mercoledì 10 ottobre 2018

Recensione #262- La doppia madre di Michel Bussi

Buongiorno lettori, come state? Io sto cercando di uscire da un raffreddore pazzesco... un altro motivo per cui odio questa stagione!!!
Ma torniamo al blog. Oggi sono qui per parlarvi dell'ultimissimo libro uscito di Michel Bussi. Si chiama La doppia madre ed è edito come di consueto da edizioni e/o - che ringrazio per la copia - , 496 pagine.

Sinossi: Può un bambino avere due madri, anzi tre? Che succede se lo stesso bambino è il testimone chiave di una rapina finita in tragedia?
L’azione dell’inconsueto thriller si svolge a Le Havre, importante porto commerciale francese sulla costa della Manica: moli immensi, piramidi di container, dighe, bacini di compensazione, piroscafi, gru, e in mezzo a tutto questo le difficili condizioni di vita dei portuali, sempre più sostituiti da macchine, la disoccupazione, lo spettro della fame. È in questo contesto che, spinti dalla speranza di una vita migliore, quattro amici d’infanzia si mettono nelle mani di un balordo di professione per compiere la rapina del secolo.
A occuparsi del caso è Marianne Augresse, quarantenne funzionaria di polizia con una passione sfegatata per i bambini, coadiuvata dallo psicologo per l’infanzia Vasil Dragonman. La sua inchiesta è una lotta contro il tempo per acciuffare il cervello della banda, che nella sua fuga si lascia dietro una scia di cadaveri, e recuperare la refurtiva. Ma chi è lo spietato killer? E dov’è finito il malloppo? L’unico a saperlo è il piccolo Malone, un bambino di tre anni che dialoga col suo peluche.


Bussi è tornato! In tutti i sensi...
Già, perchè è vero che è uscito questo nuovo libro quindi "è tornato" è il verbo che meglio si addice alla cosa ma dico è tornato anche perchè con questo nuovo lavoro ritrovo l'autore che adoro, quello che mi spiazza, quello che mette al centro più gialli che si sfiorano, si intrecciano, si evolvono sotto gli occhi del lettore senza svelare minimamente nulla fino all'ultima pagina.


Chi mi conosce sa che adoro questo autore e che lo ritengo uno tra i migliori giallisti viventi, ma sa anche che il libro uscito prima di questo - Il quaderno rosso - non mi aveva per nulla convinto.
Ho voluto leggere subito questo ultimo lavoro proprio per togliermi di dosso il senso di non appagamento che mi aveva lasciato il precedente, con una paura folle che la magia tra me e questo autore fosse scomparsa, ma anche con la consapevolezza che una caduta non può far cambiare il pensiero di un lettore verso un autore che ama.
Quindi eccomi qui, con quasi cinquecento pagine alle spalle, per dirvi che la magia non si è assolutamente dissolta anzi, Bussi si conferma un grande, uno di quelli che sanno creare il poliziesco perfetto, senza imbrogli, giocando a carte scoperte, facendoci credere quello che lui vuole!
In questo caso al centro della trama c'è un bambino - Malone - di tre anni, molto loquace per la sua età e con un compagno di giochi alquanto bizzarro, Guti, un peluche che non è un topo ma neanche un criceto. Con Guti Malone parla, il giocattolo gli racconta storie che parlano di pirati, di orchi, di case in mezzo alla foresta. Guti è la sua memoria, il suo unico appiglio per non perdere i ricordi che, presto, come un qualsiasi bambino della sua età, si dissolveranno lungo il cammino della crescita.
La strada di Malone si interseca con quella del commissario Marianne Augresse, perchè Malone racconta cose strane, di una mamma precedente alla sua attuale mamma, e lo psicologo della scuola non può non approfondire.
La polizia però non ha tempo di occuparsi della fervida immaginazione di un bambino, visto che finalmente è sulle tracce di una banda di rapinatori che per troppo tempo sono riusciti a sfuggirgli.
Qual è il collegamento tra i due casi? Dove si nascondono i rapinatori con il malloppo? Cosa nasconde il peluche da cui Malone non si divide mai? Che legame ha Malone con tutto il resto? Malone ha avuto veramente un'altra mamma?
Chi conosce Bussi e il suo modo di architettare le storie sa che sicuramente le due vicende non potranno essere totalmente slegate tra loro, ma il grande interrogativo che, per tutta la lettura, rapisce il lettore non è se ci sia un collegamento ma quale sia il collegamento.
Con una narrazione che passa dal presente, al racconto dei giorni precedenti, l'autore ci intrappola pian piano nella sua rete, ci fa immergere nella vita dei protagonisti, ce ne racconta le emozioni ed i segreti più nascosti. Come sempre non si limita a creare un giallo, ma crea un romanzo completo con un giallo che lo attraversa.
Anche l'ambientazione e, come al solito, molto dettagliata. Questa volta il libro è ambientato a Le Havre, una cittadina portuale che affaccia sulla Manica in cui ai quartieri di villette che creano dei veri e propri villaggi a sè, si contrappone la vita portuale, con la sua disoccupazione e, spesso, la povertà. Come ogni altra volta, io leggo i libri di questo autore e vorrei subito partire e visitare i luoghi in cui fa muovere le sue storie.
Ci sono solo dei piccoli dettagli che non mi hanno convinta del tutto ma questo non inficia assolutamente la bellezza del libro e il pensiero assolutamente positivo che me ne sono fatta.
Eh già, Bussi è davvero tornato ed io spero che non mi abbandoni per molti, moltissimi anni ancora!
Se non conoscete questo autore dovete rimediare. Ogni suo lavoro è una scoperta ed ogni sua trama è diversa dalla precedenti. Non vi deluderà!!! 

Libri precedenti dell'autore:

Ninfee nere
Tempo assassino
Non lasciare la mia mano 
Mai dimenticare 
Il quaderno rosso  


VOTO:




14 commenti:

  1. Te l'ho detto Dany, non vedo l'ora di leggerlo e di discuterne con te! Io adoro quest'uomo! :-)

    RispondiElimina
  2. Giallista che devo ASSOLUTAMENTE scoprire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, devi!!! Anche se io ti consiglierei di partire da qualcuno dei precedenti... Ninfee nere o Tempo assassino per poi proseguire! ;)

      Elimina
  3. Strano sentir parlare di Le Havre come un piccolo insieme di villette della vita più elevata si contrappone la città portuale.Le Havre nella realtà è grandissima con una vita molto variegata. Le case sono di vario genere, con una pulizia impeccabile per le strade anche nella zona portuale. Uno stadio enorme e viali enormi. È bellissima non ha molte cose da vedere ma è un crocevia per luoghi molto più interessanti. Comunque il libro mi intriga lo metto in lista

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, io non ci sono mai stata e magari ho percepito una visione sbagliata del luogo.
      Però non ho parlato di un piccolo insieme di villette ho detto "una cittadina portuale che affaccia sulla Manica in cui ai quartieri di villette che creano dei veri e propri villaggi a sè, si contrappone la vita portuale".
      Se non ho interpretato male l'autore parla di una parte con un crocevia di strade in cui ci sono villette ognuno con il proprio pezzo di giardino, in cui tutti sanno tutto degli altri e si tengono d'occhio a vicenda, come dei quartieri villaggi. E poi ha parlato delle parti lungo la costa con le scogliere sul mare in cui sono cresciute negli anni baracche abusive, sopreattutto in una parte portuale dismessa.
      Non so... magari l'autore (come fa spesso nei suoi libri) ha voluto far vedere la parte meno conosciuta e meno turistica della città... quella più problematica, o magari ha solo enfatizzato dei particolari o magari - e questo è probabile - la mia immaginazione ha fatto le bizze! ;)
      Anzi, se lo leggi poi dimmi!!!!

      Elimina
  4. Ciao! Io di Bussi ne ho letto uno solo e mi è piaciuto un sacco, lo sai! Ho letto "Mai dimenticare" e la voglia di stare in sua compagnia non l'ho persa. Poi vogliamo parlare delle copertine? A Le Havre ci sono stata, tanti anni fa e proprio per questo lo leggerei volentieri! Cittadina interessante! A presto :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le copertine sono qualcosa di straordinario!!! Una più bella dell'altra...
      Quando ti decidi a leggere gli altri??? Forzaaaaa!

      Elimina
  5. Risposte
    1. Concordo! Scusa per la tarda risposta ma ho avuto dei problemi con blogger che mi ha messo molti commenti tra gli spam senza una ragione...

      Elimina
  6. Ho appena finito il libro ma una cosa non mi convince. Se il DNA dava come padre Timo e da lì partono tutte le ricerche, come può essere figlio della coppia morta durante la rapina?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti non euno di quelli che ho preferito di questo autore! ;)

      Elimina