lunedì 24 novembre 2014

Recensione #35/2014 - Un gatto, un cappello e un nastro di Joanne Harris

Buongiorno lettori affezionati, come state? E' di nuovo lunedì ed il mio è cominciato con due ore di coda in A4. ^^'
Ma parliamo d'altro altrimenti mi innervosisco...
Oggi condividerò con voi il mio pensiero su un libro che ho finito di leggere da una decina di giorni: Un gatto, un cappello e un nastro di Joanne Harris, edito da Garzanti - che ringrazio per avermene mandato una copia cartacea da leggere in anteprima - pag. 252.

Trama: Che cosa vi portereste su un'isola deserta? L'autrice di "Chocolat" non ha dubbi: un gatto, un cappello e un nastro. Tre oggetti in apparenza comuni che all'occorrenza sono in grado di far scaturire una miriade di immagini e di storie. Perché raccontare per Joanne Harris è un modo di affrontare la vita e le sue sfide: niente è impossibile per l'immaginazione, e se riusciamo a immaginare ci sarà sempre un finale inaspettato per ogni giorno della nostra vita. I racconti di Joanne Harris raccolti in "Un gatto, un cappello e un nastro" sono legati tra loro come scatole cinesi: basta aprirne una per scoprirne infinite altre, nascoste a una prima occhiata e per questo ancora più preziose. Storie popolate da personaggi profondamente umani, alle prese con difficoltà come il dolore di un lutto o lo svanire di un desiderio da tempo inseguito. Personaggi che nella fantasia e nella parola trovano non solo una via di fuga, ma anche una risorsa inesauribile di speranza e di forza di volontà. È il caso di Ngok e Maleki, due ragazzine africane che rifiutano di piegarsi a un destino di privazioni. O di Faith e Hope, anziane signore che, escluse dalla gita al mare della casa di riposo in cui vivono, si vendicano smascherando, con passione da detective, un grave sopruso. O di Maggie, che nella pasticceria troverà la dolcezza che la vita le ha negato. E ancora, ragazzini abituati a viaggiare più nella rete che nella realtà...

Quando ho richiesto questo libro alla casa editrice l'ho fatto perchè letteralmente ammaliata dall cover - che, lasciatemelo dire, è stupenda - e non mi sono neanche soffermata a leggerne la trama. Pazza, direte voi!!!! Ebbene sì, a volte - raramente - mi capita.
Capirete il mio stupore quando ho scoperto che si tratta di una raccolta di racconti. 
Per carità, non è che una raccolta di racconti sia meno nobile di un romanzo ma, capirete bene, per una come me abituata a scegliere i libri anche per il loro numero di pagine - e più sono grossi, alti e corposi, più attirano la mia attenzione perchè ho bisogno di tempo per affezionarmi ai personaggi - l'approccio al racconto è sempre difficoltoso. 
In questo caso la mia fatica dovuta all'organizzazione del libro è stata ampiamente ricompensata dallo stile dell'autrice che sa, anche in poche pagine, arrivare dritta al lettore permettendogli di entrare in sintonia con i personaggi e con le storie che ci racconta; per me era la prima volta con la Harris, quindi non avevo precedenti esperienze da cui aspettarmi uno stile piuttosto che un altro, e devo dire che è stata un'esperienza assolutamente positiva.
Diciamo che la prima cosa che ho pensato finendo il libro è che in queste pagine credo possano esserci diversi spunti estremamente interessanti per creare dei veri e propri romanzi. 

Penso ad esempio a Faith e Hope volano al sud o ancora Faith e Hope pareggiano i conti: racconti dedicati a due vecchiette in casa di riposo - Faith e Hope appunto - a cui l'autrice aveva anche già dedicato uno spazio in "Profumi, giochi e cuori infranti". Credo infatti che queste due vecchiette sarebbero in grado di fare faville in un libro tutto loro.
E' Faith che racconta, rivolgendosi direttamente al lettore, le loro peripezie all'interno di quello che visto da fuori potrebbe sembrare un accogliente luogo di ricovero per anziani ma che, visto dall'interno, si revela il lager in cui nessuno vorrebbe pensare di trascorrere anche un solo giorno della propria vita. 
Hope è cieca, una ex professoressa colta che nella coppia ha il ruolo di fare da gambe per tutte e due, mentre Faith è in carrozzina ma ci vede benissimo, quindi il suo ruolo è quello di fare da occhi per entrambe. Una coppia in cui una non può fare a meno dell'altra sia fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Gli avvenimenti, per quanto a volte traumatici, vengono raccontati in modo allegro e cionvolgente e questo mi ha permesso più volte di sorridere.
Ecco chi sono:
"Lasciate che vi spieghi. Qualche mese fa, Hope e io siamo scappate dalla casa di riposo, un viaggetto di un giorno a Londra, tutto qui, ma per il personale della Meadowbank è stato come se fossimo fuggite di prigione."
 "Hope è la mia più cara amica. In gioventù era professoressa di letteratura inglese, e ha ancora quel modo di fare di Cambridge, un certo tono sbrigativo, un'inclinazione del capo quasi militare, pur essendo cieca da quindici anni e non ricevendo una visita dal giorno in cui è entrata qui. Ma ha ancora tutte le rotelle in testa, di più, a dire il vero, di quante ne abbia alla nascita la maggior parte della gente, e riesce, con un aiutino da parte della mia sedia a rotelle, a conservare la dignità e l'umorismo essenziali per sopravvivere in un posto come questo.

