Buongiorno carissimi lettori. Come va? Io sto passando un periodo difficile ma non voglio stare qui ad annoiarvi quindi senza troppi preamboli vi presento il post di oggi.
Ho aspettato l'uscita di questo libro per un anno intero, non sapendo di cosa avrebbe parlato, ma sapendo che lo avrei letto immediatamente. E così è stato. Ieri è uscito nelle librerie ed io avevo già finito di leggerlo. Ecco quindi la mia recensione di del libro Dimmi che credi al destino di Luca Bianchini edito da Mondadori, che ringrazio per avermi inviato in anteprima una copia in ebook. Pag. 264
Trama: Ornella
ama i cieli di Londra, il caffè con la moka e la panchina di un parco
meraviglioso dove ogni giorno incontra Mr George, un anziano signore che
ascolta le sue disavventure, legate soprattutto a un uomo che lei non
vede da troppo tempo, e che non riesce a dimenticare.
A
cinquantacinque anni, Ornella si considera una campionessa mondiale di
cadute, anche se si è sempre saputa rialzare da sola. Per fortuna può
contare su Bernard, il suo vicino di casa, che la osserva da lontano e
la conosce meglio di quanto lei conosca se stessa.
L'ultima
batosta, però, è difficile da accettare. La piccola libreria italiana
che dirige nel cuore di Hampstead – dove le vere star sono due pesci
rossi di nome Russell & Crowe – rischia di chiudere: il proprietario
si è preso due mesi per decidere.
Lei, che sa lottare, ha
imparato anche a lasciarsi aiutare, e così chiama in soccorso la Patti,
la sua storica amica milanese – inimitabile compagna di scorribande –
che arriva in città con poche idee e tante scarpe, ma sufficiente
entusiasmo per trovare qualche soluzione utile a salvare l'Italian
Bookshop.
La prima è quella di assumere Diego, un ragioniere
napoletano bello e simpatico, che fa il barbiere part-time, ha il cuore
infranto e le chiama guagliuncelle.
Ma proprio quando la
libreria ha più bisogno di lei, il destino riporterà Ornella in Italia, a
bordo di una Seicento malconcia guidata in modo improbabile dalla
Patti.
Tra humour inglese e una malinconia tutta italiana, Dimmi che credi al destino è una storia commovente di rinascita e speranza.
Ambientato
in una Londra dove il cielo cambia sempre colore e l'amore brucia a
fuoco lento, Luca Bianchini racconta con il suo stile inconfondibile una
storia che non avresti mai pensato di ascoltare, e che assomiglia
terribilmente alla vita.
E' difficilissimo mettermi davanti a questo schermo bianco a parlare di questo libro. Io adoratrice assoluta di Luca, della sua ironia, del suo modo sempre azzaccato di unire argomenti seri al sorriso, quello che generalmente riesce a strappare in ogni suo lavoro. Cliccando
QUI potete trovare tutti i post a lui dedicati.
Non è facile non farsi condizionare - sia positivamente che negativamente - dal fatto che questo libro sia proprio suo, non pensare a quello che mi sarei aspettata e a quello che invece è stato, ma - ve lo prometto - ci proverò con tutte le mie forze.
Quando ho ricevuto questo libro ho accantonato per qualche giorno la lettura in corso ed ho subito cominciato a leggere piena delle mie strabordanti aspettative.
Ho letto l'incipit e l'ho adorato, ho ritrovato il mio Luca, quello dei vecchi tempi:
Il cielo di Londra sembra fatto per raccontare l'amore.
Cambia continuamente, anche quando ti illude con una giornata piena di azzurro, ecco che qualche nuvola compare all'orizzonte, si mette a correre veloce, e di colpo la luce è buio, e la pioggia si mischia alle tue lacrime.
Poi per fortuna passa, passa tutto, ma nel momento in cui ti trovi in mezzo alla tempesta ti dimentichi com'era prima e di come sarà.
Poi è successo qualcosa, sono andata avanti ancora e ancora, aspettando quella magia, quel coinvolgimento che normalmente mi rapisce, pensando che forse l'asso nella manica dovesse ancora essere giocato e sono arrivata alla fine, ancora aspettando...
