Ciao carissimi, nonostante questo periodo di pura frenesia tra casa, impegni lavorativi ed impegni vari sono soddisfatta di come stanno andando le mie letture del nuovo anno. Fino ad ora sono riuscita ad essere abbastanza veloce e, cosa più importante ho avuto la fortuna di scegliere libri che hanno saputo conquistarmi, in un modo o nell'altro. Oggi ritorno con una recensione, quella di Non chiedermi come sei nata di Annarita Briganti edito da Cairo, 200 pagine. Vi avevo presentato questo libro qui e qui.
Trama: Questa storia comincia un mattino, al mare
d'inverno. Gioia è andata a correre presto ed è sul lettino di una
spiaggia francese quando tutto accade. Un incendio nel ventre e lei si
ritrova in un ospedale straniero dove scopre di aver perso un bambino
che non sapeva di aspettare. Da quel momento niente sarà più come prima.
Giornalista culturale freelance di un importante quotidiano italiano,
Gioia Lieve capisce di desiderare la maternità, di volere una figlia dal
suo fidanzato storico Uto. Ma questa improvvisa consapevolezza si dovrà
scontrare con un fatto ineluttabile: per diventare genitori Gioia e Uto
possono sperare in un miracolo oppure rivolgersi alla scienza. Mentre,
passo dopo passo, affronta in una crescente solitudine il difficile
percorso della fecondazione assistita, la protagonista cerca punti di
riferimento negli uomini della sua vita. Da Uto, utopia dell'amore
perfetto, a Luca, amico e amante occasionale, al suo capo Eros che la
distrae nei momenti più duri con articoli urgenti. Fino ad Alberto, il
suo nuovo, grande futuro. Sullo sfondo, la presenza luminosa di Andrea,
ginecologo padre putativo scienziato libero. La gemella Scilla e l'amica
del cuore Clizia, con cui non servono le parole, la seguono a distanza,
mentre lei supera il dolore dell'aborto, affronta le terapie per
l'infertilità e non riconosce più il suo corpo.
Non sarà facile parlare di questo libro e del tema che affronta ma ci proverò.
Non chiedermi come sei nata è un romanzo difficile che prende spunto da una storia vera.
Gioia Lieve, è lei la protagonista di questa storia.
Chi è Gioia? Una donna, giornalista freelance, un fidanzato storico Uto - che si rivelerà veramente un'utopia - una ricerca ossessiva di maternità. Tutto comincia con un aborto, la perdita di un bambino che Gioia non sapeva di aspettare. Una perdita che per Gioia è tutto e che invece per Uto è niente. Gioia perde il bambino da sola, soffre da sola, e da sola si ritrova ad affrontare gli strascichi di quello che un aborto provoca nell'animo di una donna.
Uto è un donnaiolo, uomo cinico ed egoista che reagisce nell'unico modo in cui un uomo così può reagire: non parlandone, scappando, facendo finta che non sia successo niente.
Ed è a questo punto che la faccenda si complica: Gioia ed Uto non potranno avere figli in modo naturale, dovranno necessariamente rivolgersi alla scienza.
Se per Gioia non ci sono dubbi - lei vuole un bambino - per Uto la faccenda sembra assolutamente diversa; pur facendosi carico di tutte le spese materiali necessarie lascia spesso Gioia da sola e si allontana irrimediabilmente da lei.
Cominciano le cure ormonali ma anche in questa occasione Gioia è sola; sola quando va dal medico per la prima visita, sola quando deve iniettarsi nella pancia la prima siringa di ormoni, sola quando il suo corpo comincia a trasformarsi a causa di quelle cure che potrebbero aiutarla da un lato ma che dall'altro potrebbero porvocarle tumori di ogni tipo e gravità. SOLA. Questo è l'aggettivo per definire la protagonista. Perchè nonostante sia sempre contorniata di moltissime persone alla fine è così che si ritrova sampre.
Una rabbia infinita mi ha accompagnato durante tutta la lettura del libro, rabbia per la superficialità con cui Uto affronta la disgrazia, la stessa superficialità con cui affronta il suo rapporto. Ed anche quando Uto esce di scena le cose non migliorano. Gioia si comporta spesso in modo sprovveduto, pericoloso, non consono alla quarantenne che è ma questo è solo il risultato della sofferenza che si porta dentro. Perchè Gioia un figlio lo vuole, ad ogni costo, anche a costo di rischiare troppo, tutto. Di certo la nostra protagonista non ha incontrato gli uomini giusti, forse la sua fortissima voglia di maternità ha annebbiato quello che poteva essere il giudizio sugli uomini della sua vita.
E' con questa storia tragica che Annarita Briganti ci avvicina al mondo della fecondazione, una delle poche scelte possibili per una coppia che non può avere figli. Una tecnica che in Italia è quasi un miraggio - a parte qualche spiraglio che si è cominciato ad intravedere da pochi mesi a questa parte - lo è per una coppia e lo è ancora di più per una donna sola. Un miraggio che ha portato negli anni al turismo procreativo verso quei paesi - principalmente verso la Spagna - che a pagamento - ma si parla di decine di migliaia di euro, quindi non accessibile a tutti - ammettono la fecondazione .
Un libro che fa riflettere soprattutto chi, come me, un figlio ce l'ha, l'ha potuto avere naturalmente, senza problemi. Perchè noi che tutti i giorni andiamo in giro con i nostri bambini per mano, spesso non pensiamo di quante donne si trovino davanti ad un problema insormontabile: l'impossibilità di procreare, cosa per cui una donna è stata creata. Annarita - con unno stile diretto, senza giri di parole, che ci porta subiro dentro la questione e che ci tocca il cuore - cerca di aprirci il suo animo facendoci capire cosa provi una donna che non può avere figli, davanti ad un pancione o davanti ai bambini al parco. Se tutti provassimo, anche solo una volta, a riflettere sul dolore che ognuna di queste donne prova allora, magari, il pensiero verso queste tecniche procreative potrebbe cambiare. Io ci spero! Non so voi!
Non chiedermi come sei nata è un romanzo difficile che prende spunto da una storia vera.
Gioia Lieve, è lei la protagonista di questa storia.
Chi è Gioia? Una donna, giornalista freelance, un fidanzato storico Uto - che si rivelerà veramente un'utopia - una ricerca ossessiva di maternità. Tutto comincia con un aborto, la perdita di un bambino che Gioia non sapeva di aspettare. Una perdita che per Gioia è tutto e che invece per Uto è niente. Gioia perde il bambino da sola, soffre da sola, e da sola si ritrova ad affrontare gli strascichi di quello che un aborto provoca nell'animo di una donna.
Uto è un donnaiolo, uomo cinico ed egoista che reagisce nell'unico modo in cui un uomo così può reagire: non parlandone, scappando, facendo finta che non sia successo niente.
Ed è a questo punto che la faccenda si complica: Gioia ed Uto non potranno avere figli in modo naturale, dovranno necessariamente rivolgersi alla scienza.
Se per Gioia non ci sono dubbi - lei vuole un bambino - per Uto la faccenda sembra assolutamente diversa; pur facendosi carico di tutte le spese materiali necessarie lascia spesso Gioia da sola e si allontana irrimediabilmente da lei.
Cominciano le cure ormonali ma anche in questa occasione Gioia è sola; sola quando va dal medico per la prima visita, sola quando deve iniettarsi nella pancia la prima siringa di ormoni, sola quando il suo corpo comincia a trasformarsi a causa di quelle cure che potrebbero aiutarla da un lato ma che dall'altro potrebbero porvocarle tumori di ogni tipo e gravità. SOLA. Questo è l'aggettivo per definire la protagonista. Perchè nonostante sia sempre contorniata di moltissime persone alla fine è così che si ritrova sampre.
Una rabbia infinita mi ha accompagnato durante tutta la lettura del libro, rabbia per la superficialità con cui Uto affronta la disgrazia, la stessa superficialità con cui affronta il suo rapporto. Ed anche quando Uto esce di scena le cose non migliorano. Gioia si comporta spesso in modo sprovveduto, pericoloso, non consono alla quarantenne che è ma questo è solo il risultato della sofferenza che si porta dentro. Perchè Gioia un figlio lo vuole, ad ogni costo, anche a costo di rischiare troppo, tutto. Di certo la nostra protagonista non ha incontrato gli uomini giusti, forse la sua fortissima voglia di maternità ha annebbiato quello che poteva essere il giudizio sugli uomini della sua vita.
E' con questa storia tragica che Annarita Briganti ci avvicina al mondo della fecondazione, una delle poche scelte possibili per una coppia che non può avere figli. Una tecnica che in Italia è quasi un miraggio - a parte qualche spiraglio che si è cominciato ad intravedere da pochi mesi a questa parte - lo è per una coppia e lo è ancora di più per una donna sola. Un miraggio che ha portato negli anni al turismo procreativo verso quei paesi - principalmente verso la Spagna - che a pagamento - ma si parla di decine di migliaia di euro, quindi non accessibile a tutti - ammettono la fecondazione .
Un libro che fa riflettere soprattutto chi, come me, un figlio ce l'ha, l'ha potuto avere naturalmente, senza problemi. Perchè noi che tutti i giorni andiamo in giro con i nostri bambini per mano, spesso non pensiamo di quante donne si trovino davanti ad un problema insormontabile: l'impossibilità di procreare, cosa per cui una donna è stata creata. Annarita - con unno stile diretto, senza giri di parole, che ci porta subiro dentro la questione e che ci tocca il cuore - cerca di aprirci il suo animo facendoci capire cosa provi una donna che non può avere figli, davanti ad un pancione o davanti ai bambini al parco. Se tutti provassimo, anche solo una volta, a riflettere sul dolore che ognuna di queste donne prova allora, magari, il pensiero verso queste tecniche procreative potrebbe cambiare. Io ci spero! Non so voi!
VOTO:
Eh, il tema è tosto, quindi - dopo Perdersi, che a te piacerebbe tanto - non è cosa.
RispondiEliminaPerò me lo segno. :)
Allora io mi segno Perdersi! ;)
EliminaQuesta recensione mi ha fatto venire i brividi. Pur essendo cosciente del fatto che è uno di quei libri che non riuscirei mai a leggere, mai a sentire "mio", le tue parole mi hanno fatto davvero riflettere. Brava!
RispondiEliminaGrazie Laura!
EliminaConcordo con i tuoi pensieri, questo libro sara' una delle mie prossime letture e recensioni.
RispondiEliminaSono curiosa di sapere cosa ne penserai! :-)
EliminaRecensione davvero ben fatta, brava! Anche se tratta un argomento che sento molto distante, dopo aver letto il tuo pensiero credo che questo libro potrebbe darmi molti spunti di riflessione.
RispondiEliminaP.S.: MA STAI LEGGENDO MALVALDI!!! Io lo adoro, l’ho anche conosciuto ed è una persona molto arguta e simpatica! Non vedo l’ora di sapere cosa pensi della Briscola in cinque!
Grazie Nadia, troppo gentile! Io non ci avevo mai pensato a fondo prima di leggere questo libro e sentirne parlare da qualcuno che l'ha vissuto sulla propria pelle permette di immedesimarsi molto e di riflettere!
EliminaSììì sto leggendo Malvaldi, è il mio primo, mi sta piacendo molto, rido di gusto! Sono circa a metà e per ora assolutamente promosso!
leggere le tue riflessioni su questo libro mi ha fatto venire i brividi...un argomento 'forte', un punto di vista che vale la pena di conoscere...lo leggerò, grazie dany!
RispondiEliminaCredo anche io che valga la pena!
EliminaIl tema è già stato trattato dalla Mazzantini in maniera sublime in "Venuto al mondo",romanzo durissimo con un finale indimenticabile.Di questo ho sentir parlare e devo dire che mi incuriosisce.Le tue riflessioni sulla maternità sono molto belle e vere.Io mi sento una privilegiata per avere avuto i miei figli ma conosco bene il dolore e il vuoto che si porta dietro un aborto.
RispondiEliminaConfesso però le mie perplessità sulla fecondazione eterologa,ma capisco bene che di fronte a certe scelte un rispettoso silenzio è d'obbligo.
Della Mazzantini ho letto molto ma Venuto al mondo è uno di quelli che vorrei leggere da sempre e ancora non l'ho fatto. Prima o poi rimediare!
EliminaSe anche hai perplessità credo sia giusto che tu le esprima, nessun pensiero è il migliore ed è giusto che ognuno si faccia il suo purché non sia chiuso mentalmente ai pensieri degli altri ;-)
Dany, hai scritto delle parole bellissime, sei riuscita a trasmettermi le sensazioni che hai provato durante la lettura. Per ora lo sento un tema lontanissimo da me, ma mi piacerebbe molto leggere questo libro!
RispondiEliminaGrazie, siete sempre troppo gentili!! Nelle recensioni cerco sempre di trasmettere le emozioni che un libro mi ha lasciato visto che le trame le potete trovare ovunque! Sono felice che vi arrivino! :-)
EliminaNon conoscevo questo libro ma vorrei leggerlo, è un argomento che mi interessa sempre molto. