venerdì 26 febbraio 2021

Letture con Marina #121 - Recensione de L'imprevedibile Venetia di Georgette Heyer

Buongiorno lettori, è venerdì e, come di consueto, lascio la parola a Marina e alla sua recensione.


E’ come una febbre. Puoi sperare di sfuggirle, ma come l’influenza, almeno una volta l’anno ti fa visita. E anche nel caso delle letture, ogni tanto dobbiamo pagare pegno e sottostare ad un genere che annovererà sempre dei fedeli ammiratori. E io rientro fra questi.

Titolo: Limprevedibile Venetia
Autore: Georgette Heyer
Casa editrice: Astoria, 2019
Pagine: 393
Traduzione: Anna Luisa e Lidia Zazo
 
Trama: Condannata a vivere nella solitudine della tenuta di famiglia nello Yorkshire da un padre misantropo, alla sua morte la bella, intelligente e indipendente Venetia Lanyon deve per giunta occuparsi della proprietà: il fratello maggiore, infatti, ha preferito dedicarsi alla carriera militare e il minore è preso solo dai suoi libri.
Un giorno il vicino di tenuta, Lord Damerel, torna a casa e, dopo un incontro casuale tra i due, la vita di Venetia viene sconvolta dal gentiluomo dalla pessima fama di libertino, che tuttavia si comporta con lei in modo corretto, riuscendo a portare una ventata di novità alle sue giornate noiose. La loro amicizia, fondata su un’intesa che si consolida ogni giorno, scatena molti pettegolezzi e il morboso interesse di parenti e amici...
 
RECENSIONE:   
Non c’è scampo: più curiosi e più conosci. Più conosci e più vorresti leggere. Devo avere nel kobo almeno tre romanzi della Heyer, di cui questo sembra essere unanimemente ritenuto il capolavoro. Ed io da quale dei suoi romanzi inizio?

Brioso, arioso, che in sé comprende più generi. Scritto dall’autrice nel 1958, sembra di essere immersi nell’Inghilterra dell’Ottocento del secolo scorso, nello Yorkshire e in parte a Londra, non durante il periodo della “Stagione”, cui l’autrice preferisce un periodo londinese più tranquillo, per dare maggior risalto ai suoi personaggi. Potremmo raggruppare i protagonisti principali in una sparuta triade: Venetia, un’ingenua ma bella, onesta ed audace gentildonna di venticinque anni, lo studioso fratello diciasettenne Aubrey e lui, il libertino, bel dissoluto, tenebroso e non più giovanissimo Lord Damerel.

La storia in sé non è originale, ma quale vicenda oramai non ha rimandi in più antiche vicissitudini? E allora giusto poche parole per descrivere una bella lei non più giovanissima, per l’epoca, e già in odor di zitellaggio, tenuta nascosta nella solitudine della tenuta di famiglia da un padre misantropo. Famiglia benestante, visto che sia lei che il fratello minore possono vivere senza dover lavorare, mentre il fratello maggiore è via a giocare alla guerra, dedicandosi alla carriera militare, dopo aver delegato la sorella ad occuparsi della proprietà. Finalmente il padre non amato muore, lasciando teoricamente liberi i figli di gestire la propria vita. Conosceremo anche lo sciocco e non affascinante ma solido pretendente di Venetia, suo vicino di casa, che le ha già chiesto un paio di volte di divenire sua moglie, ma l’intelligente ragazza l’ha rifiutato, preferendo la solitudine ad una vita con tale individuo e la di lui madre, con la scusa che deve rientrare a casa il fratello per poter prendere alla fine una qualsiasi decisione in merito… E poi c’è Lord Damerel, oramai trentottenne, che dopo anni di libertinaggio selvaggio tanto da essere tenuto lontano dalla buona società, rientra nella magione dello Yorkshire, casualmente anche lui vicino di casa di Venetia. E come nel più classico dei romanzi rosa, il loro primo incontro lascia il segno in entrambi.

Se riportato così può sembrare un insieme di melense e trite insulsaggini, in realtà il romanzo si sviluppa tra belle descrizioni di ambienti interni ed esterni, frizzanti scambi di battute ed una trama – badate bene, trama e non sinossi – che tiene letteralmente incollati alle pagine. Vicende che si intrecciano, vite che hanno una ragione d’essere con vite che pagano pesante pegno al periodo che stanno vivendo, descrizioni della moda londinese e costumi dell’epoca e soprattutto una caratterizzazione dei personaggi che ruota intorno ai tre maggiori protagonisti che non ha l’eguale, sia che si tratti di servitori sia che si tratti di gentildonne, etere, gentiluomini o libertini.

Pietra miliare dello stile regency che l’autrice ha esplorato con diversi romanzi, è un piacere che sia la casa editrice Astoria a riproporre questa autrice con le sue belle edizioni, riconoscibili dalla copertina rosso ciliegia.

Stupenda la parte conclusiva, quando finalmente Venetia, quasi costretta dallo zio, si decide ad andare a vivere per un periodo nella loro bella casa a Londra, in Cavendish Square. Come dicevo prima, non mancano descrizioni della megalopoli e dei costumi e consuetudini del tempo. E la Heyer, non contenta del finale agognato con l’Happy Ending, pur se arrivandoci per vie traverse e grazie all’intelligenza della stessa Venetia, ci sorprende con una bomba che lascia esplodere proprio mentre l’audace ragazza sta soggiornando a Londra, in compagnia della cara ma svenevole e sciocca zia.

Un esempio su tutti, ma ce ne sono diversi disseminati dalla Heyer nel suo romanzo, il nuovo vezzo della zia di Venetia di bere aceto per poter dimagrire, invece di diminuire i dolcetti e le leccornie che il cuoco personale prepara, nonostante tale intruglio la faccia star male, naturalmente. Aceto con biscotti secchi, perché le pare proprio di ricordare che lo stesso Lord Byron adottasse questa cura per restare snello! Solo aceto e biscotti secchi… o erano patate?!? Ma si lascia convincere facilmente dalla nipote a fa portare via tale sgradevole intruglio dal servitore, cenando quindi con una crema dolce e qualche amaretto…

Se amate il genere alla Austen, se come me non amate i romanzi rosa fini a se stessi, se vi piacciono gli scontri verbali frizzanti e l’ambientazione nella perfida Albione, allora non potete mancare la lettura di questo inconsueto romanzo, dove i generi si mescolano: rosso per l’amore, rosa per la suprema intelligenza femminile, giallo per gli intrighi, verde per l’ambientazione. E per l’avventura? … Fate vobis, io per non sbagliare e non far torto a nessuno dei generi incastonati nel romanzo, opterò per l’arcobaleno!
 
A presto




 

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