Dopo una pausa rigenerante oggi torno con una recensione, quella del libro So che un giorno tornerai di Luca Bianchini edito da Mondadori, 264 pagine.
Sinossi: Angela non ha ancora vent'anni quando diventa madre, una mattina a
Trieste alla fine degli anni Sessanta. Pasquale, il suo grande amore, è
un "jeansinaro" calabrese, un mercante di jeans, affascinante e già
sposato. Lui le ha fatto una promessa: "Se sarà maschio, lo
riconoscerò". Angela fa tutti gli scongiuri del caso ma nasce una
femmina: Emma. Pasquale fugge immediatamente dalle sue responsabilità,
lasciando Angela crescere la bambina da sola insieme alla sua famiglia
numerosa e sgangherata. I Pipan sono capitanati da un nonno che
rimpiange il dominio austriaco, una nonna che prepara le zuppe e quattro
zii: uno serio, un playboy e due gemelli diversi che si alternano a
fare da babysitter a Emma. Lei sarà la figlia di tutti e di nessuno e
crescerà così, libera e anticonformista, come la Trieste in cui vive, in
quella terra di confine tra cielo e mare, Italia e Jugoslavia. Fino al
giorno in cui deciderà di mettersi sulle tracce di suo padre, e per lui
questa sarà l'occasione per rivedere Angela, che non ha mai dimenticato.
Avevo lasciato Luca Bianchini ai tempi di Dimmi che credi al destino, unico suo romanzo che non mi aveva per nulla convinto, e da allora ho sempre avuto paura a riapprocciarmi a lui perchè quando ami profondamente un autore non puoi credere che abbia perso il proprio smalto. Ho quindi aspettato, fatto passare tempo, e sono arrivata ad oggi e a questo ultimo lavoro.
Avevo lasciato Luca Bianchini ai tempi di Dimmi che credi al destino, unico suo romanzo che non mi aveva per nulla convinto, e da allora ho sempre avuto paura a riapprocciarmi a lui perchè quando ami profondamente un autore non puoi credere che abbia perso il proprio smalto. Ho quindi aspettato, fatto passare tempo, e sono arrivata ad oggi e a questo ultimo lavoro.
Ed ho ritrovato lui, l'autore che sa farmi emozionare ma anche ridere di gusto, quello che sa creare dei personaggi godibili, realistici e capaci di restare nel cuore.
Protagonista della storia è Angela, ma lo sono anche Emma, Pasquale, la famiglia Pipan, e lo è anche Trieste che più che un'ambientazione della storia sembra una presenza fisca e costante per tutta la lettura.
Angela è una giovane ragazza triestina che, come spesso capita, si innamora di Pasquale - uomo sposato, calabrese, jeansinaro - sperando che lui possa diventare il suo futuro; perchè lui di parole per lei ne spende tante - e probabilmente in quel momento le dice e le pensa - finchè non capita il fattaccio. Angela rimane incinta e lui le fa una promessa: se è maschio riconoscerà quel figlio del peccato, nonostante tutto.
Angela ovviamente si convince che quel figlio sarà maschio, e si chiamerà Giorgio, ed anche quando al momento del parto le verrà comunicato il vero sesso di quel bambino - femmina - lei risponderà che la vuole chiamare Giorgio. La convinceranno a chiamarla Emma, ed Emma sarà, figlia di Angela e senza padre. Che poi, alla fin fine, Emma, crescendo nella famiglia Pipan, di "padri" ne avrà tanti, uno più colorito dell'altro: un nonno che ancora rimpiange il dominio austriaco, e quattro zii che, spesso, si prenderanno cura di lei. Di mamma invece ne avrà una sola: no, non Angela che davanti a quella responsabilità non riuscirà ad evitare di trasferirsi lontano - con la scusa di un fine settimana a Bassano del Grappa, vi ci si trasferirà in modo definitivo con un nuovo amore - ma la nonna.
Emma crescerà così, senza sapere veramente cosa sia avere un padre canonico, nè una famiglia che possa considerarsi tale. Vivrà di se stessa, della sua voglia di comportarsi da maschio - così, magari, sua madre tornerà da lei - della sua amicizia con Mila - che come lei non aveva genitori e viveva solo con la zia - e crescerà, la vedremo farsi donna davanti ai nostri occhi e la vedremo innamorarsi, sbagliare, ed innamorarsi ancora, e non potremo non fare il tifo per lei, affichè un po' di felicità finalmente le sia concessa, dopo tante mancanze e tanto dolore. Incontrerà ogni tanto quella madre che si farà viva nei giorni dei compleanni e su cui lei cercherà di fare colpo in tutti i modi e, pian piano, riuscirà anche a costruirci un rapporto, con delle caratteristiche tutte particolari ma pur sempre un rapporto. E con suo padre? Non sta a me dirvelo, dovrete leggere questa bellissima storia per sapere tutto!
Una storia triste questa, piena di errori, di fughe, di mancanze ma, allo stesso tempo, una storia piena di speranza, di affetto, di amore familiare, di ritorni e, sopratutto, di vita vera.
I personaggi sono delineati talmente bene da essere resi perfettamente nei loro pregi e nei loro difetti - ricordando tantissimo quello che era avvenuto ai tempi di Io che amo solo te - ed anche l'ambientazione - sia quella triestina che quella di Bassano del Grappa - non è mai raccontata come una mera localizzazione dei fatti ma dà vita alla storia, rende reali i personaggi, aggiunge familiarità alle vicende.
Quante emozioni, poi, vi regalerà questa lettura. Un turbinio che vi farà passare dalla felicità più estrema alla sofferenza più sentita. La narrazione è talmente coinvolgente che ogni volta riuscirete ad immedesimarvi in ciascuno dei suoi personaggi e nessuno vi sembrerà mai totalmente in errore, nessuno vi sembrerà mai in piena ragione; ognuno di loro vi darà gioie e dolori, saprà essere simpatico ai vostri occhi allo stesso modo in cui, poco dopo, lo biasimerete.
Insomma, Luca non ha per niente perso lo smalto e - dopo lo scivolone di Dimmi che credi al destino - lo smalto lo ha ripassato con un rosso fuoco metallizzato!!! Ed ora non mi resta che immergermi presto nella lettura di Nessuno è come noi che Baba mi ha regalato ad agosto per il mio compleanno!!! Voi avete letto questo libro? Cosa ne pensate?
Anche a me è piaciuto, ha quella vena di dolce malinconia che mi ha molto coinvolta!
RispondiEliminaConcordo! Dolce malinconia sono le parole esatte!
EliminaDevo leggerlo da un po', ma sono entrata nel loop della Visual Challenge e questa copertina ha solo un quadrifoglio... NO BUONO eheheh!
RispondiEliminaAhahahah
EliminaConcordo con te, Bianchini torna e lo fa in grande stile regalandoci un romanzo che, sotto certi aspetti di velata malinconia, non ha nulla da invidiare al suo famosissimo "Io che amo solo te". :)
RispondiEliminaSono proprio contenta di aver ritrovato il Bianchini che amo!
Eliminami riprometto di leggere questo autore ma finora ancora non l'ho fatto. mea culpa
RispondiEliminaNooooo devi assolutamente trovare il tempo! ;)
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