Ma veniamo al blog. Oggi vi parlerò di un libro molto particolare, che mi è stato regalato dalla mia cara amica Elena per Natale, che devo ringraziare perché altrimenti non so se mi sarebbe capitato di leggerlo. Si tratta di Musica dalla spiaggia del paradiso di John Ajvide Lindqvist edito da Marsilio, 426 pagine. Non conoscevo il libro nello specifico e non conoscevo l’autore che in realtà ho scoperto essere autore di libri molto famosi. Dovrò quindi rimediare e recuperare qualche altro suo lavoro.
Sinossi: Una mattina d'estate, un gruppo di ospiti di un campeggio non lontano da Stoccolma si risveglia in mezzo al nulla. Ogni cosa è stata cancellata, gli alberi, il lago, gli scogli e il chiosco, è tutto scomparso. Intorno ai villeggianti increduli - dieci persone, un cane e un gatto - c'è solo una landa desolata, ricoperta da un prato perfettamente rasato e sovrastata da un cielo blu e senza sole, così uniforme da apparire artificiale. Ogni contatto con la realtà è interrotto. Non rimane che il segnale di una misteriosa stazione radiofonica, che trasmette senza sosta le canzoni di Peter Himmelstrand, uno dei più noti cantautori svedesi di musica leggera. Musica pop a ripetizione, Abba in testa. Com'è possibile che queste persone siano finite lì con le loro roulotte? Sono state spostate oppure è la realtà a essere svanita? In questo luogo surreale, capace di scatenare le reazioni più violente e irrazionali, ogni adulto si troverà a fare i conti con gli spettri del passato. Sovvertendo gli schemi classici della "camera chiusa" della letteratura del terrore, Lindqvist non intrappola i suoi personaggi in uno spazio angusto e senza via d'uscita, ma li cala in un luogo sconfinato e senza ostacoli, da cui tuttavia è impossibile fuggire. Perché non esiste un altrove se non l'abisso altrettanto minaccioso della coscienza. Agorafobico e metafisico, Musica dalla spiaggia del paradiso si spinge nei recessi più oscuri della psiche umana, dove conflitti irrisolti e traumi insuperati prendono corpo e reclamano spietati il proprio pegno di sangue.
Un campeggio nei pressi di Stoccolma, è questa l’ambientazione che l’autore ha scelto nel suo romanzo. Chi mi segue con costanza sa che sono una camperista; adoro campeggiare e vivere all’aria aperta durante le mie vacanze, quindi questa particolarità mi ha da subito riempito di curiosità. Siete mai stati in campeggio? È difficile che ci siano dei momenti di silenzio assoluto, soprattutto nei mesi di alta stagione; un brulicare di gente indaffarata che dalle prime luci dell’alba si muove nei vialetti assolati per raggiungere i bagni o le zone comuni, che fa colazione fuori dalle proprie tende, roulotte o camper godendo di quella pace interiore che solo staccare dalla quotidianità può dare. Beh se siete stati almeno una volta in campeggio sapete anche che è il miglior modo per fare amicizie, grazie alla vicinanza con gli altri ospiti che diventano, nei giorni di permanenza, quasi un punto di riferimento, sempre che non siano pazzi scatenati o al contrario persone con la puzza sotto al naso. Immaginate quindi di andare a letto una sera, con le vostre famiglie, con la magnifica sensazione che il giorno dopo sarà un’altra splendida giornata di vacanza e di svegliarvi invece soli. Voi, con la vostra roulotte, soli, in una landa deserta ed infinita. Non c’è più il campeggio, non ci sono più i bagni, non c’è più il lago, ci sono solo altre tre roulotte che ospitano altri gruppi di villeggianti straniti quanto voi. In totale dieci persone – tra cui due bambini – più un cane ed un gatto. È quello che vi circondava ad essere sparito o siete stati voi ad essere stati spostati in un non luogo? Ho provato ad immaginarmi una situazione così paradossale e mi sono venuti i brividi. Probabilmente penserei di essere diventata pazza, oppure di essere alle prese con uno di quei sogni tanto dettagliati da sembrare vita vera ma di certo mai e poi mai potrei credere ai miei occhi. È questo il quadro che si presenta a noi dopo poche pagine di lettura.
Le quattro roulotte rimaste ospitano persone totalmente differenti tra loro: un ex calciatore di fama mondiale, con la moglie modella e una bambina quantomeno inquietante in una; due uomini di mezza età che si comportano come fossero una coppia in un’altra; una coppia di coniugi vicini alla vecchiaia con un rapporto sul filo del rasoio nella terza; una famiglia apparentemente senza grandi problemi ma con molti momenti bui alle spalle ed un bambino chiuso e poco socievole nell’ultima.
Nessun contatto con la loro vita normale è possibile; i cellulari non funzionano e sembra non esserci modo per uscire da quel luogo che nonostante sia infinito li tiene come topi in una gabbia. Solo alla radio inspiegabilmente arriva un segnale, quello di una stazione radio dove trasmettono a ripetizione canzoni di un notissimo cantautore svedese, nessuno speacker tra un brano e l’altro, nessuna voce al di fuori del gruppo sopravvissuto.
Un horror che tocca il mondo del paranormale in cui l’autore riesce a sviscerare in modo molto interessante le paure umane, le reazioni di un gruppo davanti ad una difficoltà, l’interazione tra persone che si sentono braccate, la difficoltà a fidarsi del prossimo ed anche di se stessi in situazioni estreme.
