venerdì 7 novembre 2014

Chi ben comincia #60 - Ciò che inferno non è di Alessandro D'Avenia

Buongiorno amici!!!! Finalmente è venerdì!
Questa settimana è stata pesantissima ed il mio tempo libero è stato praticamente inesistente. Mi scuso perchè avrei voluto pubblicare la recensione de Il suggeritore di Donato Carrisi questa settimana ma non ho proprio avuto tempo. Rimedierò settimana prossima.
Oggi però non potevo mancare per la nuova puntata di Chi ben comincia, ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri.
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Per l'incipit di oggi ho pensato di dare una sbirciata al libro che ho intenzione di leggere non appena finirò l'attuale lettura: Ciò che inferno non è di Alessandro D'Avenia edito da Mondadori. Ho visto oltretutto che siete tutti molto curiosi rispetto a questo libro quindi perchè non soddisfare la vostra e la mia curiosità? :))) 

REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti


Nella luce prima, un ragazzo la spia. È immersa nell’agguato ventoso e salato dell’alba che si leva ancora vergine dal mare, per tuffarsi poi nelle strade avvolte dalla penombra.
Lui abita in cima a un palazzo: da lì si vede il mare e si vede nelle case e nelle strade degli uomini. Lassù l’occhio spazia fino a perdersi, e dove si perde l’occhio anche il cuore resta invischiato. Troppo mare si spalanca davanti, specie la notte, quando il mare svanisce e si sente tutto il vuoto che c’è sotto le stelle.
Perché tutto quel nascere ogni mattina? Non ha risposta un ragazzo, a cui fanno più male i petali sfioriti della rosa che le spine e ogni mattina si guarda allo specchio come un naufrago. Si tocca il volto e cerca negli occhi, con il mare incastrato dentro, quel che vi resta di vivo. Di vivo c’è la luce di lei, smagliante nell’ultimo giorno di scuola. La studia come le mappe misteriose che da bambino amava contemplare per disincagliarne tesori e isole, navi e onde.
Il ragazzo la guarda: è lei a frugargli il cuore, nel groviglio in cui crescono i sogni. Le cose investite di troppa luce proiettano altrettanta ombra, ogni luce ha il suo lutto, ogni porto il suo naufragio.
Però i ragazzi non vedono l’ombra, preferiscono ignorarla.
Con le mani si copre il volto acerbo, come se si potesse ascoltare un viso con le dita. Assomiglia a un marinaio sul molo, in attesa di un contratto dopo un forzato riposo. La guarda ancora. E ancora. Permette a luce, vento e sale di modellargli la carne e i pensieri.
Luce, vento, sale facciano di lui quello che vogliono, come da millenni trasformano persino la pietra infeconda degli scogli. Dio gli ha messo in petto il cuore, ma si è dimenticato la corazza. Lo fa con ogni ragazzo e per questo per ogni ragazzo Dio è crudele.
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Che dire di questo incipit se non che ritrovo il poeta di Bianca come il latte rossa come il sangue e di Cose che nessuno sa? Mi aspetto moltissimo da questo romanzo perchè ho molto amato i precedenti in maniera diversa: il primo con la consapevolezza di non essere nell'età giusta per farmi rapire completamente; il secondo, più adulto, in cui è stato più facile ritrovarsi per una come me.
Già da queste poche righe emerge l'incredibile capacità dell'autore di utilizzare le parole. Certo, direte voi, è il suo lavoro, è un professore! E' vero, D'Avenia è un professore di lettere quindi è normale che sappia utilizzare le parole, ma quanti sono i professori che sanno utilizzarle così bene da creare delle frasi capaci di sembrare musica? Perchè è questo che sento ogni volta che leggo un suo libro: una melodia! E sono pochi gli autori che sono in grado di provocarmi questa sensazione!
Cosa ne pensate? Come vi sembra questo incipit? Avete già letto qualcosa di questo autore?

6 commenti:

  1. Concordo Dani! Senza dubbio scrive bene e sa usare le parole *-* anche io ho grandi aspettative, penso che lo inizierò a giorni!

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  2. Davvero niente male, promette bene *^*

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    1. L'ho cominciato e mi sta prendendo! Spero continui su questa linea!!! :)))

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  3. Io non lo so perché ma ho trovato esagerato questo grande uso di belle parole. C'è una frase che non contenga una metafora o una similitudine o un paragone o qualcosa del genere? Una frase semplice, diretta? (Be si certo che c'è, lo so, ma la mia è una domanda in senso lato). Mi da l'idea che questi giri di parolone rendano la lettura pesante.
    Ehhhh che te devo dì?!?!? D'Avenia non farà per me, anche Bianca ecc. mi aveva stufata in fretta.

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    1. Capisco quello che intendi Michy. Magari il suo stile non fa proprio al caso tuo!
      Lo sto leggendo e a me non dà questa impressione!
      Non leggere mai la Mazzantini allora...lei sì che è una metafora umana!!!! ;)

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