giovedì 14 ottobre 2021

Blogtour: Colette. Un sogno audace di Nicoletta Sipos - Tappa 4

Buongiorno lettori, giornata speciale oggi sul blog. Si parla infatti di Colette. Un sogno audace di Nicoletta Sipos - un romanzo edito da Morellini - e lo si fa attraverso un blogtour che, fino ad oggi, è stato ospitato dai blog In punta di carta, Bookspedia, Desperate Bookswife e che si concluderà domani su A spasso coi libri (organizzatrice dell'evento!). 

Ma non mi perdo in chiacchiere e vi catapulto subito nel mondo di Colette e nel suo essere madre.






"Ecco una storia che non mi ha stupita affatto quando me l'hanno riferita. Colette aveva un modo tutto suo di imporsi anche a uomini e a donne di potere, figuriamoci a una ragazzetta sconosciuta. Il suo prestigio e il ricordo di certe sue apparizioni anticonformiste le procuravano in pari misura ammirazione e condanne. Perché aveva infranto molte delle regole che al tempo suo paralizzavano le donne. Senza indietreggiare di un solo passo. Su questo non mi sbaglio. Non per niente sono la figlia in ombra della grande Colette. Di nome faccio Colette pure io, Colette de Jouvenel, e posso giurare sulla mia vita che maman non è mai stata tenera con giovani donne dall'apparenza fragile. Cominciò a tormentare pure me già a pochi istanti dopo la mia nascita."


Il libro si apre con l'incontro tra la grande e famosa Colette e la ancora abbastanza anonima Audrey Hepburn: la prima sta cercando di ingaggiare la seconda come protagonista di "Gigi". Non capiamo chi narri questo fatto, ma finito il racconto la narratrice si svela, come si può notare dalla citazione che ho riportato poche righe sopra. La mia tappa in questo blogtour consiste nel raccontare il rapporto tra Colette maman e Colet figlia, che l'autrice ha usato come voce narrante. A prima vista può sembrare che un grande affetto abbia legato le due donne, un affetto tale da voler raccontare con orgoglio la storia di una donna diventata un simbolo nella prima metà del '900. La verità probabilmente è un po' diversa.


"Sono nata il 3 luglio 1913 sotto il segno del cancro, con parto naturale anche se piuttosto doloroso e lungo (trenta ore), al termine di una gravidanza relativamente priva di complicazioni. Maman sapeva di essere incinta già dall'autunno 1912, ma proseguì senza troppi problemi la vita "normale". Durante i primi mesi di dolce attesa, grazie al fatto che il suo fisico restava snello e flessuoso, non si curò neppure di annunciare il mio arrivo ad amici e conoscenti. Riprese perfino il lavoro nel music-hall rispettando contratti, deliziosamente coccolata dai colleghi. Si comportò insomma da "uomo" vantandosi parecchio della sua "gravidanza virile".


Direi che emerge già il fatto che la nostra protagonista non sia stata proprio una donna ordinaria, non di quelle desiderose di cullare la propria figlia e crescerla amorevolmente. Colette ha partorito in età matura, a quarant'anni, quando all'epoca le sue coetanee avevano già archiviato i pensieri materni. Colette non ci pensava proprio ad abbandonare i suoi impegni e nemmeno pensava a fare la madre, la piccola è stata affidata fin da subito a un sacco di tate fino a quando ha assunto una scostante bambinaia scozzese, Miss Draper, che l'ha sempre maltrattata.


"il nostro rapporto fu precario e malato fin dall'inizio. Non mi diede tenerezza, non cercò di riempire la mia solitudine. Non potevamo intenderci perché non mi permise di conoscerla e non si prese il tempo che ci sarebbe voluto per conoscere me. Sono cresciuta isolata e ribelle, sentendomi in esilio, perseguitata dagli istitutori per il pessimo comportamento".


La vita intera della giovane Colette è stata all'ombra della madre, apparentemente menefreghista e quasi cinica nei confronti di una figlia alla quale si rifiutava di dare affetto che invece riservava a giovani estranee, appellandole "figlie mie" e facendo così sempre più ingelosire colei che bravama semplicemente un po' di amore. Hanno trascorso la vita distanti, separate in case diverse, successivamente allontanate dalle scuole, trascorrevano insieme si e no un mese all'anno, ma che spesso risultava pesante e asfissiante. In poche circostanze Colet Diva ha compreso la figlia, uno di questi quando ha divorziato dopo poche settimane dal sì: maman le disse che a ventidue anni aveva il diritto di essere felice.
Ma allora perché al tramonto della sua vita ha deciso di stare accanto ad una donna che non le ha reso facile la vita? Perché ha scelto di farsi seppellire accanto a lei nonostante post morte abbia ricevuto l'ennesimo schiaffo? Forse ci sono delle circostanze che non possiamo comprendere, forse quelle che noi crediamo fossero scelte... erano imposizioni dettate da un meccanismo nel quale lei era ormai dentro o forse perché avendo ricevuto sempre sberloni dagli uomini di cui si innamorava era semplicemente incapace di donarne altro, un po' per paura e un po' per non mostrarsi debole.

Concludo scrivendo che è estremamente difficile giudicare un rapporto di questo genere, che il legame tra una madre e una figlia è forte ma sottile, è elastico ma può essere estremamente fragile, non è infrangibile ma ci possono essere dei margini per aggiustarlo, mantenendo però bene in vista le cicatrici che ha lasciato la frattura.

 




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