In questo post parlerò di un libro che mi è stato regalato da un'amica, un romanzo che non ho scelto ma che avevo più volte adocchiato in libreria e che avrei comunque comprato.
Il libro in questione è quello di Alessandro D'Avenia - Bianca come il latte rossa come il sangue.
La storia è raccontata in prima persona da Leo, un ragazzo sedicenne alla ricerca del suo essere ma convinto delle proprie, poche, certezze. E' lui stesso a descriversi nel secondo capitolo dicendo: "Una volta ho visto un documentario sui leoni, dalla boscaglia usciva un maschio dalla criniera enorme e una voce calda diceva:"il re della foresta ha la sua corona". Così sono i miei capelli: liberi e maestosi. Quanto è comodo tenerli come fanno i leoni." E più avanti continua dicendo: "Tutti mi capiscono solo dai capelli. Cioè, almeno gli altri di scuola, quelli della ciurma, gli altri Pirati: Spugna, Stanga, Ciuffo. Papà ci ha rinunciato da un pezzo. La mamma non fa altro che criticarli. La nonna quando mi vede per poco non muore di infarto (ma se hai novant'anni è il minimo)."
Bé sembra quasi di immaginarlo quel ragazzino in sella al suo cinquantino, con le cuffie nelle orecchie e questa criniera di capelli che sborda dal casco; lo immagino e mi strappa un sorriso, forse perché ho un nipote tredicenne che, proprio come Leo, non vuole tagliare la sua criniera e nessuno lo capisce, me compresa!
Il fulcro del libro è rappresentato dall'amore adolescenziale che Leo prova per Beatrice - e per il rosso dei suoi capelli - un amore nascosto che sta per essere svelato proprio quando a Beatrice viene diagnosticata una malattia terribile, portando Leo a scontrarsi con una realtà che sa essere a volte terribile.
La lettura è scorrevole e la suddivisione in capitoli molto brevi aiuta sicuramente a divorare il libro ma...e c'è un ma!
Se fossi un'adolescente probabilmente mi sarei innamorata di Leo, della sua ingenuità, del suo modo di pensare e forse anche della sua chioma folta; se fossi un'adolescente probabilmente avrei amato questo libro in tutta la sua integrità, senza mezze misure perché ricordo bene quello che colpisce a quell'età; se avessi un figlio adolescente gli consiglierei questo libro perché sono convinta che per i ragazzi possa essere una grande fonte di insegnamento.
Purtroppo però ho 34 anni e mio figlio ha solo 2 anni e mezzo.
Nonostante la storia sia molto carina e fluida credo che la sua articolazione e il tipo di scrittura siano poco adatte ad un adulto. Il tutto è raccontato da un adolescente e forse è questo il bello ma a volte a me è risultato banale nelle affermazioni e nei comportamenti.
Ho sempre creduto che la bellezza di un libro non sia una cosa da poter valutare a priori, ho sempre avuto la convinzione che l'età giusta o il momento giusto per leggere un certo tipo di libri ne condizionino irrimediabilmente l'opinione che ce ne facciamo. Questo e uno di quei romanzi, letto nel mio caso nell'età sbagliata, che ricorderò come un libro carino ma che probabilmente - letto anni fa - avrei potuto apprezzare di più, mettendolo addirittura tra i miei libri preferiti.
Magari lo scrittore - che ha solo un anno più di me, insegna al liceo ed è al suo primo romanzo - voleva davvero dare questa piega adolescenziale al romanzo, e se è così il suo esperimento è totalmente riuscito. Se invece sperava di poterlo far diventare un best seller anche per un'altra fascia di pubblico avrebbe forse dovuto abbandonare ogni tanto i panni di Leo e far emergere le voci di altri personaggi.
Nonostante tutto è un libro che mi è piaciuto - anche se lasciandomi un po' l'amaro in bocca - e che consiglio soprattutto ai ragazzi.