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lunedì 25 maggio 2020

Recensione #356 - Una vita come tante di Hanya Yanagihara

Buongiorno lettori, buon lunedì. Come state? Anche a voi stanno volando i mesi sotto gli occhi? siamo già a fine maggio e non riesco a capire come sia successo...
Ma torniamo al blog con una nuova recensione, quella del libro Una vita come tante di Hanya Yanagihara edito da Sellerio,  pag. 1094.

Trama: In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l'uno all'altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all'inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall'ambizione. Willem, dall'animo gentile, vuole fare l'attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell'arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l'affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell'autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell'amicizia.

Come si fa a parlare di un libro come questo? Come riuscire a rendere la profondità di quello che  questo libro ci racconta? È giorni che me lo chiedo - perchè certi libri vanno "lasciati decantare come il vino" come dice la mia amica Baba, e questo è uno di quei libri.

venerdì 19 luglio 2019

Recensione #313 - Come una famiglia di Giampaolo Simi - #aspettandoilbancarella

Buon pomeriggio carissimi! Eccomi qui, per l'ultima recensione - rigorosamente in ordine alfabetico - dedicata ai libri finalisti del Premio Bancarella 2019, il cui vincitore sarà rivelato domenica sera a Pontremoli. Oggi vi parlo di Come una famiglia di Giampaolo Simi, edito da Sellerio, pag. 425, secondo volume dedicato al giornalista Dario Corbo. Il primo volume è La ragazza sbagliata che, se vi siete persi, ho recensito qui

Sinossi: Luca Corbo è un ragazzo coccolato e protetto che vede davanti a sé, quando non ha ancora diciotto anni, la grande opportunità di tutta una vita. Aspira a una carriera da calciatore professionista, è stato notato da alcuni procuratori, ed è giunto il momento di fare una scelta. Attorno ha i compagni che sul campo e fuori sono gli amici del cuore, anche loro spinti dalle stesse ambizioni. A incoraggiarlo c'è il sostegno dei genitori Dario e Giulia, separati dopo molte difficoltà, per una volta di nuovo complici grazie all'orgoglio per il suo talento. Sono trascorsi alcuni anni dall'estate del caso Nora Beckford, quando Dario Corbo, ex giornalista scaltro e malinconico, ha cercato di riscattare l'immagine e il passato scellerato di un'assassina che proprio lui aveva contribuito a far condannare. Ora Dario lavora per lei, alla Fondazione che cura l'opera del padre artista, e in molti hanno da ridire. Basta una telefonata per cambiare tutto, ancora una volta. Dario viene convocato all'albergo dove il figlio alloggia con la squadra, due poliziotti stanno frugando nella sua stanza, Luca è pallido e silenzioso. La notte precedente una ragazza è arrivata al pronto soccorso con il volto sfigurato, ha denunciato di essere stata condotta sulla spiaggia e poi stuprata e picchiata da un ragazzo conosciuto in discoteca. Quel ragazzo, ha detto, si chiama Luca, e gioca a calcio. Per Dario Corbo è il frantumarsi di un ordine precario e l'annuncio del fallimento più doloroso, quello di padre. Giampaolo Simi ci riporta in Versilia e traccia un affresco ambizioso e avvincente, di raffinato realismo e lancinante tensione. Un noir drammatico ma soprattutto una storia di individui che si riconoscono tra loro e cercano complicità e protezione nell'appartenenza, nella lealtà di gruppo, nel cemento dell'amicizia, nel nucleo tenace delle famiglie. Fin quando una famiglia non è costretta a guardarsi dentro, e a chiedersi quanta cieca fiducia, quanto amore inappellabile sono necessari per proteggere le persone che amiamo. Con il sospetto che persino nel proprio figlio possa nascondersi una creatura feroce.


Come vi dicevo nella recensione del libro precedente, ho conosciuto ed amato questo autore nel 2017 grazie al suo Cosa resta di noi - recensione qui - e queste due nuove letture non hanno fatto altro che confermare la bravura di questo autore.
Se nella prima avventura avevamo conosciuto un Dario Corbo freddo e parecchio cinico, ci dovremo un po' ricredere leggendo questo nuovo lavoro di Giampaolo Simi. Il Crobo che incontreremo qui è invece un uomo che dovrà fare i conti con i propri sentimenti e con il suo essere padre, nel bene e nel male.

venerdì 21 giugno 2019

Recensione #307 - La ragazza sbagliata di Giampaolo Simi

Buongiorno lettori, come va? Siete ancora in città o qualcuno di voi è già in vacanza? Io in città, come al solito per le ferie dovrò aspettare agosto, però non mi lamento visto che sono ancora a casa in maternità quindi almeno non ho la stanchezza dei viaggi sulle spalle come tutti gli anni.
Mi sto dedicando ai miei bimbi e alla lettura... insomma, un lusso!!!
Ma torniamo a noi. Come sapete sto seguendo da vicino il Premio Bancarella 2019 e tra i sei finalisti c'è  Giampaolo Simi con il suo ultimo libro: Come un famiglia, edito sa Sellerio, secondo libro della serie dedicata al giornalista toscano Dario Corbo. E visto che non mi piace leggere un libro di una serie senza i precedenti oggi vi parlo del romanzo La ragazza sbagliata  edito da Sellerio, pag. 386.

