"Cosa spinge un adolescente a fare una strage tra i suoi compagni di scuola?" Questa è la frase che si legge sulla copertina del libro di cui ho deciso di parlare oggi, un libro che ho letto un paio di mesi fa e che ho letteralmente divorato, facendomi ritrovare a leggere fino a tarda notte, come non mi succedeva da anni. Il libro a cui mi riferisco è 19 minuti di Jodi Picoult e si occupa di un tema purtroppo molto attuale in America, quello delle armi facili e delle stragi nelle scuole per mano di adolescenti.
19 minuti sono quelli che servono a Peter per compiere una strage nella sua scuola, uccidendo molti di quelli che per anni lo hanno deriso e importunato. La polizia riesce ad arrestarlo con ancora l'arma in mano. E' facile emettere la condanna dopo pochi capitoli: Peter è il cattivo! E' convinto di essere dalla parte della ragione e questo lo rende ancora più antipatico, più sbruffone e quindi facilmente condannabile. Invece, man mano che la storia viene raccontata, Peter assume un'umanità che anche io all'inizio faticavo ad accettare, e che spiazza il lettore. Perché nonostante il gesto del ragazzo sia assolutamente impossibile da giustificare, la sua figura viene rivalutata dalla bravura nella narrazione e dai colpi di scena. Oltre al mostro, al centro degli avvenimenti ci sono Josie, migliore amica di Peter ai tempi dell'asilo e allontanatasi da lui col passare degli anni; c'è la mamma di Josie, giudice, incaricata del processo che si ritrova a fare i conti con il suo ruolo di mamma e quello di tutore della legge; c'è la mamma di Peter che nonostante tutto cerca di tenere in vita i suoi ricordi di madre verso il figlio; c'è il padre di Peter, che non riesce ad affrontare l'accaduto arrivando a staccarsi dal figlio e dalla moglie e c'è un detective molto particolare che si lascia trasportare dall'accaduto entrando a far parte della vita dei sopravvissuti.
La Picoult descrive i fatti mettendo in luce, capitolo dopo capitolo, le emozioni di Peter, le angherie subite e perpetrate ai suoi danni fin dall'asilo, le emozioni che la madre prova e quelle che un padre non riesce più a provare. Lo scopo non è trovare un colpevole, perché il colpevole ci viene sbattuto in faccia da subito, quello che il libro cerca di scovare è quello che si prova quando un figlio all'apparenza normale diventa in pochi minuti un mostro, le motivazioni che spingono un ragazzo a compiere un gesto atroce e inconcepibile come quello descritto nel romanzo, ma soprattutto gli stati d'animo delle persone intorno cui la storia si svolge. E mentre la vicenda sembra palese, tutto viene rimesso in gioco da un processo, dai ricordi dei sopravvissuti e dal ricordo che i superstiti hanno dei ragazzi uccisi.
Una storia ben scritta e avvincente che mi fa venire voglia di leggere altri romanzi della Picoult.
Sicuramente mi sento di consigliarlo perché è una storia ricca di intrecci e colpi di scena, che tratta una storia difficile in modo molto avvincente e per niente banale.
Mi ha letteralmente devastata questo libro, e alla fine mi sono fatta un'idea di dove volesse andare a parare l'autrice. Nei prossimi giorni cercherò di buttare giù una recensione, spero ne esca qualcosa di decente.
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