venerdì 24 dicembre 2021

Letture con Marina #158 - Recensione di Bere come un vero scrittore di Margaret Kaplan

Buongiorno lettori, come state? Come ogni venerdì torna Marina con una delle sue recensioni. Ultima recensione per lei prima delle festività natalizia, dopodiché si concederà un po' di sano e meritato riposo per cui la ritroverete qui sul blog venerdì 14 gennaio.


Ho deciso di lasciarVi così quest’anno, con un brindisi forse un po’ pesante, ma che produce endorfine sufficienti a far scordare qualsiasi dispiacere. E perché no, curiosare anche nella vita di autori oramai lontani nel tempo o ancora viventi, per farci un po’ i fatti loro e intuire che forse la felicità va prima ricercata e poi coltivata. Con qualsiasi mezzo a disposizione…



 
   Tito
lo: Bere come un vero scrittore
A cura di: Margaret Kaplan
Casa editrice: ilSaggiatore, 2021
Traduzione: Camilla Pieretti
Pagine: 296

Trama: Lettori, aspiranti scrittori, appassionati del buon bere e barman dilettanti, questo libro è per voi: troverete ricette, dosi, consigli, aneddoti per preparare e gustare i drink bevuti e raccontati dai più grandi scrittori e poeti di tutte le epoche. Trascorrete il pomeriggio sorseggiando assenzio alla Closerie des Lilas in compagnia di Charles Baudelaire, Paul Verlaine e Oscar Wilde. Prima di cena dissetatevi con il Gin Rickey di Francis Scott Fitzgerald, il Manhattan di Dashiell Hammett, il Black Velvet di Donna Tartt o il Vesper Martini (agitato) di Ian Fleming. Riscaldate la vostra serata con il Negus di Jane Austen, il Gin Twist di Walter Scott o l’Hot Toddy speciale di Gustave Flaubert. Lavorate tutta la notte alla macchina da scrivere buttando giù Singapore Sling (con mescal e birra a parte) come Hunter S. Thompson. Tirate fino al mattino nella White Horse Tavern in compagnia di James Baldwin e Norman Mailer, ma non sfidate il record di diciotto whisky di fila di Dylan Thomas. Se questo tour de force alcolico e letterario vi ha lasciati provati, non temete: l’Horse’s Neck di Noël Coward o il Bloody Mary da colazione di Raymond Carver vi rimetteranno in sesto per nuove ricette e letture.


 

RECENSIONE:   


Mi ci vedo, al prossimo incontro del Book Club, presentarmi con l’attrezzatura completa per preparare dei drinks perfetti, con bottigliame vario al seguito – e tra opinioni sull’ultimo libro letto e preso in esame, sorseggiare un Bloody Mary o magari, perché no, il Negus di Jane Austen… Credo magari sarebbe stato adatto all’inizio, per sciogliere la tensione del primo incontro tra persone sconosciute e per facilitare la conversazione – ma poi non avrebbe più avuto senso, oltre ad avere un effetto devastante su persone non più giovanissime, soprattutto se decidessimo di adottare alcune sostanze, tipo il cloralio misto a whisky che si sorbiva Dante Gabriel Rossetti.

E quindi perché non leggere questo furbo libretto, che esce proprio in prossimità delle massime Festività, dove un po’ per il clima semi vacanziero, un po’ per la voglia di fare festa – visto l’ultimo periodo non facile - ci vede più propensi a fare uso di alcolici e super-alcolici, per scaldare l’atmosfera?

Non nascondo che la curiosità ha avuto la meglio – e sfiderei anche Voi a resistere - e quindi, invece di leggere con ordine il libro, sono andata subito a cercare i beveraggi dei “miei” autori, e quindi il già citato Dante Gabriel Rossetti (e sì, ci sono anche artisti), Oscar Wilde, Virginia Woolf, Aphra Behn, Raymond Chandler, Dashiell Hammett, Faulkner, Fleming, Gertrude Stein, Dorothy Parker, Carson McCullers, Sylvia Plath e Anne Sexton, Wodehouse, la Christie e… Frena!, altrimenti penserete già che abbia iniziato a preparare i drinks…!

Sono 88 gli autori o artisti che ci svelano il loro drink preferito, insieme a piccole curiosità. Ci sono inoltre 7 smilzi capitoletti che ci introducono a determinati artisti, o gruppi o epoche, se non consideriamo anche gli altri due capitoli, che sono “l’incipit” e la “chiusa” di questo interessante libro: “Attrezzatura e Nell’armadietto dei liquori” e “I rimedi post-sbornia di scrittori schietti, edonisti e combinaguai”. E direi che la conclusione è sicuramente molto più accattivante, se pensiamo alla battuta del giornalista Robert Bechley, che dichiara che “l’unica cura per una vera sbornia è la morte”. Andiamo bene!

Vi nomino gli altri capitoli, che da soli hanno dei nomi che inducono a ricerche ulteriori: “Alle 5 del pomeriggio: la Closerie del Lilas, la Belle Epoque e il volo della fata verde”, “La tavola rotonda dell’Algonquin”, “La rinascita di Harlem: poesia, spettacoli e night club”, “La White Horse Tavern”, “Gloria di vino: Nora Ephron, Joan Didion, Alice Munro, Marguerite Duras, Lord Byron e Jay McInverney”, “Come organizzare un salotto letterario, dalle decane dei salotti parigini”.

Ma di cosa si parla, in concreto, in questo libro? Ad esempio che Fleming ideò per il suo mitico personaggio, lo “007” internazionale, il Vesper Martini, perché quando l’iconico James Bond ordina il suo Martini “agitato, non mescolato”, in realtà ne fa compromettere le caratteristiche aromatiche. Ahi, ahi, ahi James, ma allora qualche difettuccio ce l’hai anche tu!...

Oppure, tanto per andare sul pesante e ritornare all’affascinante Dante Gabriel Rossetti – ma perché no, anche ad Oscar Wilde - che mescolavano l’uno il cloralio (idrato di cloralio, droga ipnotica scoperta nel XIX secolo, come cura contro l’insonnia) con whisky e l’altro direttamente l’assenzio puro… Beh, caro Dante, forse avresti dovuto mettere in conto benefici ed effetti collaterali quali paranoia e depressione, anche se a distanza di poco più di un centinaio di anni, direi che il risultato è stato superbo, almeno dal punto di vista artistico. Lo stesso dicasi per Wilde, che si chiede quale sia “la differenza tra un bicchiere di assenzio e un tramonto”, e che vede un rigoglio di piante e fiori all’interno del Caffè, unico peraltro a vederlo.

E poi il Punch al Latte, che accomuna Aphra Behn del 1600 ad una Virginia Woolf a cavallo tra Otto e Novecento. Una versione chiarificata che divenne molto popolare in Inghilterra per tutto il XVIII secolo e che fu molto apprezzata da Leslie Stephen, il padre di Virginia. E perché quindi non supporre che l’adorata figlia non ne abbia assaporato pure lei il gusto?

E che dire delle poetesse Sylvia Plath e Anne Sexton, le eterne rivali? “Dopo i loro estenuanti laboratori di poesia, la Plath e la Sexton andavano al Ritz-Carlton di Boston e ordinavano (almeno) 3 vodka martini a testa, dibattendo delle critiche ricevute, del loro maestro Robert Lowell e delle parti più convulse della loro psiche, che spasimavano per la morte…”. “Forse anche a voi lettori sarà capitato di avere voglia di un drink alla fine di una giornata brutale…?” Certo viene da chiedersi cosa farebbero a fine turno i minatori, ad esempio. Ca va sans dire!

Non accennerò all’arcinota storia di Hemingway o di Charles Bukowski. Vorrei piuttosto avvicinarmi a scrittrici o scrittori molto più recenti. Ad esempio accennare al Dirty Martini di Lauren Groff (l’autrice di Fato e Furia), che sembra gradire questo drink dal nome evocativo per riuscire a coniugare la vita da genitrice alla vita lavorativa.

E ancora un estratto dagli appunti di J. K. Rowling, dove si legge: “ho proprio voglia di un bel gin”.

E Murakami, che pur avendo in patria dei signori whisky (Yamazaki, Nikka e Suntory, di cui al momento ho apprezzato solo il secondo), durante il periodo universitario o quando lavorava come barman nei locali jazz, non disdegnava sicuramente marche occidentali ed economiche.

Ho lasciato volutamente per ultimo uno dei capitoli dove si parla della gloria del vino - che forse a noi italiani è più consono rispetto ad un super-alcolico… Mi ha sorpreso leggere che la Duras arrivasse a far fuori anche otto litri di Bordeaux al giorno, mentre mi riconosco nella Munro e nella Didion in un approccio più moderato, con un sorseggiare un bicchiere di vino, magari proprio un Sauvignon Blanc freddo.

Che dire ancora? Che forse, almeno durante il giorno, mi sento più affine ad un Percy Bysshe Shelley, con un’incontenibile passione per i dolci e un desiderio insaziabile di caffeina. E come lui, anche per me il tè verde è tra le bevande preferite.

Ma, sia che siate amanti di bevande forti come i super-alcolici o amanti appassionati di vino, oppure che Vi facciate bastare bevande più salutari come il tè verde, amici miei, è arrivato il momento di salutarci.

Buone Festività,




A presto,




 

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