Sinossi: «Giro pagina e scrivo il suo nome. Nora Beckford. E subito sotto "Sensi di colpa: nessuno". Lo sottolineo due volte, e buco quasi la carta. Nessuno». Ma il tarlo del dubbio si insinua in Dario Corbo, giornalista di successo caduto in disgrazia, e lo spinge a ripercorrere una vecchia storia. Ventitré anni prima c'è stato un omicidio brutale: una diciottenne, uccisa seviziata e abbandonata in un dirupo sulle colline della Versilia. Irene ha appena terminato l'esame di maturità, è una studentessa modello, un esempio per i compagni e una sicurezza per i genitori. A essere incolpata di un orrore che ha fatto rabbrividire un'intera comunità sarà, dopo una lunga vicenda giudiziaria, Nora Beckford. Ventenne figlia di un famoso scultore inglese trapiantato in quella striscia di lusso in Toscana, di lei si era indagato ogni tratto. Il carattere, l'uso di droghe, la passione, la gelosia. Sulla condanna successiva erano stati determinanti non solo le prove ma gli articoli infiammati di un giovane giornalista, Dario Corbo. Proprio lui che oggi, a vent'anni di distanza, è incaricato di un libro a sensazione su quel delitto. E indeciso, ma il lavoro è ben pagato e poi lo incoraggia ambiguamente a dedicarvisi un magistrato d'assalto, che gli facilita l'accesso a incartamenti e perfino a indizi tralasciati. Ma è soprattutto l'incontro fortuito con Nora Beckford, l'assassina da poco uscita di galera, che lo porta a inoltrarsi in una selva di piste trascurate e inattesi ritrovamenti su uno sfondo che si staglia inquietante. Chi è Nora? Come può dirsi incapace di ricordare perfino una singola istantanea di quella ferocia? Cosa si è insinuato in lei, cosa è successo intorno a lei? Quali oscuri segreti della storia criminale italiana l'hanno avvinghiata? Ben più del mistero di un delitto, è l'enigma di una donna a incombere su Dario Corbo. A imprigionarlo tra la ricerca della verità e la forza della passione. Ed è questa prigionia e la faticosa liberazione da essa ciò che Giampaolo Simi racconta.

Ho conosciuto ed amato questo autore nel 2017 grazie al suo Cosa resta di noi - recensione qui - quindi quando ho scoperto che il suo ultimo lavoro è stato selezionato come finalista al Premio Bancarella non mi sono stupita.
La voglia di leggerlo c'era già quindi eccomi qui con il primo libro dedicato a Dario Corbo.
Ma chi è Dario Corbo?

venerdì 8 marzo 2019

Letture con Marina #59 - Recensione del romanzo La pista di ghiaccio di Roberto Bolaño

Buongiorno lettori e buon venerdì! Come va? Io in attesa del mio piccolo, nuovo, principe... ultimissimi giorni di attesa e sono emozionatissima!!! Ma torniamo al blog, come ogni due venerdì torna Marina con una delle sue recensioni. Vi lascio quindi a lei e al suo pensiero!

Ad un passo dalla primavera, incontro Roberto Bolaño per la prima volta. E a ben vedere, proprio oggi che è l’8 Marzo, mi accorgo che ha tratteggiato nel suo romanzo la figura di almeno tre donne fenomenali.


Titolo: La pista di ghiaccio
Autore: Roberto Bolaño
Traduzione: Angelo Morino
Casa editrice: Sellerio - 2004
Pagine: 228

Descrizione: Un noir. Un amore di perdizione, à bout de souffle, per una donna imprendibile e conturbante, una truffa e un crimine assurdi o futili; due balordi; l'inchiesta; e sotto tutto e tutti il gorgo risucchiante dell'incerto destino. Solo che su questi elementi strutturali del noir, tracciati con una intenzionale calligrafia a rendere più stridente e ironica la futilità dei moventi e l'inezia delle personalità in campo, interviene il tocco di Bolaño, con la sua vocazione a raccontare la vita di traverso usando la maschera dell'invenzione e del gioco intellettuali. Gli elementi del noir vengono smontati e rimontati seguendo un metodo che si potrebbe dire cubista, per il tentativo di presentare la vicenda in una sequenza di quadri ognuno mostrato con una specie di simultaneità di visione. La vicenda, partita dall'improbabile costruzione illegale di una pista di ghiaccio, è narrata da tre personaggi: un burocrate potente del sottomondo politico; un cileno, scrittore fallito che ha fatto fortuna e ama sensualmente la donna capricciosa che il burocrate ama spiritualmente; un messicano poeta, senza permesso di soggiorno, testimone casuale per seguire un amore da bassifondi. Ma lo schema non è quello classico delle diverse versioni della stessa vicenda. I tre mostrano, narrando i momenti della loro avventura, le varie e diverse sfaccettature dei fatti: una sola prospettiva le nasconderebbe, così come l'onniscienza del narratore in terza persona le priverebbe di ogni intensità esistenziale. Ne emergono in filigrana tutti i temi che fanno di Bolaño un ironico, malinconico poeta: l'amor tradito, le illusioni perdute. La fragilità del tutto. «Quello che è perso è perso», si conclude, nella voce di abissale e disarmante banalità di un narratore, la storia che sembrava piena di rumore e di furore.


RECENSIONE:

venerdì 2 novembre 2018

Letture con Marina #50 - Resoconto dell'incontro con Fabio Stassi a PordenoneLegge

Buongiorno lettori, siamo di nuovo a venerdì. Un venerdì speciale per chi, come me, si godrà il lungo ponte della festa dei Santi! Oggi, come ogni due settimane, vi lascio con la rubrica Letture con Marina che ci lascia con un nuovo resoconto della sua esperienza a PordenoneLegge, quello dell'incontro con Fabio Stassi.


AUDITORIUM ISTITUTO VENDRAMINI
20.09.2018 ore 18.00 - SEGRETI E COINCIDENZE



venerdì 7 settembre 2018

Letture con Marina #45

Prima puntata settembina con la rubrica Letture con Marina.Vi lascio alla sua recensione!


Fabio Stassi… oppure Berthoud & Elderkin? La Lettrice Scomparsa, oppure Curarsi con i Libri?, di cui proprio Stassi ha adattato l’edizione per il mercato italiano? Hmmmm… ora mi sono incuriosita e vorrei leggere Curarsi con i Libri (rimedi letterari per ogni malanno) in versione english e italiana in contemporanea, per vedere la differenza fra le due edizioni. Perché presumo che a parte i Grandi Autori, forse Stassi ha inserito autori italiani e tolto qualche autore poco o addirittura non pubblicato in Italia… Ecco, allora facciamo così. Come di consueto, iniziamo dall’ultimo per poi andare a ritroso. O mannaggia, però!: nel frattempo Stassi nel 2018 ha dato alle stampe la seconda avventura di Vince. Che fare?

Ad un paio di settimane dalla “comparsa” di Fabio Stassi al Festival letterario PordenoneLegge 2018, direi che ci gustiamo :
Titolo: LA LETTRICE SCOMPARSA
Autore: Fabio Stassi
Casa editrice: Sellerio Editore Palermo - 2016
Pagine: 273

Descrizione: "Non c'è nessuna coerenza nelle nostre vite" pensa il protagonista di questo romanzo. "Ci siamo solo noi, che la reclamiamo. A creare l'universo non può che essere stato uno scrittore fallito". Ma se è così che stanno le cose, può un essere umano vivere la propria vita come se scrivesse un racconto che qualcuno deve leggere? Vince Corso è un professore precario, non più giovanissimo. È nato dalla relazione fugace della madre, che lavorava in un hotel a Nizza, con un viaggiatore e, ogni volta che ne sente il bisogno, Vince manda una cartolina al padre sconosciuto all'indirizzo dell'albergo. L'unico ricordo che ha di quell'uomo sono tre libri lasciati nella stanza come un'eredità che gli ha segnato l'esistenza: Vince ora è un'anima di letterato che ha letto forse troppo, convinto che la scrittura sia una strana menzogna capace di manipolare la vita, perché, come dice Celine, "se si immerge un bastone in un lago per vederlo intero bisogna spezzarlo" e per lui i romanzi sono quel lago. Per sbarcare il lunario, si inventa una professione, la biblioterapia. Qualcuno gli parla del proprio male, nello spirito o nel corpo, drammatico o ridicolo, e Vince gli consiglia un libro come medicina. Da principio lo fa con timidezza ma, poco a poco, si conquista una clientela, fatta di sole donne. E intanto lo prende un'intrigante curiosità per l'enigma del rapporto fatale tra la letteratura e la vita. E quando scopre che la vicina è scomparsa... comincia a studiarla attraverso i libri...


RECENSIONE:

venerdì 30 giugno 2017

Letture con Marina #17

Buongiorno lettori! Finalmente un altro venerdì è arrivato e con lui anche una nuova puntata della rubrica Letture con Marina. Vi auguro un meraviglioso weekend e vi lascio nelle sue mani.


Quarto e probabilmente ultimo romanzo preso in esame tre i 6 libri in lizza per il Premio Bancarella di metà Luglio.

LA GUARDIA, IL POETA E L'INVESTIGATORE

Autore: Jung-myung Lee
Casa editrice: Sellerio
Pagine: 379
Genere:narrativa
Anno di pubblicazione: 2016

Sinossi: Nel 1944 la Corea è sotto l'occupazione giapponese, e nella prigione di Fukuoka non si permette ai detenuti coreani di usare la propria lingua. Un uomo, una guardia carceraria, viene trovato brutalmente assassinato, e un giovane collega dall'animo sensibile e letterario viene incaricato di condurre l'indagine e trovare il colpevole. La vittima era temuta e odiata per la sua brutalità, ma quando l'improvvisato investigatore avvia la sua inchiesta interrogando custodi e detenuti, ricostruendo poco a poco i movimenti degli ultimi mesi, un diverso e sorprendente scenario si impone alla sua attenzione. Dall'inchiesta sull'uomo emerge il passato di un povero analfabeta orfano dei genitori, il faticoso riscatto attraverso il lavoro, la carriera nella prigione, la scoperta di una passione inaspettata, il ruolo di "censore" con l'incarico di controllare la corrispondenza in entrata e in uscita dal carcere. E soprattutto il legame con un detenuto particolare, un famoso poeta coreano, autore di scritti sovversivi. E proprio attorno al poeta ruota l'intera vicenda: nel corso dei suoi interrogatori il giovane si trova a parlare sempre di più con il prigioniero e, come prima di lui la guardia assassinata, a immergersi in un dialogo fatto di letteratura, d'arte, di libertà. Si scopre a desiderare la bellezza dei suoi versi clandestini, a subire il potere eccitante e al tempo stesso rasserenante della parola poetica...
RECENSIONE:
Vi è mai capitato da un lato di voler parlare/scrivere per ore di un romanzo – e dall’altro volerlo celare e custodire nell’intimo, tanto che scriverne la recensione diventa quasi una violenza autoimposta? Ci sono libri che parlano di cose che non si conoscono, di cose che si possono immaginare e che per fortuna non si vivranno: e nel contempo ci sono romanzi che incidono così profondamente il cuore – o l’anima, se preferite – che divengono indimenticabili. Tanto che sovente la mente ritorna ad alcuni brani o personaggi del romanzo così, con naturale levità. Ricordi stimolati da situazioni quotidiane che nulla hanno a che fare con quanto letto, ma che riportano alle mente parti del libro. Ecco, La guardia, il poeta e l’investigatore è uno di quei romanzi che dispiace aver finito – ma che si ringrazia il Cielo di aver potuto incontrare. Perché sembra sempre una frase trita, ma le vicende ivi narrate arricchiscono l’anima, un po’ come creare dei collegamenti di sinapsi dell’anima, pur trattando della sofferenza disumana di alcune persone. Stiamo parlando di una stato, la Corea, che prima della seconda guerra mondiale non era una nazione, ma aveva subito varie dominazioni, di cui l’ultima, ad opera del Giappone, vide i coreani sottomessi e in carcere, in taluni casi solo perché i propri scritti erano considerati sediziosi. Oppure semplicemente perché scritti nella propria madre lingua: altro reato. Perché scrivere poesie che parlano del cielo, della disperazione, dell’amore e della libertà usando metafore così delicate da sembrare dei merletti, ma così potenti da stravolgere le proprie convinzioni, non possono essere lasciate libere, ma devono essere censurate.  E il lavoro di censore è proprio uno dei lavori che svolge la guardia Sugiyama Dozan, crudele secondino che, dopo un duro passato da soldato in Manciuria, si distingue all’interno del carcere di Fukuoka per la bestiale brutalità con cui tratta i carcerati. Tra questi, nel blocco tre, i coreani che dividono le celle con i condannati a morte. Il romanzo prende avvio dal prologo della giovane guardia Watanabe che, suo malgrado, troverà il cadavere del brutale Sugiyama e ne dovrà scoprire l’assassino. E considerato il fatto che nessuno è entrato all’interno del carcere… e che si suppone i carcerati siano chiusi all’interno delle celle… oppure no? Ma ci sono altri fatti raccapriccianti – che l’autore romanza ma prende dalla realtà dell’epoca, (di cui non parleremo, per non anticipare nulla dell’agghiacciante sorpresa), che una volta scoperti non potranno che farci riflettere sulla natura dell’uomo: così aulico – ed al contempo così bestiale. Tanto vicino al Cielo e creatore di meraviglie, quanto essere che sprofonda vergognosamente nel fango, trascinando scientemente con sé vittime innocenti. Pianoforte e manganello. Cura pietosa e morte scientifica.

