morso della vipera - recensione qui - Alice Basso torna e lo fa alla grande, con una nuova e scoppiettante avventura per la bella - e adesso anche capace - Anita ed il suo affascinante capo/scrittore Sebastiano Satta Ascona.


"«Sul pezzo, Sebastiano, bisogna essere sul pezzo! Adesso la novità è che piacciono le donne, ma dimmi tu. Chi l'avrebbe mai detto. E comunque bisogna adeguarsi, cavalcare l'onda, guardare avanti.»"

Mancano ormai quattro mesi al matrimonio, quel matrimonio da cui Anita sta cercando di prendere tempo, perché Anita non è una ragazza come tutte lei altre, lei a sposarsi e sfornare figli non ci pensa proprio. E siccome il suo bel fidanzato le ha fatto la proposta due mesi prima lei, non convinta di sentirsi pronta, trova un escamotage, proponendogli di farla lavorare sei mesi prima di chiudersi in casa con prole al seguito. È proprio così che nasce l'avventura, quella che la porta a trovare lavoro come dattilografa presso una casa editrice che pubblica la rivista Saturnalia, una rivista in cui ogni mese vengono proposte traduzioni di gialli americani. Sono passati 2 mesi nella storia rispetto al volume precedente e Anita dimostra una crescita incredibile come personaggio. Da bella e svampita, in questo nuovo volume dimostra un'acume degno dei migliori giallisti. 
Le sue intuizioni sono azzeccate, il suo modo di muoversi all'interno dei misteri ancora di più. Aver masticato gialli americani le ha sicuramente giovato trasformandola in una protagonista molto interessante. 
Alice Basso ci regala ancora una volta un giallo nel giallo perché, oltre ai gialli che vengono tradotti dalla rivista e che sono per l'autrice un pretesto per raccontare le idee del tempo - per saperne di più clicca qui -, Anita e Sebastiano si ritrovano alle prese con un giallo vero: quello di una ragazza sorda, morta apparentemente per un incidente, un incidente che Anita e Sebastiano capiscono subito avere qualcosa di strano.
Per i protagonisti Cominciano così le "indagini", indagini in cui scoprono un mondo apparentemente patinato e ricco di buone azioni - quelle dell'ON-MI il cui comitato decide chi delle ragazze che ne fa richiesta sia idonea ad essere ospitata della Casa della Madre e del Fanciullo -  ma che, sotto sotto, denota una grande disattenzione verso il prossimo ed anche una grande dose di buonismo.
Gioia non si sarebbe mai uccisa come tutti vogliono far credere ma il punto è chi sia stato a toglierle la vita e perché.
Il giallo è convincente e si dipana nelle pagine grazie agli indizi che i protagonisti scovano aprendo bene le orecchie e parlando con le persone giuste. Un storia quella di Gioia che sicuramente rispecchia quella di molte altre donne nella sua condizione, e non solo negli anni Trenta!
Anita spacca, con la sua sicurezza e il suo nuovo modo di essere. Se nel primo volume ero un po'infastidita da alcuni particolari del personaggio di Anita, tipo italianizzare continuamente parole straniere o dire in ogni momento santa polenta, in questo nuovo romanzo ho apprezzato la mancanza di ridondanza di questi dettagli ed ho potuto così apprezzare molto di più il personaggio nella sua totalità, senza quei particolari che continuavano ad oscurarne il resto e devo dire che mi ha convinta, anche se comunque la trovo sempre un po'troppo libera per il tempo in cui vive. Insomma, se penso ai racconti dei miei genitori che comunque sono stati ragazzi più di trent'anni dopo Anita, mi è sembrato che la vita condotta dalla ragazza sia un po'fuori dalla normalità. E va bene che sicuramente anche allora ci sarà stato qualcuno con più libertà di altri ma in alcuni momenti ho storto il naso pensando che fosse impossibile che lei potesse comportarsi durante il fascismo nel modo in cui spesso si comporta, sparendo da casa per più sere consecutive con la scusa di cenare da un'amica.
Nonostante questo ho trovato la lettura molto piacevole e decisamente più scorrevole del primo volume, forse perché sto riuscendo a lasciar andare Vani (la protagonista della precedente serie della Basso) e sto lasciando entrare Anita nel mio cuore.

 


VOTO:




4 commenti:

  1. Ciao Daniela, anch'io ho apprezzato molto l'evoluzione del personaggio di Anita e, in generale, tutta la storia! Per questo, sono molto curiosa di sapere come proseguirà la vicenda, anche perchè il libro si è chiuso con un bel colpo di scena ;-)

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    1. Attendiamo, sperando che Alice non ci faccia attendere troppo!

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  2. Da fan dei gialli devo assolutamente recuperarlo! **

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