Questa è una storia potenzialmente forte: una libreria italiana a Londra rischia la chiusura - e purtroppo è proprio vero come Luca spiega nei ringraziamenti - ed Ornella, che la dirige ma che non è la proprietaria, deve trovare un modo per evitarlo. Come già ci dice la trama - e forse anche questo mi ha deluso perchè in realtà la trama ci dice proprio tutto - Ornella chiamerà la sua amica Patti in soccorso, assumerà Diego - ragioniere e non libraio - si recherà in Italia per far pace con il passato.
Purtroppo come storia c'è proprio poco, poco di più, e quel poco a volte disturba e rovina piuttosto che aggiungere e migliorare.
Cominciamo dai personaggi, che di solito sono la chiave vincente dei libri di Bianchini: questi hanno poco mordente, sono un po' banali, qualcosa di già visto, e non mi hanno saputo trasmettere quella voglia di saperne di più di loro, di capire come si sarebbero evolute le loro vite.
Il vero personaggio è forse quello che personaggio non è: ossia un gatto invisibile il cui pensiero riesce a volte a strappare qualche sorriso che però, diciamocelo, verso la fine viene anche un po' a noia.
Diego: napoletano - Diego da Maradona... banaleeeeeee...-, belloccio, gay, l'uomo delle frasi banali e dei luoghi comuni.
Clara: dipendente della libreria, italiana in Inghilterra, che ormai odia tutto ciò che di italiano trova a Londra, con il gusto per l'orrido - lo si capisce dalla bandiera inglese fatta in vetrina con le copertine dei libri - e incapace di trattare con le persone in maniera aperta.
La Patti: milanese, povera in canna, in attesa che la zia miliardaria del marito passi a miglior vita, amante delle sue scarpe e migliore amica di Ornella.
Ornella: triste, sola, senza un perchè, con una vita difficile, votata alla fedeltà verso un marito inesistente e drogato, titolare della libreria ma si fa mettere i piedi in testa da Clara.
Carmine: fidanzato, è l'uomo da cui Diego scappa. Senza scrupoli e senza dignità lo chiama ogni volta che ha voglia di una sveltina "
col pesce...".
Nunzio: calabrese, fidanzato, che quando Diego ci prova con lui invece di tirargli un cazzotto, come avrebbe fatto qualsiasi uomo, gli dice "
possiamo rimanere amici".
Axel: marito di Ornella, drogato, in fin si vita che chiede come ultimo desiderio quello di rivedere la moglie al suo capezzale, a Verona.
Bernard: vicino di Ornella, che la scruta da lontano.
Il vicino sconosciuto: non è dato da sapere nulla di lui se non che fotografa majorette in qualsiasi ora del giorno ed in qualsiasi parte del libro, MA PERCHE'?????????
L'unico che mi sento di salvare, cui avrei voluto fosse dato più risalto è Mr George: anziano, inglese con la passione per Calvino, che passa le sue giornate su una panchina e che fa da confidente e mentore ad Ornella.
La storia, potenzialmente carina ma non strutturata, con tanti argomenti che potevano essere approfonditi, tanti spunti che avrebbero potuto - se elaborati - arricchire gli eventi e alleggerire la lettura.
Ed ora lo stile, spento, senza brio, poco convincente, quasi frettoloso. Se con
Io che amo solo te l'ilarità la faceva da padrona toccando in ogni caso corde molto profonde e lasciando al lettore parecchi spunti di riflessione, se con
Instant love il tutto era incentrato su una storia profonda capace con l'ironia di smorzare le situazioni più complicate, se con
Ti seguo ogni notte lo stile era riconoscibile e dicevo che
"nelle sue storie c'è la vita, quella vera, magari un po' romanzata ma assoluamente credibile" qui bohhhh... un libro dove la vita vera c'è veramente, in cui mi sarei aspettata di essere travolta dai sentimenti, dalla passione, da quella normalità, anche, che avrebbe potuto farmi immedesimare.
Uno scivolone dettato forse dalla fretta, dall'ansia da prestazione, dall'idea di dover fare ridere a tutti i costi? Dimmelo Luca, dimmi che tornerai quello che eri, lasciando da parte Belen e il mondo delle star che forse ti ha un po' confuso...
Finisco questa recensione con un magone indescribile. Esagereta, direte voi! Ma quando un autore che adori e che compreresti ad occhi chiusi ti delude è una sensazione sgradevolissima!
Se volete approcciarvi a questo autore vi consiglio di cominciare dai libri cui ho accennato prima per apprezzarlo in pieno.
VOTO: