martedì 23 gennaio 2018

Recensione #223 - La dama e l'unicorno di Tracy Chevalier

Buongiorno carissimi e buon martedì. Come state? Io già bramosa che la settimana finisca anche se, lo so, è presto, troppo presto e la settimana è ancora lunga, troppo lunga!
Ma parliamo di libri che così ci risolleviamo il morale. Oggi vi lascio la recensione del libro La dama e l'unicorno, di Tracy Chevalier edito da Neri Pozza, 288 pagine.

Descrizione: È un giorno della Quaresima del 1490 a Parigi, un giorno davvero particolare per Nicolas des Innocents, pittore di insegne e miniaturista conosciuto a corte per la sua mano ferma nel dipingere volti grandi come un'unghia, e al Coq d'Or e nelle altre taverne al di qua della Senna per la sua mano lesta con le servette di bell'aspetto. Jean Le Viste, il signore dagli occhi come lame di coltello, il gentiluomo le cui insegne sono ovunque tra i campi e gli acquitrini di Saint-Germain-des-Prés, proprio come lo sterco dei cavalli, l'ha invitato nella Grande Salle della sua casa al di là della Senna e in quella sala disadorna, nonostante il soffitto a cassettoni finemente intagliato, gli ha commissionato non stemmi imponenti o vetrate colorate o miniature delicate ma arazzi per coprire tutte le pareti. Arazzi immensi che raffigurino la battaglia di Nancy, con cavalli intrecciati a braccia e gambe umane, picche, spade, scudi e sangue a profusione. Una commissione da parte di Jean Le Viste significa cibo sulla tavola per settimane e notti di bagordi al Coq d'Or, e Nicolas, che può resistere a tutto fuorché alle delizie della vita, non ha esitato un istante ad accettare. Non ha esitato, però, nemmeno ad annuire davanti alla proposta di Geneviève de Nanterre, moglie di Jean Le Viste e signora di quella casa.

Tracy Chevalier, un nome che per me è una garanzia. Un'autrice che non mi delude mai e non lo fa neanche questa volta. 
Questa volta ci regala un romanzo che parte da un ciclo di arazzi, non privo di mistero, attorno al quale l'autrice tesse la sua storia, immaginando un mondo attorno ad un'opera di cui, nella realtà, non si conosce neanche il nome dell'autore. 
Gli arazzi esistono, la loro commissione da parte della famiglia Le Viste anche, ma tutto il resto è opera della fantasia dell'autrice e, credetemi, se lei non lo specificasse alla fine del romanzo non lo immaginereste mai, talmente è credibile la ricostruzione che ha provato a farne.
La cosa che più mi ha colpito di questo libro è la sua struttura narrativa. Le storia è infatti narrata in prima persona da tutti i personaggi coinvolti nella vicenda e ad ognuno di questi personaggi è dedicato un capitolo. Spesso però nei romanzi corali, i punti di vista dei personaggi vengono utilizzati per parlare delle stesse vicende, in questo caso invece la storia va avanti, si evolve e noi lo scopriamo attraverso voci diverse. In questo modo nessun personaggio diventa di secondo piano, al contrario ognuno ha modo di farsi conoscere dal lettore in modo diretto e diventandone protagonista.
La storia parte con l'affidamento dei disegni per gli arazzi al donnaiolo pittore parigino Nicolas Des Innocentes (personaggio di fantasia) da parte di Jean Le Viste, che vorrebbe per il suo salone un ciclo di arazzi dedicato alla battaglia di Nancy ma che poi si fa convincere ad accettare la proposta del pittore (pilotata dalla moglie del committente) a raffigurare la storia di una donna che seduce l'unicorno. Di certo un uomo pieno di fascino questo Nicolas, ma anche pieno di se e consapevole della sua bravura sia con i pennelli ma soprattutto con le donne. La sua presenza a casa dei Le Viste genera da subito non poco scompiglio ed in generale, ovunque lui si recherà per tutta la durata del romanzo, non si esimerà dal fare danni.
Le quasi trecento pagine che il lettore si ritrova a leggere abbracciano gli anni che vanno dal 1490 al 1492, anni necessari per portare a termine gli arazzi, partendo dall'idea del pittore fino alla loro tessitura a Bruxelles cui assisteremo estasiati nonostante per noi lettori quello sia un mondo lontanissimo e sconosciuto. Ma quanto è affascinante immaginare quelle mani che tirano la lana, quegli instancabili lavoratori che partendo dal nulla creano arte?
L'autrice sa dare la giusta importanza all'opera artistica, non lesinando di descriverci l'approccio al lavoro prima di Nicolas e poi di tutti i tessitori e cartonisti che lavoreranno all'arazzo, ma sa dare la giusta importanza anche ai sentimenti e alle vicende che travolgeranno le vite delle famiglie, che per forza di cose si ritrovano coinvolte in questo lungo e faticoso meccanismo di lavorazione.
Una storia fatta di amore, di passione ma anche di delusioni, di rimpianti, di tristezza. Quando avremo letto l'ultima parola del romanzo conosceremo ogni segreto dei personaggi coinvolti, ogni desiderio, ogni sfaccettatura del loro essere oltre a vedere con i nostri occhi il loro lavoro, la loro mastodontica opera.
Anche l'ambientazione è curata nel dettaglio, e ci permette di respirare l'atmosfera del tempo, facendocene apprendere le regole e le caratteristiche.
Pochi autori sanno unire in modo così magistrale personaggi esistiti o avvenimenti storici realmente accaduti a parti totalmente inventate e romanzate non lasciando mai trasparire una differenza tra le due, non facendo mai dubitare il lettore della veridicità di quello che sta leggendo. Questa credo sia una caratteristica assolutamente rara ed è una cosa che sempre mi colpisce di questa bravissima scrittrice!
Se in più ci aggiungiamo la capacità narrativa della Chevalier che permette di immergersi totalmente nelle sue storie, che non annoia mai perchè descrive ma non eccede, perchè racconta ma non rallenta, allora credo che il successo sia assicurato.
Per saperne di più su cosa ha ispirato l'autrice cliccate qui e non potrete non rimanere affascinati quanto me!
Per fortuna ho ancora tantissimi titoli di questa autrice cui dedicarmi quindi non dispero ma anzi, mi butterò presto su qualche altro suo lavoro.
Avete letto questo libro? Amate questa autrice?

VOTO: 

8 commenti:

  1. Ciao Daniela. Libro stupendo, concordo con te: atmosfere meravigliose e rievocazioni talmente realistiche che sembra di guardare un quadro. Amo molto la Chevalier e anch'io mi gusto i suoi lavori, leggendoli con calma, per assaporare non solo quello che scrive ma anche come lo fa. Di suo, oltre alla Dama, ho letto e amato "La ragazza con l'orecchino di perla" e soprattutto, in modo viscerale, "Strane creature", che ti consiglio assolutamente se non l'hai ancora letto.
    Ciao da Eva

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    1. Ciao! Ho letto gli stessi tuoi libri: La ragazza con l'orecchino di perla e Strane creature, amati moltissimo entrambi. Ho già nei miei scaffali altri suoi lavori e sono veramente curiosa di scoprire cosa mi riserverà!!! :)

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  2. Ciao! non sono molto da romanzi storici, non più molto almeno, sopratutto se ambientati in quest'epoca qui, però lo stile narrativo mi intriga parecchio, questa faccenda dei capitoli narrati da un personaggio diverso ogni volta mi ispira un sacco, poi un quattro e mezzo per la miseria. No. aspetta non lo mettere ancora in lista, che la mia, per colpa tua, è già lunga ah ah ah ah ah

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  3. Ho letto questo libro l'anno scorso, ma non posso dire di esserne rimasta rapita.
    Non so dire esattamente che cosa non andasse, per me, ma non mi ha conquistata. Penso sia difficile ricreare le atmosfere che dovevano gravitare attorno a determinate epoche, ma indubbiamente la Chevalier ne è capace. Aspetto di leggere qualche altro suo romanzo però, per essere totalmente convinta delle sue doti!

    Fino ad ora, la mia autrice preferita che tratta quasi esclusivamente il tema dell'arte è Susan Vreeland. Di suo ho adorato La passione di Artemisia, e mi è anche piaciuto Una ragazza da Tiffany (anche se il primo, a mio parere, rimane il suo miglior romanzo). Tu la conosci?

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    1. Hai letto solo questo della Chevalier?

      Di Susan Vreeland dovrei avere sia La passione di Artemisia che Una ragazza da Tiffany ma non li ho ancora letti...

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