Ma ho già scritto anche troppo. E non vorrei d’altronde creare l’impressione di un romanzo solo feroce. Perché è di una bellezza così commovente ed al tempo stesso così poetica – che diversamente dal solito vorrei già rileggerlo, tanti i significati, le curiosità, le poesie, gli autori citati, il caso investigativo in sé – il tutto magnificamente giocato dall’autore e che non permette al lettore pause, sempre pronto a variare registro e farci restare a bocca aperta, una scoperta dopo l’altra.
In quanti piani o scatole l’autore ha suddiviso magistralmente il suo romanzo – sia a livello temporale, che a livello di personaggi e di storie e vicende narrate, che veramente a rileggerlo si scoprirebbero frammenti che ad una prima lettura ci erano sfuggiti.

L’autore ci racconta fatti realmente accaduti una settantina d’anni fa –andando ulteriormente indietro nella Storia di questo angolo del Mondo così lontano ed a noi misconosciuto, che sfido chiunque a non farsi affascinare anche sotto il punto di vista del periodo storico. Cina, Giappone, la mitica ma poco conosciuta Manciuria, Corea del Nord e del Sud… Ripeto: che magnificenza l’essere umano!, così come ce lo racconta Jung-myung Lee. Può un soldato brutale e brutalizzato, amare a tal punto la poesia da voler difendere un uomo, il poeta dissidente coreano Yun Dong-ju, rinchiuso per due anni nel durissimo carcere di Fukuoka? Fino al punto di mettere in serio pericolo la propria vita? E può il soldato/investigatore YuichiWatanabe, cresciuto a Kyoto nella libreria dell’usato della madre e talmente amante dei libri da mettere a repentaglio ripetutamente la propria vita - può essere un uomo che picchia e tortura un altro essere umano? L’autore di questo magnifico romanzo usa le parole dando potere e potenza all’immaginazione, anche quando il cielo che si riesce a vedere è un pezzetto così piccolo, che la disperazione dovrebbe soverchiare ed uccidere il tutto. Jung-myung Lee adopera lo specchietto dell’omicidio e dell’investigazione per attirare il lettore fra le pagine della storia del suo Paese, mentre racconta orrori realmente accaduti e possibili strazianti atti di eroismo che ci auguriamo possano essere veramente esistiti. Perché l’aquilone che è la nostra anima non cada sulla nuda terra – calpestato ed inutile – ma possa continuare a volare alto e libero nel cielo, solitario e nello stesso tempo capace con il proprio filo di incrociare i fili di altri aquiloni e donare con il proprio volo il sentimento più nobile di tutti: la Speranza.

Come precisavo in apertura della nostra conversazione, siamo al quarto libro preso in esame – ma dopo questo non credo procederò con gli ultimi due. La mia ricerca si ferma qui. Il mio cuore ha già eletto vincitore del Premio Bancarella il romanzo La guardia, il poeta e l’investigatore – di Jung-myung Lee. 
 
Posso solo aggiungere: leggetelo – leggetelo – leggetelo.
                             

lunedì 29 agosto 2016

Recensione #144 - Cosa resta di noi di Giampaolo Simi

Buongiorno carissimi, come state? Già al lavoro o ancora in vacanza? Per me ancora qualche giorno di ferie e poi si ricomincerà con la solita vita. Torno oggi con la prima recensione dopo la pausa estiva. Vi lascio il mio pensiero su Cosa resta di noi di Giampaolo Simi edito da Sellerio editore Palermo, pag. 312

Sinossi: Un noir che disturba e sorprende, una tensione che sale piano come la marea. La storia di un amore che lentamente si trasforma in veleno, di un vuoto intimo che trasfigura una ragazza meravigliosa. In questo senso "Cosa resta di noi" fa pensare ai romanzi di Patricia Highsmith. Guia, la protagonista, chiama "morte vista al contrario" la sua impossibilità di avere un figlio: "una vita che non solo non inizia ma non riesce nemmeno ad essere concepita". Eppure è una ragazza nata per essere felice, di antica famiglia, scrittrice indirizzata al successo, sposata con un uomo che ama ed è pazzo di lei. Ma è in questa unione di felici che si infiltra il "lutto al contrario" del figlio mancato, come una crepa che si allarga e non si può fermare. Edo, il marito, il Narratore, segue le scene da questo matrimonio che si sta suicidando, nel letargo dorato degli inverni in Versilia, mentre Guia riversa in un prossimo romanzo tutta la sua disperazione e scrive di un tempo diverso da quello che stanno vivendo. Intorno le quiete banalità di coloro che "hanno tempo, soldi ed energie in surplus". Ma ad un tratto lo scenario cambia. Nella vita di Edo appare un'altra donna che però, pochi giorni dopo, svanisce nel nulla inspiegabilmente. La sua scomparsa diventa il caso del momento, segna l'irrompere di una realtà cieca e distruttiva nella crisi che Edo e Guia stanno cercando di affrontare.

Avevo adocchiato questo libro a novembre, durante lo scorso bookcity che si è tenuto a Milano. Diversi autori Sellerio, tra cui un divertentissimo Malvaldi, prendevano parte ad un incontro dedicato al giallo e tra tutti uno ha stuzzicato la mia curiosità: proprio Giampaolo Simi con il suo Cosa resta di noi, ambientato in uno stabilimento balneare della Versilia.
Edo e Guia sono una coppia come tante, con un matrimonio felice e una vita lavorativa avviata e sicura. Solo un neo macchia la felicità di quella coppia: l'impossibilità di avere un figlio, quel figlio che, soprattutto per Guia è diventato un'ossessione, quel figlio che cercano di aiutare a venire al mondo con continue visite e inseminazioni nella stanza numero 6 dell'ospedale in cui sono in cura da troppo tempo.
È questo il vero protagonista assoluto del libro: un figlio che non esiste, che non esisterà mai; un figlio che si erano illusi di poter cullare come una qualsiasi coppia "normale". Un figlio cui Guia dedicherà un libro, dandogli sembianze, un nome, una vita.
Ma cos'è la normalità? Quanto la mancanza di un figlio può incrinare un rapporto familiare? Tutto ruota intorno a questo, sviscerando la sofferenza, le speranze, le angosce di un uomo e una donna che arrivano irrimediabilmente ad allontanarsi.
Il noir in realtà è solo un contorno a questa vicenda, un effetto dell'allontanamento fisico e mentale, un effetto dell'insoddisfazione di un uomo che non riesce più a fare sesso solo nei giorni stabiliti, a scadenza regolare in sintonia con l'ovulazione, con l'unico scopo di creare un figlio che, ormai si sa, non arriverà mai.
Non è una giustificazione ovviamente, ma questi sono i fatti. Guia ed Edo vivono per molto tempo divisi. Lei scrittrice che dedica ai suoi progetti lavorativi tutte le energie che le rimangono oltre al tanto agognato figlio; lui che con il lavoro allo stabilimento balneare - di cui i suoceri sono i proprietari ma di cui di fatto lui è l'unico gestore - resta per molti mesi invernali solo, alle prese con una ristrutturazione importante ed invischiato tra le beghe di due ex fidanzati ai ferri corti.
È così che conosciamo tutti i protagonisti della vicenda, è cosi che con Edo, che funge da voce narrante, ci apprestiamo a trascorrere il nostro primo inverno a Viareggio, guardiamo la stagione estiva assopirsi, guardiamo i turisti che pian piano lasciano quel bagno così tanto frequentato nella stagione più calda; è così che conosciamo Anna, venditrice di piastrelle, anima triste e sola, con una vita amorosa turbolenta, , anche lei alla ricerca di qualcosa. E mentre Anna ed Edo pian piano si avvicinano, diventano amici, iniziano a pensare una all'altro, iniziano a flirtare come ragazzini tutto assume un colore rosso, quello della passione improvvisa ma anche quello della gelosia.
Una sola volta non potrà fare danni, pensa Edo. Chi mai potrà scoprire quella sua scappatella dettata non dall'amore ma dalla necessità di fare sesso in maniera naturale, senza scadenze? In teoria nessuno, in pratica tutto cambia visto che la donna con cui fa sesso sparisce subito dopo. Siamo ben oltre il 60% del libro quando la trama prende questa piega noir e ci ritroviamo a cercare di capire cosa sia successo - anche se in realtà noi sappiamo praticamente già tutto -  una piega piacevole che comunque non assume un carattere predominante. Quello che per tutta la storia emerge è invece il tentativo di raccontare una coppia, in tutti i suoi risvolti più distruttivi, più disarmanti, più veri; tutto il resto per quanto mi riguarda è solo contorno che serve ad andare ancora più a fondo nei risvolti umani della faccenda.
È il primo libro di Simi che leggo e sono rimasta piacevolmente colpita dalla sua capacità narrativa e dalla grande padronanza con cui fa evolvere la trama. Anche nella caratterizzazione dei personaggi credo sia riuscito a svolgere un lavoro encomiabile, facendone emergere le caratteristiche più profonde, dandogli corpo tanto da renderli quasi reali. È come se per i quattro giorni in cui ho letto questo libro io mi fossi trasferita proprio lì, in quel tratto di mare assopito, tra le cabine in legno, assistendo - grazie ai ricordi di Edo - al nascere di un amore importante e subito dopo assistendo alla sua distruzione. Un libro che consiglio per la sua grande profondità, capace di trattare un tema come la fecondazione assistita senza mai perdere di vista il lettore, mantenendo comunque una trama articolata, ben costruita e molto scorrevole.
Credo che recupererò presto qualche altro libro di questo autore perchè posso dire che il mio istinto al bookcity non si era sbagliato.

 VOTO: 


martedì 3 novembre 2015

Chiacchiere, chiacchere bla, bla, bla... #10 - Speciale Bookcity 2015



Buongiorno lettori, e buon martedì. Come state? Io sto passando un periodo strano, in cui faccio fatica ad aggiornare costantemente il blog, in cui mi ritrovo ad accumulare cose da fare e poi a passare pomeriggi interi a cercare di tirarmi in pari. Infatti è da qualche giorno che avevo intenzione di scrivere questo post ma, devo essere sincera, mi è mancata la volontà. Ora eccomi qui, a cercare di rimediare.
Come praticamente tutti saprete il week end del 25 ottobre si è svolto a Milano il Bookcity ed io anche quest’anno, per fortuna, sono riuscita a partecipare. Certo, direte voi, è a Milano e tu abiti a soli 30 minuti dalla città. Avete ragione, ma questa manifestazione, per quanto la adori, ha il bruttissimo difetto di essere troppo breve – il grosso si concentra nel week end pur cominciando il giovedì e finendo la domenica – e di essere troppo dispersiva, non permettendo di godere delle numerosissime presentazioni che si tengono spesso ai poli opposti della città. Quindi ogni anno la stessa storia, sto in ballo una giornata per poi magari riuscire a vedere come è successo questa volta, solo due eventi. Mi accontento per carità, però mi innervosisce anche sapere di avere una possibilità del genere e sprecarla.
Ma smetto di sproloquiare a ruota libera e vi lascio con la mia cronaca di un week end al Bookcity.