La landa deserta ha il potere di mettere i personaggi di fronte ai propri più tremendi incubi. Tutti nella vita hanno un mostro da cui scappare e quell’incomprensibile situazione in cui sono piombati dalla sera alla mattina sta facendo riaffiorare quei mostri, uno ad uno, più tremendi che mai, con una forza cui nessuno è capace di resistere.
Per qualcuno il mostro ha le sembianze di tigre, per qualcun altro dell’uomo di sangue, per altri ancora di rappresentanti di merceria o ancora di una figura bianca senza alcun elemento umano se non la cavità di profondi occhi scuri e profondi. Un libro che, pur toccando il mondo del paranormale sa essere molto realistico e brutalmente concreto. Una sorta di grande fratello che paradossalmente “racchiude” delle persone in una landa infinita. Un senso dell’ignoto ed una impossibilità di trovare una soluzione a quel problema che porta i personaggi ad interagire, a volte aiutandosi ma, nella maggior parte del tempo, guardandosi in cagnesco e non avendo più fiducia uno nell’altro.
I personaggi sono descritti in modo molto particolareggiato ed è facile immaginare ognuno di loro, imparare a conoscerli, amare uno piuttosto che un altro. 426 pagine in cui l’autore racconta un solo giorno di vita e in cui sembra di averne vissuti insieme a lui infiniti. In alcuni momenti ho anche dimenticato che quello narrato fosse ancora lo stesso giorno perché non c’è il tempo di riflettere, le cose accadono una dopo l’altra e mai, per neanche un secondo ho pensato che il libro si stesse dilungando troppo anzi, mi è dispiaciuto arrivare alla fine. Sarà che amo i libri corposi in cui posso conoscere in modo approfondito anche le più piccole manie dei protagonisti, sarà che in questo caso pur mantenendo sempre la narrazione in terza persona ci sono capitoli dedicati ad ogni singolo personaggio, anche al cane ed al gatto, e questo rende il quadro completo, mai monotono, mai banale. Le reazione che ognuno di loro ha alla situazione fa emergere le peculiarità, i difetti, i vizi e permette al lettore di immedesimarsi in questo o quell’atteggiamento. Anche l’ambientazione, pur rimanendo sempre la landa, è stata resa dall’autore perfettamente e non è mai risultata ai miei occhi banale o monotona. Una grande scoperta che mi lascia con la voglia di leggere altro di questo scrittore, un nordico sui generis, dallo stile particolarmente interessante.
Nessun contatto con la loro vita normale è possibile; i cellulari non funzionano e sembra non esserci modo per uscire da quel luogo che nonostante sia infinito li tiene come topi in una gabbia. Solo alla radio inspiegabilmente arriva un segnale, quello di una stazione radio dove trasmettono a ripetizione canzoni di un notissimo cantautore svedese, nessuno speacker tra un brano e l’altro, nessuna voce al di fuori del gruppo sopravvissuto.
Un horror che tocca il mondo del paranormale in cui l’autore riesce a sviscerare in modo molto interessante le paure umane, le reazioni di un gruppo davanti ad una difficoltà, l’interazione tra persone che si sentono braccate, la difficoltà a fidarsi del prossimo ed anche di se stessi in situazioni estreme.
La landa deserta ha il potere di mettere i personaggi di fronte ai propri più tremendi incubi. Tutti nella vita hanno un mostro da cui scappare e quell’incomprensibile situazione in cui sono piombati dalla sera alla mattina sta facendo riaffiorare quei mostri, uno ad uno, più tremendi che mai, con una forza cui nessuno è capace di resistere.
Per qualcuno il mostro ha le sembianze di tigre, per qualcun altro dell’uomo di sangue, per altri ancora di rappresentanti di merceria o ancora di una figura bianca senza alcun elemento umano se non la cavità di profondi occhi scuri e profondi. Un libro che, pur toccando il mondo del paranormale sa essere molto realistico e brutalmente concreto. Una sorta di grande fratello che paradossalmente “racchiude” delle persone in una landa infinita. Un senso dell’ignoto ed una impossibilità di trovare una soluzione a quel problema che porta i personaggi ad interagire, a volte aiutandosi ma, nella maggior parte del tempo, guardandosi in cagnesco e non avendo più fiducia uno nell’altro.
I personaggi sono descritti in modo molto particolareggiato ed è facile immaginare ognuno di loro, imparare a conoscerli, amare uno piuttosto che un altro. 426 pagine in cui l’autore racconta un solo giorno di vita e in cui sembra di averne vissuti insieme a lui infiniti. In alcuni momenti ho anche dimenticato che quello narrato fosse ancora lo stesso giorno perché non c’è il tempo di riflettere, le cose accadono una dopo l’altra e mai, per neanche un secondo ho pensato che il libro si stesse dilungando troppo anzi, mi è dispiaciuto arrivare alla fine. Sarà che amo i libri corposi in cui posso conoscere in modo approfondito anche le più piccole manie dei protagonisti, sarà che in questo caso pur mantenendo sempre la narrazione in terza persona ci sono capitoli dedicati ad ogni singolo personaggio, anche al cane ed al gatto, e questo rende il quadro completo, mai monotono, mai banale. Le reazione che ognuno di loro ha alla situazione fa emergere le peculiarità, i difetti, i vizi e permette al lettore di immedesimarsi in questo o quell’atteggiamento. Anche l’ambientazione, pur rimanendo sempre la landa, è stata resa dall’autore perfettamente e non è mai risultata ai miei occhi banale o monotona. Una grande scoperta che mi lascia con la voglia di leggere altro di questo scrittore, un nordico sui generis, dallo stile particolarmente interessante.
Che ne pensate? Conoscete questo scrittore? Mi consigliate un suo libro in particolare?
VOTO: