Buongiorno miei cari amici lettori, oggi voglio raccontarvi quello che ho provato leggendo un libro che desideravo da qualche mese e che finalmente mi sono decisa a comprare e divorare!
Sto parlando di "Sulla sedia sbagliata", edito da Morellini, il libro d'esordio della scrittrice Sara Rattaro, oggi in libreria con il suo terzo romanzo "Non volare via" di cui vi ho parlato qui. Ho conosciuto questa autrice leggendo il suo secondo libro "Un uso qualunque di te" che mi era stato prestato da un'amica e di cui vi ho raccontato le mie impressioni qui.
Ho già acquistato anche la sua ultima fatica ma prima ho voluto dedicarmi alla lettura del libro che l'ha fatta esordire tra gli scrittori nel 2010; ero sicura che non sarei rimasta delusa visto il turbinio di emozioni che già ho provato leggendo il suo secondo romanzo.
La trama del libro è questa:
Andrea è accusato di aver ucciso Barbara, la fidanzata, in preda a un raptus e sotto l’effetto di stupefacenti. Valeria ha saputo dal giornale che il ragazzo che ama è accusato di aver strangolato la madre. Una donna ha visto uscire di casa la figlia e non sa che sarà per l’ultima volta, mentre Zoe sogna l’”uomo dal naso perfetto” e attende il trapianto… Vicende che si intrecciano e sovrappongono, vittime e carnefici che si scambiano i travestimenti nel teatrino dell’assurdo della vita. Una struttura originale e una scrittura toccante e coinvolgente disegnano storie talmente vicine alle nostre che sembrano appartenerci, componendo un vivace mosaico in cui ogni tessera si incastra armoniosamente.
Ho cominciato la lettura ed ho subito trovato il prologo entusiasmante perchè con poche parole è stata data una descrizione dell'inferno che non può che essere condivisa e che vi avevo già anticipato qui.
Non c'è che dire Sara Rattaro sa far parlare le emozioni, sa creare personaggi capaci di entrarci dentro con le loro caratteristiche, i loro sentimenti ma soprattutto con le loro imperfezioni, perchè in ognuno di quei personaggi si può sempre ritrovare qualcosa di noi o di chi ci sta attorno ogni giorno. In questo libro, come anche nel libro successivo, le emozioni sembrano urlare da ogni riga, da ogni parola, da ogni concetto; deve essere una dote innata che Sara ha e che le permette ogni volta di rapire la mente e il cuore di chi legge; perchè questo è quello che è successo a me, la prima volta con "Un uso qualunque di te" ed ora con "Sulla sedia sbagliata".
E' un libro che ho letto tutto d'un fiato, e non perchè sono solo 157 pagine - anche un libro breve a volte può risultare pesante e poco leggibile - ma perchè ha avuto il potere di assorbirmi completamente, mi ha fatto riflettere, mi ha fatto emozionare, mi ha fatto rattristare, insomma ha agito a 360 gradi su di me.
La narrazione ci trascina all'interno di quattro storie tragiche, raccontate parallelamente ma che si intrecciano tra loro alla perfezione, in ognuna della quali viene data voce alla vittima o al carnefice, permettendoci di venire invasi dall sensazioni, a volte anche forti e dure, di chi un crimine lo ha commesso senza il minimo pentimento o di chi quel crimine lo subisce, a volte non capendone il motivo e a volte essendo parte del motivo stesso.
La narrazione ci trascina all'interno di quattro storie tragiche, raccontate parallelamente ma che si intrecciano tra loro alla perfezione, in ognuna della quali viene data voce alla vittima o al carnefice, permettendoci di venire invasi dall sensazioni, a volte anche forti e dure, di chi un crimine lo ha commesso senza il minimo pentimento o di chi quel crimine lo subisce, a volte non capendone il motivo e a volte essendo parte del motivo stesso.