Quest’anno avevo un punto fisso, volevo assistere alla presentazione del libro Amedeo, je t’aime di Francesca Diotallevi per – finalmente – abbracciare l’autrice e conoscerla di persona dopo tre anni di conoscenza virtuale. Se vi foste persi la mia recensione la potete trovare cliccando qui.
Armata di libro da autografare e accompagnata dalle mie amiche di sempre - Alessandra e Federica che accolgono sempre con entusiasmo le mie proposte di uscite letterarie - mi sono recata alla Mondadori in zona San Babila. La presentazione è stata un successo, Francesca ha ammaliato i presenti con i racconti delle sue ricerche effettuate per la stesura del libro e con le sue letture di parti del romanzo. Ho rivissuto le atmosfere che già avevo conosciuto leggendo la storia di Amedeo e Jeanne ed ho avuto nuovamente l’impressione di passeggiare per Parigi in una giornata di inverno, con la neve che mi si posava sul viso.
La cosa che ricorderò di più di quel pomeriggio è l’abbraccio che finalmente Francesca ed io abbiamo potuto scambiarci e che vale più di qualsiasi altra parola avremmo potuto dire. Ho trovato la ragazza umile e alla mano che conoscevo anche se solo virtualmente. Una persona vera che nonostante abbia raggiunto traguardi importantissimi e soprattutto meritati dimostra di non essersi montata la testa ed accoglie i suoi lettori come se li conoscesse da sempre.
Per chi non conoscesse l’autrice ricordo che dopo aver pubblicato Amedeo, je t’aime, con Mondadori
Electa, suo secondo lavoro dopo Le stanze buie edito da Mursia – recensione qui -, ha anche vinto il Premio Neri Pozza sezione giovani e presto il suo nuovo romanzo sarà pubblicato con quella prestigiosa casa editrice .

Quindi cosa aspettate? Correte a comprare i suoi libri!

Finito l’incontro in zona Duomo ci siamo spostate a piedi al castello – schivando orde di ragazzine piangenti che rincorrevano una macchina con dentro non abbiamo capito chi, sfidando una folla assurda che ci trasportava in galleria anche senza muovere un piede (ma non dovevano essere tutti all’Expo???) - per assistere ad un evento che mi interessava particolarmente: La banda gialla. Protagonisti Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Gaetano Savatteri e Giampaolo Simi - tutti giallisti editi da Sellerio -  moderati da Danilo di Termini.. Devo dire che conoscevo due autori su quattro; di Malvaldi ho letto il primo libro, di Manzini ho qualcosa di pronto sul kindle mentre gli altri due mi erano ignoti. Questo incontro è stato un po’ una delusione, non tanto per i protagonisti – perché sono persone sempre pronte alla battuta e molto divertenti - ma per la sala che ospitava la presentazione: bellissima, meravigliosa e particolare sala ipogea del castello sforzesco probabilmente perfetta per ospitare una mostra ma assolutamente sbagliata per far parlare persone ad un microfono. Si capiva una parola su cinque e stare al passo con cinque persone che interagivano sul palco è stata veramente dura. Mettiamoci inoltre che il moderatore è stato un poco superficiale soffermandosi con gli autori su alcuni temi presenti nei loro ultimi libri ma non dicendone mai neanche il titolo. Abbiamo quindi assistito ad un excursus di personaggi poco e mal collocati nel discorso che poteva essere comprensibile solo a chi conosceva gli stessi da molto tempo.
In ogni caso esserci è servito perché sono rimasta affascinata da Cosa resta di noi, il libro di Giampaolo Simi e dal suo modo di raccontarlo infatti cercherò di procurarmelo al più presto; impatto opposto invece per Savatteri che credo non leggerò neanche sotto tortura…ah forse non si dice… e vabbè ormai l’ho detto.

Questi i due incontri cui sono riuscita a partecipare sabato stando fuori di casa dalle 13.30 alle 20.00, capite che speravo in qualcosa di più!
Domenica invece ho approfittato della mattina per portare mio figlio ad un incontro per bambini in un teatro dove però si è un po’ annoiato. E vabbè capita anche questo! Il pomeriggio purtroppo avevo un impegno cui non potevo assolutamente mancare quindi non sono riuscita ad andare neanche ad un incontro, nonostante ce ne fossero un paio cui avrei voluto partecipare.
E con questo il mio resoconto del Bookcity 2015 si chiude qui. Voi ci siete stati? Cosa siete riusciti a vedere? Sono curiosa di capire se sono io che non sono capace di organizzarmi oppure se tutti trovate le mie stesse difficoltà.
 



Questi i due incontri cui sono riuscita a partecipare sabato stando fuori di casa dalle 13.30 alle 20.00, capite che speravo in qualcosa di più!
Domenica invece ho approfittato della mattina per portare mio figlio ad un incontro per bambini in un teatro dove però si è un po’ annoiato. E vabbè capita anche questo! Il pomeriggio purtroppo avevo un impegno cui non potevo assolutamente mancare quindi non sono riuscita ad andare neanche ad un incontro, nonostante ce ne fossero un paio cui avrei voluto partecipare.
E con questo il mio resoconto del Bookcity 2015 si chiude qui. Voi ci siete stati? Cosa siete riusciti a vedere? Sono curiosa di capire se sono io che non sono capace di organizzarmi oppure se tutti trovate le mie stesse difficoltà.

giovedì 19 febbraio 2015

Recensione #47- La briscola in cinque di Marco Malvaldi

Buongiorno a tutti! Come state? Io sono incoraggiata dal fatto che siamo a giovedì e che il week end si avvicina. Un week end specialissimo!!!!! *_*
Bando alle chiacchiere e torniamo al blog. Oggi sono di nuovo qui con una recensione: quella di La briscola in cinque di Marco Malvaldi edito da Sellerio, 163 pagine.  

Trama: La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l'immaginaria Pineta, "diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione.

Marco Malvaldi, autore pressochè sconosciuto per me fino a qualche mese fa quando nei lunghissimi chiacchiericci che io e le mie amiche Lettrici Geograficamente Sparpagliate intraprendiamo ogni giorno su MSN è venuto fuori prepotentemente il nome di Malvaldi.
Chi mi conosce sa che prediligo i libroni lunghi e pesanti - di peso fisico eh, non di noia mortale - quindi forse per quello Malvaldi era sempre rimasto un po' defilato nelle mi scelte di lettrice; ai libri di meno di 200 pagine ho sempre prediletto quelli con più di 500 perchè riesco ad affezionarmi meglio ai personaggi, a sentirli più vicini, più parte della mia vita.
Questa volta però, complice il Gruppo di Lettura di Noi che mi condiziona parecchio l'organizzazione del tempo, avevo bisogno di un libro corto, leggibile in pochissimo tempo, quindi mi sono buttata su Malvaldi e precisamente sul suo primo libro, scritto nel lontano 2007, La briscola in cinque.
Un giallo, ma anche un libro di vita vera, quella che si respira nei bar di paese. Ed è proprio il BarLume il protagonista di questo libro. Poco importa se è stato trovato il cadavere di una ragazza e se lo scopo del libro sia trovare il colpevole; quello che conta è quello che si dice al bar ed il profumo di familiarità e congregazione che si respira varcandone la soglia.
Come in tutti i bar di paese gli utenti principali sono gli anziani, quegli anziani che ogni giorno, lasciando a casa le loro mogli con le loro continue raccomandazioni, vanno al bar per una partitella e briscola con gli amici di sempre. Se poi ci scappa il delitto e si ha anche qualcosa su cui spettegolare ben venga!!!
Ed eccoli qui i simpatici vecchietti che allietano le 163 pagine di questo libro:
"Ampelio Viviani, anni 82, ferroviere in pensione, discreto ex ciclista dilettante e incontestato trionfatore della gara di moccoli introdotta (ufficiosamente) all'interno della festa dell'Unità di Navacchio per ventisei anni consecutivi dal 1956, si alza fieramente con l'ausilio del bastone e si dirige garibaldino verso il bar."
"Aldo, quello del ristorante Boccaccio, è lì che mescola le carte e chiede: 
- Scopa, briscola, tresette?
Gli altri due avventori seduti al tavolo alzano la testa; esordisce Gino Rimediotti, 75 portati male, pensionato delle poste, col suo solito: 
- A me va bene tutto. Mi basta d'un gioa' in coppia con lui lì."
"Il quarto uomo si chiama Pilade Del Tacca, ha assistito al placido scorrere di settantaquattro primavere ed è felicemente soprappeso. Anni di duro lavoro al Comune di Pineta, in cui se non fai colazione quattro volte per mattina non sei nessuno, lo avevano forgiato sia fisicamente che caratterialmente: infatti, oltre che maleducato, era anche rompicoglioni."
Ditemi voi come sia anche solo lontanamente immaginabile, dopo aver conosciuto questi arzilli vecchietti, non appassionarsi immediatamente a loro, al bar, alle loro battute in dialetto toscano ed ai loro battibecchi di gioco. Per fortuna a stemperare gli animi c'è Massimo, proprietario del BarLume, nipote di uno di loro nonchè ritrovatore del cadavere della ragazza uccisa e improvvisato detective di provincia.
Con uno stile divertente, fresco e molto familiare Malvaldi ci accompagna così all'interno di un mondo fatto di chiacchiere, bugie, sguardi tesi, investigazioni improvvisate ed anche maldicenze di paese che rendono la lettura coinvolgente e velocissima; tanto veloce che alla fine del libro si resta anche un po' male per la sua brevità.
Mi sono piaciuti i personaggi con i loro nomi impronunciabili, la scelte del titolo del libro legato, come i successivi, al gioco delle carte, la scelta dell'ambientazione toscana in un paese di mare con il suo contrasto con la città, la decisione di scegliere Massimo come protagonista delle indagini ufficiose. Perchè il Massimo detective ci piace, e le tesi strampalate che vengono fuori ad ogni pagina ci fanno sembrare il personaggio molto reale!
In più Malvaldi non si accontenta di averci fatto divertire e alla fine il colpo di scena ce lo dà, degno di un giallo che si rispetti. 
Di sicuro il primo approccio con questo autore è stato ottimo quindi non mi resta che recuperare gli altri libri e buttarmi a capofitto nella lettura.
E voi? Conoscete questo autore e le sue opere? Se siete appassionati qual è il suo libro che vi è rimasto di più nel cuore?
Aspetto i vostri commenti e consigli!!! :)))

VOTO:  


lunedì 22 dicembre 2014

Shopping letterario #28

Buongiorno amici, e buon ultimo lunedì prima delle feste. Per prima cosa mi voglio scusare con voi perchè venerdì ero così influenzata che non ho avuto la forza di mettermi al PC per pubblicare Chi ben comincia quindi, anche se con dispiacere, per questa volta salta. Non so neanche bene se riuscirò ad essere costante con quella rubrica sotto le feste natalizie, visto che farò il mega ponte e che dopo natale porteremo nostro figlio in montagna, sulla neve, sperando che si decida ad arrivare!!!
Oggi invece sono qui per una puntata pre-natalizia di Shopping letterario in cui vi mostrerò i miei arrivi digitali - dovuti sempre ai click sulle offerte di amazon - dell'ultimo mese; poi farò una puntatona dopo la befana per mostrarvi invece i regali di Natale, che spero siano composti principalmente da libri!!! :)))
Ma veniamo ai miei ultimi arrivi!

  • Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio edito da Sellerio editore Palermo, 316 pagine. Era da parecchio che volevo leggere un libro di questo autore e quando ho visto questo - la sua prima opera - in offerta su amazon non ho resistito. Non so cosa aspettarmi visto che in rete si trovano pareri assolutamente opposti.
Trama: È stato ucciso un bambino di nove anni. Il piccolo corpo viene ritrovato nel fondo di un pozzo. Un delitto atroce di cui è accusato un ambulante senegalese, Abdou Thiam, che lavora nella spiaggia vicino la casa dei nonni dove il bambino è solito giocare. Inchiodano il senegalese indizi e testimonianze, ma soprattutto una foto e le dichiarazioni di un barista. Un destino processuale segnato: privo di mezzi, lo attendono una frettolosa difesa d'ufficio e vent'anni con rito abbreviato. Ma è un destino che si scontra con quello di un avvocato in crisi che trova, nella lotta per salvare Abdou in una spasimante difesa, un nuovo sapore alla vita.

  • Il libro delle anime di Glenn Cooper edito da NORD, 421 pagine. Questo libro è il seguito de La biblioteca dei morti che avevo letto appena pubblicato e che avevo amato molto. Come sapete ho sempre paura a leggere i seguiti di romanzi che ho amato per il timore di rimanere delusa, ma visto il costo irrisorio a cui l'ho trovato ho deciso di superare la reticenza.
Trama: È un libro, un semplice libro antico. Ma custodisce un segreto. Un segreto che è stato scritto col sangue nel 1297, da innumerevoli scrivani coi capelli rossi e con gli occhi verdi, forse toccati dalla grazia divina, forse messaggeri del diavolo. Che è riapparso nel 1334, in una lettera vergata da un abate ormai troppo anziano per sopportare il peso di quel mistero. Che, nel corso del XVI secolo, ha illuminato la strada di un teologo, i sogni di un visionario e le parole di un genio. È un libro, un semplice libro antico. Ma sta per scatenare l'inferno. Perché quel libro è stato sottratto alla Biblioteca dei Morti, la sconfinata raccolta di volumi in cui è riportata la data di nascita e di morte di tutti gli uomini vissuti dall'VIII secolo in poi. 
 
  • Tutte le fiabe di Grimm edito da Newton Compton Editore, 552 pagine. In questo caso c'è poco da dire, a volte è bello tornare bambini!!! ;)
Trama:  Pubblicate per la prima volta nel 1812, le fiabe dei fratelli Grimm sono tra i testi più tradotti, ristampati, diffusi e conosciuti della letteratura mondiale. I due studiosi intendevano, trascrivendo storie e leggende tradizionali, costruire una base culturale che aiutasse la fondazione di un’identità comune dei popoli di lingua tedesca. Nel materiale da loro raccolto prevalgono racconti ambientati in luoghi spaventosi dove si svolgono fatti di sangue, i protagonisti sono minacciati da streghe, belve, spiriti, tutti elementi tipici del folklore germanico. Quindi, all’inizio, l’opera non era destinata ai bambini. Furono poi le traduzioni inglesi del 1857 a emendare le fiabe degli elementi più lugubri e drammatici e a dar loro la forma con cui sono giunte fino a noi. Lo straordinario successo e la vastissima divulgazione della raccolta dei Grimm si devono forse alla atemporalità di quanto viene narrato, alla proposizione di una dimensione trasfigurata dove i pericoli più spaventosi vengono superati, il male punito, la virtù ricompensata: temi che corrispondono alla forte esigenza di giustizia ideale presente nell’animo infantile.  


I prossimi due libri che ho preso - a costo zero - sono invece due libri in lingua originale, perchè da sempre mi riprometto di ricominciare a leggere in inglese ed ho pensato che averli sul kindle potrebbe finalmente farmi decidere. 
Buoni propositi per il 2015!!!
 
  • Shopaholic On Honeymoon di Sophie Kinsella, 53 pagine. Un racconto che Sophie Kinsella ha scritto per mostrare la luna di miele inedita di Luke e Becky di I love shopping. Credo possa essere un bell'inizio per la mia ripresa di lettura in lingua!!! Dopo la mezza delusione dell'ultimo uscito ho proprio voglia di ritrovare la vecchia Becky (speriamooooo!!!!). Per chi fosse interessato lo può trovare gratuitamente su Amazon. Vi lascio la descrizione in inglese!
Trama:  The new Mr and Mrs Brandon are on honeymoon, and Becky has big plans! They’ve got a whole year to explore Venice, learn yoga in India, sleep in little wooden huts in South America… maybe even see penguins in the Antarctic. And of course they’ll need to buy just a few essential souvenirs along the way (everyone needs a set of Murano glass goblets, after all). They’re not just tourists, they’re travellers. Becky is sure it is just the thing that Luke needs – time to unwind. He’ll come back a changed man… with all the good bits still intact of course. But it soon becomes clear that Luke has different plans entirely. Can Becky help him let go, or will this little disagreement threaten their whole honeymoon?
  
  • The importance of Being Earnest di Oscar Wilde, 66 pagine. Questa lettura mi ricorda il liceo; proprio a quei tempi lo avevo letto in lingua ed adorato. Anche in questo caso per chi fosse interessato lo può trovare gratuitamente su Amazon. Vi lascio la descrizione in inglese!
Trama:  The Importance of Being Earnest, A Trivial Comedy for Serious People is a play by Oscar Wilde. First performed on 14 February 1895 at the St James's Theatre in London, it is a farcical comedy in which the protagonists maintain fictitious personæ to escape burdensome social obligations. Working within the social conventions of late Victorian London, the play's major themes are the triviality with which it treats institutions as serious as marriage, and the resulting satire of Victorian ways. Contemporary reviews all praised the play's humour, though some were cautious about its explicit lack of social messages, while others foresaw the modern consensus that it was the culmination of Wilde's artistic career so far. Its high farce and witty dialogue have helped make The Importance of Being Earnest Wilde's most enduringly popular play. The successful opening night marked the climax of Wilde's career but also heralded his downfall. The Marquess of Queensberry, whose son Lord Alfred Douglas was Wilde's lover, planned to present the writer with a bouquet of rotten vegetables and disrupt the show. Wilde was tipped off and Queensberry was refused admission. Soon afterwards their feud came to a climax in court, where Wilde's homosexual double life was revealed to the Victorian public and he was eventually sentenced to imprisonment. His notoriety caused the play, despite its early success, to be closed after 86 performances. After his release, he published the play from exile in Paris, but he wrote no further comic or dramatic work

Con questo è tutto! Cosa ne pensate dei miei nuovi arrivi? Ne avete letto qualcuno? Ditemi, ditemi che sono curiosa!!!
Se inoltre qualcuno di voi legge in inglese e vuole darmi delle dritte su qualche libro semplice da cui ricominciare accetto consigli! Ovviamente dei generi che sono più solita leggere! :)))