venerdì 22 ottobre 2021

Letture con Marina #150 - Recensione de Sangue pirata di Eugenio Pochini

Buongiorno lettori, come state? Nuovo venerdì e nuova recensione di Marina.


Stanchi della solita vita? In cerca di avventure? Siete sulla pagina giusta, a solo un miglio da…



 
     
Ti
tolo: Sngue pirata
Autore: Eugenio Pochini
Casa editrice: CreateSpace Indipendent Publishing Platform,         2016
Pagine: 446

Trama: Johnny trascorre la propria infanzia a Port Royal. I suoi vicoli sono popolati di avventurieri, tagliagole e donne di malaffare: chiunque è in cerca di fortuna fra le taverne e i moli. Un giorno il ragazzo scopre l'esistenza di un misterioso tesoro... e tutto cambia improvvisamente. Costretto ad arruolarsi nella ciurma del temibile pirata Barbanera, Johnny dovrà affrontare mille insidie, tra cruenti arrembaggi, inquietanti tribù indigene e oscuri presagi, mettendo a repentaglio la sua vita e cercando di adempiere al proprio destino.




 

RECENSIONE:   


Ma quante parole e quante immagini si sono spese per poter poi parlare di pirati, fantastiche isole del tesoro e avventura in genere! Inaspettatamente sono rimasta sorpresa dalla lettura di questo romanzo di avventure picaresche, anche in considerazione del fatto che a scrivere questo libro è un autore italiano, laureato in lettere e filosofia (e chissà poi perché non apprezzo particolarmente gli autori italiani?, considerato che ci sarebbe pure l’aggiunta della ricchezza della lingua originale), con la teorica aggravante per me che questi è anche un esordiente. Altro motivo di sorpresa è il tema scelto: come detto, si sono versati ettolitri di inchiostro e percorsi kilometrici tapis roulant di pellicola per esplorare questo argomento da qualsiasi angolazioni e prospettiva possibile.

Ed effettivamente in quest’opera di Eugenio Pochini non c’è nulla di nuovo: un prologo in cui si conosce il giovane protagonista, con una situazione familiare triste, in procinto di perdere anche la madre. L’arruolamento un po’ fortuito tra la ciurma del mitico Barbanera, proprio ad opera di chi gli dà inizialmente lavoro in città. Avventure sanguinose dove il coraggio va sempre a braccetto con codardia, cupidigia, orgoglio e spericolata avventatezza e desiderio di avventura. Non manca nemmeno, prima di arrivare all’isola del tesoro, dove come da tradizione che si rispetti l’oro non è il bene più agognato, anche l’isola dei cannibali Kalinago, con lo stregone che ha legato a sé a doppio filo il temibile Barbanera, che ha un desiderio che lo incatena incessantemente ed ossessivamente al potere di un amuleto di giada. New entry moderna, merito di Pochini: la nipote dello stregone, che irretirà il giovane Johnny, il nostro protagonista, e tenterà di uccidere il famoso pirata. E nonostante non lo desiderasse fin dall’inizio, il nostro Johnny Underwood sarà accontentato: diventerà il protegè di Barbanera e vivrà in pochi mesi le avventure che un uomo non vive in una vita intera.

Il romanzo si legge con piacere perché a parte le pagine iniziali che servono a spiegare e preparare la base per le successive scorribande piratesche, di fatto si parte subito per il mondo che l’autore ha predisposto per il lettore. Forse un po’ di ripetizioni, un po’ di lungaggini e troppi pianti di pirati scafati potevano essere evitate, ma nel complesso si legge con godimento. L’impressione di star assistendo in parte a una puntata della serie di “Pirati dei Caraibi”, frammisto al cartone animato “Il Pianeta del Tesoro” (film del 2002 della Disney), è forte e dà l’impressione di stare leggendo continuamente qualcosa di già scritto, ma tutto sommato non è così anche con la lettura dei romance?, e nonostante questo li continuiamo a leggere. E forse, più che i precedenti due in forma di film e cartone animato e che sono tutto sommato dei derivati, avrei dovuto citare l’antesignano “L’Isola del Tesoro” di Stevenson, da cui anche questo romanzo, con le dovute modifiche, prende spunto pesantemente. Dirò di più, visto che abbiamo accennato al cartone animato Il Pianeta del Tesoro: se ne avete l’opportunità, andatevi a cercare Gli Allegri Pirati dell’Isola del Tesoro (letteralmente “L’Isola del Tesoro degli Animali”), film d’animazione del lontano 1971, scritto da Miyazaki come adattamento dal romanzo di Stevenson – e diretto da Ikeda. Un vero gioiellino!

E per tornare al romanzo di Pochini, ma senza svelarne comunque la trama, l’epilogo che l’autore sceglie di far vivere al suo protagonista è forse la parte più interessante di quest’opera prima. Che, come per Capitan Harlock, tanto per rimanere in tema di cartoni animati, potrebbe essere un buon espediente per continuare le avventure piratesche di Johnny Underwood.

Chiudo con le citazioni che l’autore utilizza per aprire le tre parti in cui è suddiviso il romanzo, con una quarta che ci introduce all’epilogo. La prima citazione è di Sepulveda: “Quando si varca l’arco d’ingresso al tempio dei sogni, lì, proprio lì, c’è il mare…”. La seconda è di Mark Twain: “Tra vent’anni non sarete delusi dalle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.” La terza è di Jean Paul Richter: “I sentimenti dell’uomo sono sempre più puri ed incandescenti nell’ora dell’incontro e nell’ora dell’addio”. E l’ultima è della poetessa Anne Carson: “L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso”. Ed è quello che sicuramente ha fatto John Underwood.

A presto




 

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