"Ciao a tutti. Mi chiamo Daisy Fay Harper e ieri ho compiuto undici anni."
Comincia così questo libro, una sorta di diario in cui una Daisy Fay bambina inizia a raccontarci la sua difficile e tribolata vita dagli unidici ai diciotto anni.
Lo fa attraverso i suoi occhi e le sue parole, a volte fraintendendo situazioni, persone, fatti come solo i bambini sanno fare. Quando conosciamo Daisy la sua vita è a Jackson, il luogo in cui è nata, e le giornate scorrono tra una partita e l'altra di Bingo con madre, nonna e zia. La fortuna sembra baciare la famiglia quando al padre William viene proposto di entrare in società con Jimmy Snow per aprire un bar sulla spiaggia di Shell Beach e soprattutto quando al Bingo viene vinta la cifra necessaria per entrare in società. Ma non è tutto oro quel che luccica e la famiglia dovrà fare non pochi salti mortali per cercare di dare al bar una nuova vita permettendogli così di mantenere la famiglia. Daisy racconterà lo scorrere di una vita, ci narrerà di banali problemi da ragazzina ma anche di avvenimenti cui una bambina non dovrebbe mai assistere.
La vita della famiglia Harper non riesce ad essere una vita serena. Il padre è più la birra che beve di quella che vende e la madre dovrà sopportare, o almeno provarci, per il bene della famiglia.
Ma questa non è solo la storia della famiglia Harper. È la storia di tanti, tantissimi - forse anche troppi - personaggi che, in una vita incrociano la propria strada con quella di Daisy Fay. Dall'insegnante di scuola, alla lavapiatti del locale, dai proprietari di un locale notturno a dei temibili giocatori di poker. Vite che si intrecciano in una cittadina senza arte nè parte.
Cosa non ha funzionato quindi, chiederete voi?
Ho trovato la storia tanto, troppo, frammentata. L'impostazione a diario, aggiunta a tutti i personaggi cui faticosamente si sta dietro durante la lettura, non ha permesso secondo me all'autrice di creare una storia lineare, accattivante, coinvolgente.
Ho da subito ritrovato le atmosfere delle ambientazioni dell'autrice, ne ho ritrovato lo stile - a volte scanzonato e a volte impegnato - ma non ho ritrovato la corposità delle sue storie, caratteristica che normalmente mi conquista durante la lettura e che non mi permette di abbassare mai la guardia.
In questo caso, per la prima volta con la Flagg mi sono annoiata e ho letto con la necessità di arrivare in fondo non per scoprire le meraviglie della trama ma per archiviare al più presto la lettura e più andavo avanti, più mi annoiavo. Ho pensato che magari mi avrebbe stupito quindi ho continuato cercando di darle il beneficio del dubbio ma, anche arrivata alla fine, mi sono ritrovata a pensare di essere al cospetto di una storia banalotta, con un finale altrettanto banalotto, almeno per quello che sono i miei gusti.
Che vi devo dire, questa volta, con rammarico, è andata così ma lasciatemelo dire, continuo a trovare le cover di queste versioni vintage decisamente più calzanti rispetto alle più recenti.
Spero di ritrovare al più presto l'autrice che amo, visto che ho ancora parecchi romanzi che mi mancano all'appello e quindi posso nutrire la speranza che questo resti solo uno scivolone isolato in un mare di meraviglie.
Magari sono io a non essere adatta a questa storia, chi lo sa...
Voi lo avete letto? Vi è piaciuto?
La vita della famiglia Harper non riesce ad essere una vita serena. Il padre è più la birra che beve di quella che vende e la madre dovrà sopportare, o almeno provarci, per il bene della famiglia.
Ma questa non è solo la storia della famiglia Harper. È la storia di tanti, tantissimi - forse anche troppi - personaggi che, in una vita incrociano la propria strada con quella di Daisy Fay. Dall'insegnante di scuola, alla lavapiatti del locale, dai proprietari di un locale notturno a dei temibili giocatori di poker. Vite che si intrecciano in una cittadina senza arte nè parte.
Cosa non ha funzionato quindi, chiederete voi?
Ho trovato la storia tanto, troppo, frammentata. L'impostazione a diario, aggiunta a tutti i personaggi cui faticosamente si sta dietro durante la lettura, non ha permesso secondo me all'autrice di creare una storia lineare, accattivante, coinvolgente.
Ho da subito ritrovato le atmosfere delle ambientazioni dell'autrice, ne ho ritrovato lo stile - a volte scanzonato e a volte impegnato - ma non ho ritrovato la corposità delle sue storie, caratteristica che normalmente mi conquista durante la lettura e che non mi permette di abbassare mai la guardia.
In questo caso, per la prima volta con la Flagg mi sono annoiata e ho letto con la necessità di arrivare in fondo non per scoprire le meraviglie della trama ma per archiviare al più presto la lettura e più andavo avanti, più mi annoiavo. Ho pensato che magari mi avrebbe stupito quindi ho continuato cercando di darle il beneficio del dubbio ma, anche arrivata alla fine, mi sono ritrovata a pensare di essere al cospetto di una storia banalotta, con un finale altrettanto banalotto, almeno per quello che sono i miei gusti.
Che vi devo dire, questa volta, con rammarico, è andata così ma lasciatemelo dire, continuo a trovare le cover di queste versioni vintage decisamente più calzanti rispetto alle più recenti.
Spero di ritrovare al più presto l'autrice che amo, visto che ho ancora parecchi romanzi che mi mancano all'appello e quindi posso nutrire la speranza che questo resti solo uno scivolone isolato in un mare di meraviglie.
Magari sono io a non essere adatta a questa storia, chi lo sa...
Voi lo avete letto? Vi è piaciuto?
VOTO:
A me il diario non ha infastidito, ma mi sono annoiata, quanto basta :-)
RispondiEliminaBaba
Ecco...
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