Ciao a tutti, oggi vi parlerò di un libro che non ho letto ma che mi incuriosisce molto, si tratta di Fortuna, il buco delle vite della giovane scrittrice emergente italiana Jolanda Buccella.
Ecco un'altra cosa bella di questo blog, mi ha fatto entrare in contatto con il mondo difficile ma molto impegnato e appassionato che è quello degli scrittori emergenti. Quante volte vi è capitato di entrare in libreria e magari a discapito di un libro famosissimo di uno scrittore dal nome ridondante finite per scegliere un titolo che vi era sconosciuto di un autore altrettanto ignoto? A me tantissime volte. In questo caso, a differenza del solito, è questo libro ad aver trovato me, o meglio è la scrittrice di questo romanzo ad avermi contattato, cliccando mi piace sulla pagina facebook di un libro per amico e chiedendomi se avessi il piacere di parlare del suo primo romanzo - pubblicato nel luglio scorso dalla casa editrice Ciesse di Padova. Come dire di no ad una simile richiesta? Per chi come me ha un blog che parla di libri è un onore poter parlare di qualcosa di nuovo e poter dare ad una giovane emergente la possibilità di farsi conoscere tra i miei lettori.
Ecco un'altra cosa bella di questo blog, mi ha fatto entrare in contatto con il mondo difficile ma molto impegnato e appassionato che è quello degli scrittori emergenti. Quante volte vi è capitato di entrare in libreria e magari a discapito di un libro famosissimo di uno scrittore dal nome ridondante finite per scegliere un titolo che vi era sconosciuto di un autore altrettanto ignoto? A me tantissime volte. In questo caso, a differenza del solito, è questo libro ad aver trovato me, o meglio è la scrittrice di questo romanzo ad avermi contattato, cliccando mi piace sulla pagina facebook di un libro per amico e chiedendomi se avessi il piacere di parlare del suo primo romanzo - pubblicato nel luglio scorso dalla casa editrice Ciesse di Padova. Come dire di no ad una simile richiesta? Per chi come me ha un blog che parla di libri è un onore poter parlare di qualcosa di nuovo e poter dare ad una giovane emergente la possibilità di farsi conoscere tra i miei lettori.
Ho subito fatto un po' di ricerche e per prima cosa ho trovato sul sito della casa editrice un'anteprima delle prime 20 pagine del romanzo che mi sono immediatamente messa a leggere; perché nonostante Jolanda mi abbia mandato un riassunto del suo corposo libro - quasi 600 pagine di intricate vicende - non c'è secondo me miglior modo per conoscere un romanzo che entrarci dentro, vedere come è scritto e assaporare le sensazioni che anche poche pagine sanno dare. Sarebbe stato facile pubblicare qualche riga con la trama, qualche parola sulla scrittrice e mi sarei trovata un post bello impacchettato e pronto da pubblicare ma - se in questi 3 mesi avete imparato a conoscermi un po' - cerco sempre di non limitarmi a raccontare solo la trama, mi piace cercare di trasmettere quello che mi suscita il libro di cui in quel momento vi parlo, un po' come farei se mi ritrovassi nella mia cucina con delle amiche.
Veniamo prima di tutto al titolo: Fortuna, il buco delle vite.
Fortuna è la protagonista del romanzo, o meglio Fortuna è il nome della protagonista del romanzo nella sua terza vita. Sì, perchè lei di vite ne ha vissute tre, ben distinte. La prima in cui la conosciamo con il nome di J. Rizzutelli, la seconda dove per tutti si chiama Piccoletta, e l'ultima dove prende il nome di Fortuna appunto.
Quando Jolanda mi ha comunicato il titolo del suo romanzo io ho pensato subito ad una storia felice - non so perché ma la mia mente si è focalizzata maggiormente sulla prima parte del titolo tralasciando il resto - forse anche per quello che mi evocava la copertina; invece le tre vite hanno tutto tranne che uno scorrere lineare e felice. Il buco a cui il titolo fa riferimento è infatti una malformazione che la donna ha fin dalla nascita e che le condizionerà l'esistenza fino ai suoi ultimi giorni.
Ci sono parecchi avvenimenti forti che arricchiscono le pagine di questo romanzo, ognuno dei quali segnano l'esistenza di Fortuna.
Si parla ovviamente del suo handicap - che condiziona la vita della protagonista fin dai suoi primi mesi di vita - e poi di anoressia, bulimia, della sua esperienza da vagabonda al fianco di alcuni barboni, di una violenza sessuale, di un tentato suicidio e infine della prigionia e del Ruanda - negli anni del genocidio che ha rappresentato uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo; insomma tanta carne al fuoco che se raccontata nel modo giusto può farci sperare in un bel romanzo corposo e appassionante.
Ci sono parecchi avvenimenti forti che arricchiscono le pagine di questo romanzo, ognuno dei quali segnano l'esistenza di Fortuna.
Si parla ovviamente del suo handicap - che condiziona la vita della protagonista fin dai suoi primi mesi di vita - e poi di anoressia, bulimia, della sua esperienza da vagabonda al fianco di alcuni barboni, di una violenza sessuale, di un tentato suicidio e infine della prigionia e del Ruanda - negli anni del genocidio che ha rappresentato uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo; insomma tanta carne al fuoco che se raccontata nel modo giusto può farci sperare in un bel romanzo corposo e appassionante.
Comincio a leggere l'anteprima e vengo immediatamente catapultata in una prigione del Ruanda, Fortuna è lì, imprigionata, una quarantenne precocemente invecchiata, che è stata messa a dura prova dagli episodi della vita, dalla sua malformazione e dai maltrattamenti subiti in carcere. E' l'inizio della fine: il giorno che brama da tempo e che la libererà definitivamente da ogni sofferenza è arrivato, è il giorno in cui un boia metterà fine alla sua esistenza e quindi alla sua terza vita.
Già dalla prime righe mi sembra di iniziare a conoscere questa donna dal carattere particolare: un attimo prima anela con forza una morte che la liberi finalmente dalle sofferenze e successivamente - dopo sole poche righe - è lì tremendamente impaurita davanti a colui che la accompagnerà ad una fine certa; una donna che in presenza dei suoi carcerieri vuole far trasparire unicamente la sua forza e il suo menefreghismo a discapito della paura enorme e della sofferenza che si porta dentro.
Quello che si sente sempre raccontare da chi la morte l'ha quasi potuta toccare con mano è che in quei momenti ripassano davanti agli occhi tutti gli attimi che hanno caratterizzato la vita, ed è proprio questo che fa Fortuna - nel corridoio che la porterà all'esecuzione mortale - ripercorre le sue tre vite e comincia a raccontarcele.
L'anteprima ci regala il primo capitolo del libro - che si può leggere interamente - mentre ci lascia in sospeso a poche pagine dall'inizio del secondo capitolo, quando la storia entra nel vivo cominciando a raccontare la prima vita di Fortuna e più precisamente facendoci conoscere colei che sarà la figura chiave di quella prima vita: la nonna Umberta Prima Rizzutelli, una donna dei primi del 1900, abituata a vivere come un uomo, rimboccandosi le maniche come il padre per portare avanti la piantagione di famiglia. Una donna forte, con le idee bene chiare in testa, che vive la sua esistenza mantenendo le sue convinzioni nonostante siano in contrasto con i tempi ed i luoghi che le appartengono.
Devo dire che da queste poche pagine del romanzo ho avuto delle belle sensazioni, la scrittura mi sembra decisamente scorrevole e le descrizioni degli avvenimenti e dei personaggi molto dettagliate ma mai eccessivamente prolisse.
Credo che mi terrò come jolly questo libro per una delle mie letture estive - quando sicuramente riuscirò a trovare il giusto tempo da dedicargli - e poi vi farò sapere come mi è sembrato.
La trama ufficiale del libro è questa:
Già dalla prime righe mi sembra di iniziare a conoscere questa donna dal carattere particolare: un attimo prima anela con forza una morte che la liberi finalmente dalle sofferenze e successivamente - dopo sole poche righe - è lì tremendamente impaurita davanti a colui che la accompagnerà ad una fine certa; una donna che in presenza dei suoi carcerieri vuole far trasparire unicamente la sua forza e il suo menefreghismo a discapito della paura enorme e della sofferenza che si porta dentro.
Quello che si sente sempre raccontare da chi la morte l'ha quasi potuta toccare con mano è che in quei momenti ripassano davanti agli occhi tutti gli attimi che hanno caratterizzato la vita, ed è proprio questo che fa Fortuna - nel corridoio che la porterà all'esecuzione mortale - ripercorre le sue tre vite e comincia a raccontarcele.
L'anteprima ci regala il primo capitolo del libro - che si può leggere interamente - mentre ci lascia in sospeso a poche pagine dall'inizio del secondo capitolo, quando la storia entra nel vivo cominciando a raccontare la prima vita di Fortuna e più precisamente facendoci conoscere colei che sarà la figura chiave di quella prima vita: la nonna Umberta Prima Rizzutelli, una donna dei primi del 1900, abituata a vivere come un uomo, rimboccandosi le maniche come il padre per portare avanti la piantagione di famiglia. Una donna forte, con le idee bene chiare in testa, che vive la sua esistenza mantenendo le sue convinzioni nonostante siano in contrasto con i tempi ed i luoghi che le appartengono.
Devo dire che da queste poche pagine del romanzo ho avuto delle belle sensazioni, la scrittura mi sembra decisamente scorrevole e le descrizioni degli avvenimenti e dei personaggi molto dettagliate ma mai eccessivamente prolisse.
Credo che mi terrò come jolly questo libro per una delle mie letture estive - quando sicuramente riuscirò a trovare il giusto tempo da dedicargli - e poi vi farò sapere come mi è sembrato.
La trama ufficiale del libro è questa:
Quando ci si accorge di essere vicini alla morte è quasi inevitabile tentare di fare un bilancio della vita che si è vissuta.
Ed è proprio quello che tenta di fare “Fortuna”, la protagonista di questo romanzo mentre uno strano individuo, che assomiglia spudoratamente a un etereo angelo del Signore, la sta accompagnando verso il cortile dove verrà eseguita la sua condanna a morte. Soltanto che, a differenza di altri, Fortuna deve cercare di tracciare il bilancio di ben tre vite.
È impossibile vivere tre vite completamente diverse l’una dalle altre?
La storia di Fortuna ne è un raro esempio.
La storia di Fortuna ne è un raro esempio.
A questo punto vorrei che voi conosceste Jolanda, la sua storia e il perchè della nascita di questo libro.
Ciao Jolanda, grazie per esserti prestata a rispondere a qualche domanda.
Se sei d'accordo comincerei parlando del tuo libro, ci racconti come è nato e che cosa rappresenta per te?
Credo di aver avuto sempre una particolare predisposizione per la scrittura, ricordo che a scuola le uniche ore che mi piacevano erano quelle di italiano, soprattutto quando c’era il compito in classe perché scrivere mi permetteva di allontanarmi per un po’ dalla solita monotonia ma mai e poi mai avrei pensato che un giorno sarei stata capace di scrivere un romanzo. Fortuna è nato in un momento un po’ difficile della mia vita, quindi per me ha rappresentato una sorta di rinascita.
Quello che emerge poco leggendo solo la trama del libro è cosa sia questo "buco delle vite", io che mi sono documentata prima di parlare con te l'ho scoperto ma se un lettore si trovasse in libreria davanti al tuo libro non avrebbe mezzi per capirlo e forse - come me in un primo momento - penserebbe ad una storia totalmente diversa. Ci racconti cos'è il buco delle vite e ci dici se è stata una cosa voluta non farlo emergere in modo diretto?
Il buco delle vite in realtà è la spina bifida una malformazione alla colonna vertebrale che ogni anno in Italia colpisce circa 8 000 neonati ma di cui i media parlano poco perché sono sempre troppo occupati da cose, apparentemente, più importanti. In realtà non c’è mai stata una precisa volontà di non far emergere il nome scientifico della malattia, ma siccome la spina bifida influenzerà prepotentemente le sorti del destino della protagonista del mio romanzo mi è parso quasi naturale definirlo “il buco delle vite”.
Hai ambientato la prima vita di Fortuna nei dintorni di Salerno - se non erro sono anche i luoghi della tua nascita ed adolescenza - e il primo nome della protagonista è J.; mi viene naturale chiederti quanto ci sia di autobiografico in questa parte del romanzo.