Ma penso anche a Giorni di pioggia, il racconto dedicato al dio della pioggia. La Harris ci racconta di come gli dei amino mescolarsi tra le persone comuni senza che queste ultime si accorgano del loro ruolo. Il Dio della pioggia ci racconta quindi, in prima persona, il trascorrere della propria vita. Vive a Manhattan, un luogo dove la vita scorre di fretta, e dove ultimamente, grazie alla sua presenza, piove ancora più del solito. Quando un giorno, per caso, incontra una ragazza che illumina lo spazio che attraversa e che attira l'attenzione di tutti, si innamora perdutamente. Lei è la dea del sole, depressa per quella pioggia insistente. Il Dio della pioggia farà quindi tutto ciò che è nelle sue possibilità per far tornare il sole provocando non pochi problemi al mondo intero.
Ecco la sua presentazione:
"Ci si aspetterebbe di dover fare domanda per essere un dio della pioggia. Quando qualcuno stava distribuendo gli attributi celesti, avrebbe dovuto fermarsi per un momento per pensare a cosa avrebbe significato per chi li avesse ricevuti: bagnarsi di pioggia, un giorno dopo l'altro, inverno ed estate, mattino e sera. Anche se, a essere giusti, non è soltanto la pioggia; vale per ogni genere di precipitazione, compresi neve, nevischio, pioggerella, acquerugiola, acquazzoni improvvisi, bruma scozzese, nebbia londinese, piogge primaverili, temporali, grandine, monsoni tropicali e naturalmente la semplice vecchia pioggia: leggera, moderata, forte, e tutte le altre possibili varianti al riguardo."

Per non parlare poi del racconto Driade con protagonista la signora Josephine Clarke, seduta sulla "sua" panchina, con in mano il suo album da disegno e tanti ricordi nel cuore. Lei innamorata di un faggio - sì avete capito bene, un faggio, un albero - che ha saputo in un primo momento farmi ridere a crepapelle per la stranezza della scelta ma che poi ho apprezzato con l'evolversi della storia. Certo però continuo a pensare che questa cosa dell'albero sia un po' eccessiva! hihihihihihi
Ecco l'incipit di questo racconto:
"In un angolino tranquillo del Giardino Botanico, dfra un boschetto di alberi antichi e una folta siepe di agrifoglio, c'è una piccola panchina di metallo verde. Quasi invisibile contro lo sfondo della vegetazione, viene usata da poche persone, dato che non prende sole e offre solo una vista parziale dei prati. Una targa al centro recita: IN MEMORIA DI JOSEPHINE MORGAN CLARKE, 1912-1989. Dovrei saperlo - sono stata io a farla mettere - eppure la conoscevo appena, la notavo appena, tranne per quell'unico giorno piovoso di primavera quando le nostre strade si sono incrociate e siamo quasi diventate amiche"

Per ultimo penso al racconto che forse più mi è rimasto nel cuore: Fantsmi nella macchina. Due schermi, due persone praticamente fantasmi per il resto del mondo, che attraverso internet ma grazie alla musica entrano in contatto, dolcemente, senza aspettarsi nulla l'uno dall'altro ma con la consapevolezza che l'altro c'è, nonostante tutto.
Ecco la descrizione che l'autrice fa di uno dei protagonisti:
"La maggior parte delle persone trova difficile guardarlo alla luce del giorno. Non tanto per la forma del volto, che è eccentrica, niente di più, ma per la voglia che lo sfigura, uno schiaffo in faccia da parte di un Dio arrabbiato.
Alcune persone nascondono le proprie reazioni meglio di altre. Alcune lo fissano e basta, come se tentassero di compensare. Altre non lo guardano mai in modo diretto, e fissano perennemente lo sguardo su un punto appena oltre la sua testa. Alcune sono esageratamente cordiali, altre fanno di tutto per evitare di stargli vicino.
Le donne e i bambini sono i peggiori: i bambini per via della paura nei loro occhi, le donne per via della loro compassione. Si è accorto che certe donne sembrano curiosamente attratte da lui e ha finito per odiare soprattutto queste. Tipi di mezza età, sovrappeso, materni, che sognano di domare un mostro. Queste sono le peggiori di tutte, pensa lui, e fa il possibile per allontanarle, amche se sono tanaci come erbacce, vedendo nella sua rudezza il germe di qualcosa pronto per la redenzione. Internet è la sua fuga. Qui nessuno ha bisogno di vederlo. Può esistere come avatar, parole sullo schermo, una voce nel buio. Qui il mondo è suo e lo può esplorare; un mondo nel quale nessuno ha una faccia, non solo lui."

Insomma, tantissimi spunti interessanti, raccontati con uno stile fluido e coinvolgente. Non avendo mai letto un romanzo della Harris cercherò di rimediare per vedere se potrò confermare questa mia prima impressione.
E voi cosa mi dite? Che rapporto avete con i racconti? Conoscete questa scrittrice? Vi ispira il suo libro?

VOTO:  


14 commenti:

  1. Io non amo i racconti, ma volevo provare questa Harris, di cui amo Chocolat (però il film).
    Il libro è a casa e lo inizio presto, promesso. :)

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    1. Per quanto mi riguarda lo stile secondo me è molto interessante! Leggerò sicuramente qualche suo altro libro.

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  2. Neanche io amo particolarmente i racconti, ne leggo davvero pochi ma è da quando ho visto questo libro che lo voglio!!Lo stanno leggendo tutti tra l'altro e muoio d'invidia, anche perchè ho ben dieci libri della Harris (ma questo no XD) che è bravissima a descrivere certe atmosfere!!
    Io non amo particolarmente la trilogia di Chocolat (anche se mi manca il terzo ancora da leggere) ma ci sono altri libri che ho amato, La scuola dei desideri, per citarne uno, che ti consiglio se ti piacciono le atmosfere un po' british! ^^

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    1. Se sei un'amante della Harris te lo consiglio assolutamente!
      Mi segnerò quello che mi stai consigliando!!! :)

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  3. Anche a me era piaciuto!! Lo avevo recensito poco tempo fa (settimana scorsa forse?).

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    1. Sì, l'avevo vista ma non ho avuto il tempo di commentare. Un libro piacevole che se non fosse stato di racconti avrebbe ricevuto un punteggio più alto! ;)

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  4. Anche io come tutti voi non amo i racconti...però devo dire che questo libro secondo me merita! E confermo: la cover è stupenda! ciao Maria

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    1. Ciao Maria! Sì, anche secondo me merita! La mia fatica sta nel fatto che con i racconti non ho la smania di correre a leggere per vedere come finisce il libro... Forse è più adatto a chi, a differenza mia, legge più libri contemporaneamente! :)

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  5. Sulla cover non ci sono dubbi è meravigliosa, ma anche io come te non amo i racconti per lo stesso tuo motivo...ma devo dire che come sempre le tue recensioni sono coinvolgenti, mi incuriosiscono...quindi ci faccio un pensierino!!!!

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    1. Grazie, non potevi farmi complimento migliore! :)
      Io lo consiglio nonostante tutto!

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  6. Ciao :-)
    Avevo sentito parlare di questo libro, sapevo che si tratta di racconti di cui purtroppo non sono amante, ma vedo che non sono l'unica! Della Harris ho letto "Chocolat", però sono curiosa di questi gioiellini che ci regala in questo libro... chissà, quasi quasi...

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    1. ahahahahaha Chiara, mi sa che è un problema molto diffuso a quanto pare!
      Ce ne sono alcuni che sono proprio gioiellini!!! Se lo leggi poi fammi sapere cosa ne pensi!

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  7. Dany anche io non amo i racconti, ma QUESTI meritano di essere letti. Leggendo la tua recensione mi vien voglia di risfogliare le pagine e tornare da Faith e Hope

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    1. Hai ragione! Sono proprio felice di aver superato la reticenza!!!
      Faith e Hope sono dolcissime e anche divertentissime!!!!! :))))

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