lunedì 30 novembre 2020

Recensione #379 - Donnafugata di Costanza DiQuattro

Buongiorno lettori, ultimo lunedì di novembre che ci porta, più velocemente di quanto mi sarei aspettata, verso la fine di questo anno infausto. Per cominciare bene la settimana e concludere il mese, vi lascio la recensione del libro Donnafugata di Costanza DiQuattro edito da Baldini+Castoldi - che ringrazio per la copia - pag. 208.

Trama: Donnafugata è un luogo, a due passi da Ragusa, tra carrubi secolari, muri a secco e
campagna scoscesa. Donnafugata è un tempo, l'Ottocento, tra dominazione borbonica, moti di fierezza popolare e alba della dignità operaia. Donnafugata è un casato, tra i più antichi di Ibla, che di quella terra e quei giorni incarna gioie, patimenti e futuro. Alla sua testa c'è lui, il barone Corrado Arezzo De Spucches, di cui il libro è quasi un diario privato: da quando, ginocchia sbucciate e balia Annetta appresso, scappava bambino da don Gaudenzio e quella camurria del suo rosario; agli anni in cui, ragazzo, compie gli studi a Palermo e lì fa sua la voglia di rivoluzione; a quelli in cui, marito, padre e poi nonno, vive e invecchia «circondato dalle fimmini», amandole tutte teneramente e sopravvivendogli con il cuore spaccato. Prefazione di Giuseppina Torregrossa.
Un amore viscerale mi lega alla Sicilia - la terra di mia madre - e difficilmente riesco a girarmi dall'altra parte quando sulla mia strada trovo un romanzo ambientato in quei luoghi. E non ho potuto farlo neanche con Donnafugata.

"Se vuoi davvero non deludere questo vecchio che si avvia verso il tramonto, sii felice."


Sono entrata in questo romanzo in punta di piedi, aprendo una porticina dietro l'altra in attesa di capire dove l'autrice volesse portarmi. Sono rimasta spiazzata da una struttura organizzata su salti temporali che apparentemente non hanno un ordine logico ma che pian piano ho imparato a conoscere e a capire. Sono entrata nella vita di Corrado come una mosca e ho spiato la sua vita saltando dalla sua vecchiaia, alla sua fanciullezza, alla sua giovinezza, conoscendone la famiglia, gli amici, la servitù.
Corrado non è un uomo qualunque bensì il Barone di Donnafugata, proprietario dell'omonimo castello, uomo realmente esistito, avo dell'autrice. Un uomo forte, determinato ma anche di gran cuore che arriva al lettore grazie al suo essere un marito devoto, un padre disponibile, un bambino caritatevole, un amico sincero.
Un padre con cui confidarsi per una figlia segnata da un matrimonio fortemente voluto ma difficile, un capo capace di mettere in primo piano il bene della propria filiera e dei suoi sottoposti prima del denaro; un amico con cui condividere una bella bevuta ma anche confidenze, dubbi; un marito da cui farsi stringere la mano, con cui dormire accoccolati, capace di vedere oltre, di non limitarsi ad essere l'uomo di casa; un nonno presente, a volte impegnativo, ma sempre disponibile e capace di dire e fare la cosa giusta; un barone che non fa pesare al prossimo il suo ruolo e capace di chiedersi perchè una ragazza che lavora per lui non lo guardi mai negli occhi. Non si limita mai all'apparenza Corrado, sa sempre guardare un po' più in là, capire un po' di più, arrivare - con la capacità dell'ascolto - dove altri non arriverebbero.
Il suo rapporto con Micheluzzo, quel bambino affamato cui donò pane e latte, e che divenne il suo migliore amico, prima, e il suo braccio destro, dopo, è un rapporto unico, profondo, capace di andare oltre alle differenze sociali, e capace di affascinare il lettore per tutto lo scorrere delle pagine.
L'ambientazione è quella siciliana del 1800, di Donnafugata in primis ma anche di Ragusa Ibla poi, dove il barone ha una dimora importante in cui si reca spesso con la famiglia. Entrambe le dimore ci vengono raccontate senza un eccesso di dettagli ma facendocene vivere gli avvenimenti, portandoci in quei luoghi e permettendoci di assistere alle vicende di vita che si svolgono all'interno. Assisteremo a nascite, malattie, incontri d'amicizia, litigi di famiglia, il tutto attraverso una narrazione molto elegante, capace di far emergere il protagonista in ogni suo particolare, non perchè ci venga descritto eccessivamente ma perchè lo vedremo attraverso gli occhi degli altri, di quelli che lo amano, che hanno bisogno di lui, che credono in lui.
Credo che la volontà dell'autrice fosse quella di far concentrare l'attenzione del lettore verso Corrado e devo dire che ci è riuscita perfettamente. È un protagonista con i fiocchi, di quelli che difficilmente si dimenticano, di quelli insostituibili. Anche il suo "compare tuttofare" Micheluzzo si mostra al lettore in modo molto preciso, ed è indissolubile il rapporto che mantengono i due uomini, per tutta la vita, nonostante i differenti ruoli.
Lo stile è scorrevole, evocativo, a tratti poetico, arricchito in alcuni punti da vocaboli in dialetto molto comprensibili che creano l'atmosfera dei luoghi molto di più di quanto non sia fatto con le descrizioni che ci sono, ma che forse avrei preferito fossero un po' più presenti soprattutto per rendere i profumi e i colori di una terra così speciale che poi è quella dei miei avi, della mia mamma.
La narrazione è in terza persona, in alcuni punti intervallata da lettere tra i personaggi che arricchiscono notevolmente la trama. Devo dire che sono stata un po' fuorviata dalla prefazione al romanzo fatta da Giuseppina Torregrossa perché parlando di "introduzione di capitoli in forma diaristica ed epistolare" mi ha fatto immaginare che avrei trovato molte più lettere e dei passi di diario, invece ci sono lettere, è vero, e arricchiscono il romanzo - soprattutto la lettera finale che a me ha proprio lacerato il cuore, lasciandomi in lacrime a chiudere l'ultima pagina - ma non aspettatevi un romanzo epistolare come erroneamente avevo immaginato io perché non lo è, almeno non nel vero senso del termine.
Comunque, a parte questo, ho trovato la lettura molto piacevole, ho amato le interazioni tra i personaggi, tanti, che hanno saputo toccarmi il cuore nonostante una storia non lineare, a cui approcciarsi in modo nuovo, senza reticenze ma con la voglia di capirla.
La struttura di questo romanzo denota sicuramente una grande capacità narrativa dell'autrice perché non è facile neanche per chi scrive saltare nel tempo avanti e indietro come un grillo senza far perdere al lettore la bussola e, forse, senza perdere colpi anche come scrittrice. È un attimo scivolare, e un attimo non farsi capire invece la DiQuattro inizialmente stordisce per arrivare poi a fare capire, man mano, che i salti temporali non sono casuali, che ogni capitolo è poi collegato al precedente e al successivo da un dettaglio, da un personaggio, da un avvenimento, nonostante in un primo momento non lo sembri.
Se siete capaci di accettare le sfide e di buttarvi in un romanzo con una struttura narrativa non usuale, allora questo libro può essere adatto a voi. Preparatevi ad intraprendere un viaggio lungo una vita, quella vera, quella che a volte dà e a volte toglie, quella in cui ci possono essere parole non dette, questioni non concluse, ma anche quella dove l'amore viene mostrato in tutte le sue forme, dalla più canonica alla più malata, dalla più vera alla più costruita. Un libro che vi mostrerà le emozioni, quelle profonde, grazie a Corrado e al suo mondo.


VOTO:







3 commenti:

  1. questo libro sembra molto particolare. quello che mi preoccupa è proprio la struttura narrativa non so se possa fare per me

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    1. Diciamo che cominciare sapendo già a cosa si va incontro può essere un vantaggio! 😊😊

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  2. E' un libro incantevole che consiglio vivamente. A me ha aiutato molto fissare fin dall'inizio che il protagonista è nato nel 1924. Questo aiuta a individuare il momento in cui si svolgono le vicende perchè l'inizio di ogni capitolo riporta sempre la data. Per il resto è una storia che riesce davvero a toccare il cuore, un uomo sensibile, forte, generoso, uno di quelli che tutti vorremmo incontrare nella vita.

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