Credo che soprattutto nella prima parte del romanzo ci sia molto di me stessa, c’è il ricordo di un’infanzia meravigliosa e per la quale spesso provo una profondissima nostalgia, in uno sperduto paesello di provincia, circondata dall’affetto di persone che per me ora rappresentano un modello di vita da seguire e fatta di sapori unici e genuini come quello del pane fatto dalla nonna nel forno a legna. Per me è stato importante condividere quel pezzo della mia vita con i lettori, spero che abbiano apprezzato questo mio gesto.
Tanti temi impegnativi sia per chi li racconta e anche per chi li legge. Certo ti sei lanciata in una bella sfida. Non pensi che tematiche del genere possano spaventare il lettore?
Spaventare? No, credo proprio di no. Io ho semplicemente cercato di trasmettere il messaggio che nonostante la vita a volte non sia facile e indipendentemente dalle mille prove a cui decide di sottoporci è un viaggio che vale sempre la pena affrontare. Fortuna, soffrirà molto nel corso della narrazione, ma troverà sempre la forza di affrontare il dolore e riappacificarsi con la vita, ritrovandosi più forte e consapevole di se stessa.
Cosa pensi possa attirare una persona a leggere il tuo libro?
Credo di aver avuto sempre una particolare predisposizione per la scrittura, ricordo che a scuola le uniche ore che mi piacevano erano quelle di italiano, soprattutto quando c’era il compito in classe perché scrivere mi permetteva di allontanarmi per un po’ dalla solita monotonia ma mai e poi mai avrei pensato che un giorno sarei stata capace di scrivere un romanzo. Fortuna è nato in un momento un po’ difficile della mia vita, quindi per me ha rappresentato una sorta di rinascita.
Quello che emerge poco leggendo solo la trama del libro è cosa sia questo "buco delle vite", io che mi sono documentata prima di parlare con te l'ho scoperto ma se un lettore si trovasse in libreria davanti al tuo libro non avrebbe mezzi per capirlo e forse - come me in un primo momento - penserebbe ad una storia totalmente diversa. Ci racconti cos'è il buco delle vite e ci dici se è stata una cosa voluta non farlo emergere in modo diretto?
Il buco delle vite in realtà è la spina bifida una malformazione alla colonna vertebrale che ogni anno in Italia colpisce circa 8 000 neonati ma di cui i media parlano poco perché sono sempre troppo occupati da cose, apparentemente, più importanti. In realtà non c’è mai stata una precisa volontà di non far emergere il nome scientifico della malattia, ma siccome la spina bifida influenzerà prepotentemente le sorti del destino della protagonista del mio romanzo mi è parso quasi naturale definirlo “il buco delle vite”.
Hai ambientato la prima vita di Fortuna nei dintorni di Salerno - se non erro sono anche i luoghi della tua nascita ed adolescenza - e il primo nome della protagonista è J.; mi viene naturale chiederti quanto ci sia di autobiografico in questa parte del romanzo.
Credo che soprattutto nella prima parte del romanzo ci sia molto di me stessa, c’è il ricordo di un’infanzia meravigliosa e per la quale spesso provo una profondissima nostalgia, in uno sperduto paesello di provincia, circondata dall’affetto di persone che per me ora rappresentano un modello di vita da seguire e fatta di sapori unici e genuini come quello del pane fatto dalla nonna nel forno a legna. Per me è stato importante condividere quel pezzo della mia vita con i lettori, spero che abbiano apprezzato questo mio gesto.
Tanti temi impegnativi sia per chi li racconta e anche per chi li legge. Certo ti sei lanciata in una bella sfida. Non pensi che tematiche del genere possano spaventare il lettore?
Spaventare? No, credo proprio di no. Io ho semplicemente cercato di trasmettere il messaggio che nonostante la vita a volte non sia facile e indipendentemente dalle mille prove a cui decide di sottoporci è un viaggio che vale sempre la pena affrontare. Fortuna, soffrirà molto nel corso della narrazione, ma troverà sempre la forza di affrontare il dolore e riappacificarsi con la vita, ritrovandosi più forte e consapevole di se stessa.
Cosa pensi possa attirare una persona a leggere il tuo libro?
La copertina è un ottimo biglietto da visita, la guardi e pensi a una ragazza felice e leggera immersa in una natura lussureggiante poi leggi la sinossi e ti incuriosisci perché ti rendi conto che forse non hai capito molto dalla copertina e allora per capirci qualcosa non puoi far altro che acquistarlo.
Fortuna ha tre vite, questo ormai è chiaro. Se dovessi chiederti di utilizzare una frase del libro per ognuna di queste vite, in modo da farne capire il senso e incuriosire i nostri lettori, cosa mi risponderesti?
Per la prima vita mi viene in mente una domanda che la piccola J. decide di fare alla sua amatissima nonna Umberta, quando comincia a prendere consapevolezza della sua diversità: “Nonna la mamma non mi vuole bene, perché sono una bambina speciale?”. Tra J. e sua madre Anita ci sarà sempre un muro di dolore e incomprensione che porterà la giovane donna a credere che sua madre la detesti per la sua malformazione e questo pensiero la renderà fragile e insicura fino alla fine dei suoi giorni.
Per la seconda vita il pezzo che credo sia più significativo è questo: …Cominciò a non avere più paura di diventare un’altra nel fisico e nell’anima, anche se la prima volta che fu costretta a frugare in un cassonetto rischiò di morire dalla vergogna. La gente che passava per strada, aveva un’espressione disgustata e scuoteva la testa come segno di dissenso. J. ormai ha lasciato il posto a Piccoletta la barbona che prova sulla sua pelle il dolore e l’umiliazione di chi è costretto a frugare nei cassonetti per mangiare.
Per la terza vita invece uno dei pezzi più significativi è questo: "Che cos’è l’amore Fortuna? Prima di conoscere te non lo sapevo, ora, invece potrei usare mille aggettivi per descrivere questa meravigliosa sensazione che mette in circolo la vita."
Piccoletta non c’è più, ora c’è Fortuna una donna che riesce a recuperare il suo posto nella società, a trovare soddisfazione in un lavoro e a conoscere l’amore di un uomo straordinario come Nadir, un affascinante medico ruandese, che riuscirà a farla sentire un essere speciale nonostante la sua malattia. Nadir simboleggia il riscatto di Fortuna, ha sofferto, patito, pianto e urlato contro un Cielo poco benigno e alla fine ha ottenuto una ricompensa straordinaria, il vero amore, quello che si incontra una volta soltanto nella vita, perciò credo che il mio romanzo, nonostante tutto, possa lasciare ai lettori un messaggio di speranza.
Fortuna ha tre vite, questo ormai è chiaro. Se dovessi chiederti di utilizzare una frase del libro per ognuna di queste vite, in modo da farne capire il senso e incuriosire i nostri lettori, cosa mi risponderesti?
Per la prima vita mi viene in mente una domanda che la piccola J. decide di fare alla sua amatissima nonna Umberta, quando comincia a prendere consapevolezza della sua diversità: “Nonna la mamma non mi vuole bene, perché sono una bambina speciale?”. Tra J. e sua madre Anita ci sarà sempre un muro di dolore e incomprensione che porterà la giovane donna a credere che sua madre la detesti per la sua malformazione e questo pensiero la renderà fragile e insicura fino alla fine dei suoi giorni.
Per la seconda vita il pezzo che credo sia più significativo è questo: …Cominciò a non avere più paura di diventare un’altra nel fisico e nell’anima, anche se la prima volta che fu costretta a frugare in un cassonetto rischiò di morire dalla vergogna. La gente che passava per strada, aveva un’espressione disgustata e scuoteva la testa come segno di dissenso. J. ormai ha lasciato il posto a Piccoletta la barbona che prova sulla sua pelle il dolore e l’umiliazione di chi è costretto a frugare nei cassonetti per mangiare.
Per la terza vita invece uno dei pezzi più significativi è questo: "Che cos’è l’amore Fortuna? Prima di conoscere te non lo sapevo, ora, invece potrei usare mille aggettivi per descrivere questa meravigliosa sensazione che mette in circolo la vita."