E così ci si trova davanti ad Andrea, che uccide Barbara quasi per ripicca, guardandola negli occhi e aspettando che il suo sorriso di scherno si tramuti in paura; e lo conosciamo attraverso la voce di Francesca, sua madre, un'affermato chirurgo che ha avuto forse troppo poco tempo nella vita per rendersi conto che suo figlio non fosse la persona che lei credeva. Ci si trova davanti al suo smarrimento - quando con chiarezza le raccontano dell'omicidio che il figlio ha appena commesso - ai suoi interrogativi circa il suo ruolo di madre - quando si ritrova in quella stanza grigia che per 10 anni, un giorno a settimana la accoglie per le consuete visite in carcere - e, cosa non meno importante, al suo amore infinto - quando vede Andrea in quel tribunale, poco più che ragazzino, che racconta la sua versione dei fatti davanti ad una madre altrettanto distrutta, che non è la sua, ma quella della sua vittima.
Poi c'è la storia di Valeria, che viene risucchiata nel tunnel dell'anoressia nel momento in cui scopre attraverso i giornali che Paolo, il suo amore, forse non è la persona che credeva perchè oltre ad essere malato di epilessia - cosa a lei ignota fino a quel momento - è appena stato arrestato per aver strangolato la madre. In questo caso l'autrice dà voce ad entrambi, vittima e carnefice, ognuno con la sua storia da raccontare, ognuno con la necessità di liberarsi dai propri fantasmi.
Poi c'è la storia di una mamma, annientata dalla disperazione per la morte in un incidente stradale di sua figlia; una mamma incapace di accettare la situazione, così distrutta da sentire ancora la sua "bambina" accanto a se anche dopo la sua morte; una mamma con una generosità tale da permettere l'espianto degli organi affinchè tutto non sia stato vano.
Ed infine c'è Zoe, una ragazza diabetica e con il bisogno urgente di un pancreas; una ragazza che non crede più possa arrivare il suo momento dopo che per diverse volte si è vista sfumare davanti agli occhi la possibilità di ricevere un organo nuovo e di cominciare così una nuova vita.
Ed infine c'è Zoe, una ragazza diabetica e con il bisogno urgente di un pancreas; una ragazza che non crede più possa arrivare il suo momento dopo che per diverse volte si è vista sfumare davanti agli occhi la possibilità di ricevere un organo nuovo e di cominciare così una nuova vita.
Ma man mano che le pagine scorrono viene naturale porsi una semplice domanda: chi è la vera vittima? chi è il vero carnefice? In ogni situazione della vita la risposta non è così scontata, neanche nella tragedia più brutale si può dirlo con chiarezza, perchè a volte, alcune situazioni della vita possono sconvolgere l'anima riducendo la lucidità di chi le vive.
In questo libro non c'è niente di non detto, l'autrice tratta argomenti forti facendo la scelta di non girare intorno alle parole, descrivendo anche i dettagli più brutali - come la sensazione di pace e liberazione di un figlio che dopo aver appena strangolato la madre, se la trova tra le braccia e ne accarezza i capelli - ma lo fa con una delicatezza tale che è di pura maestria, riuscendo a creare uno sconvolgimento interiore a chi legge che è veramente difficile riuscire a descrivere a parole. Ci sono parti che sembrano così reali e che danno così tanto il senso della tragedia da avermi creato, mentre le leggevo, un nodo allo stomaco, tanto da portarmi a roleggerle diverse volte per la profondità che racchiudono e per la perfezione della narrazione. Un unico appunto mi sento di fare a Sara: è troppo cortooooooo!!!!
Quando sono arrivata alla fine sono stata pervasa da un senso di vuoto, avrei voluto avere altro tempo per conoscere più a fondo l'evolversi della storia e della vita di quei personaggi.
Quando sono arrivata alla fine sono stata pervasa da un senso di vuoto, avrei voluto avere altro tempo per conoscere più a fondo l'evolversi della storia e della vita di quei personaggi.
Come pensavo questo romanzo è stato all'altezza delle mie aspettative quindi non posso far altro che consigliarlo a chi in un libro cerca emozioni allo stato puro.
Ora non vedo l'ora di leggere "Non volare via" che fa già parte dei miei possedimenti letterari!!!!