Piccoletta non c’è più, ora c’è Fortuna una donna che riesce a recuperare il suo posto nella società, a trovare soddisfazione in un lavoro e a conoscere l’amore di un uomo straordinario come Nadir, un affascinante medico ruandese, che riuscirà a farla sentire un essere speciale nonostante la sua malattia. Nadir simboleggia il riscatto di Fortuna, ha sofferto, patito, pianto e urlato contro un Cielo poco benigno e alla fine ha ottenuto una ricompensa straordinaria, il vero amore, quello che si incontra una volta soltanto nella vita, perciò credo che il mio romanzo, nonostante tutto, possa lasciare ai lettori un messaggio di speranza.
Il romanzo è stato pubblicato nel luglio scorso, è passato quasi un anno ormai, te la senti di tirare un po' le somme? Sei soddisfatta di come sta andando? C'è qualcosa che cambieresti in base alle critiche ricevute o qualcosa di cui sei estremamente soddisfatta in base ai complimenti?
Fortuna mi offre ogni giorno delle sorprese inaspettate, perciò penso che sia inutile fare dei bilanci, ho ricevuto tanti complimenti e qualche critica dai lettori più severi ma se tornassi indietro non cambierei una sola virgola di quello che ho scritto, credo che se fossi costretta a cambiare qualcosa di questa storia non sarebbe più la stessa, perciò me la tengo così com’è anche con le sue piccole sbavature magari.
Fortuna mi offre ogni giorno delle sorprese inaspettate, perciò penso che sia inutile fare dei bilanci, ho ricevuto tanti complimenti e qualche critica dai lettori più severi ma se tornassi indietro non cambierei una sola virgola di quello che ho scritto, credo che se fossi costretta a cambiare qualcosa di questa storia non sarebbe più la stessa, perciò me la tengo così com’è anche con le sue piccole sbavature magari.
Come ultima cosa, mi piacerebbe sapere se in questo momento sei alle prese con un altro romanzo. Puoi darci qualche anticipazione?
Sì, mi sto immergendo lentamente nella mia nuova storia che sarà completamente diversa dalla prima. Ho deciso di raccontare il mondo delle adolescenti e di soffermarmi in modo particolare sul fenomeno del bullismo che si sta sempre più diffondendo tra le giovani ragazze di oggi, spero di riuscire a fare un buon lavoro e ad emozionarmi così come mi sono emozionata dando vita a Fortuna che avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
Sì, mi sto immergendo lentamente nella mia nuova storia che sarà completamente diversa dalla prima. Ho deciso di raccontare il mondo delle adolescenti e di soffermarmi in modo particolare sul fenomeno del bullismo che si sta sempre più diffondendo tra le giovani ragazze di oggi, spero di riuscire a fare un buon lavoro e ad emozionarmi così come mi sono emozionata dando vita a Fortuna che avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
Ti ringrazio ancora per esserti prestata a fare quattro chiacchiere con noi, spero di poterti avere ancora qui, magari per farti altre domande una volta che avrò letto il tuo romanzo, oppure per l'uscita di un tuo nuovo lavoro!
Grazie a te per avermi dato questa possibilità e fammi sapere che cosa pensi del mio libro, io accetto qualsiasi suggerimento o critica, perché sicuramente mi sarà utile per i miei prossimi lavori.
Ed ora a voi la scelta, cari amici miei; se con questo post la vostra curiosità è stata stuzzicata da Fortuna non vi resta che correre in libreria o collegarvi su qualsiasi sito di vendita di libri online per cominciare ad immergervi in questa storia avventurosa. Spero che poi vogliate rendermi partecipe delle vostre impressioni.
Grazie a te per avermi dato questa possibilità e fammi sapere che cosa pensi del mio libro, io accetto qualsiasi suggerimento o critica, perché sicuramente mi sarà utile per i miei prossimi lavori.
Ed ora a voi la scelta, cari amici miei; se con questo post la vostra curiosità è stata stuzzicata da Fortuna non vi resta che correre in libreria o collegarvi su qualsiasi sito di vendita di libri online per cominciare ad immergervi in questa storia avventurosa. Spero che poi vogliate rendermi partecipe delle vostre impressioni.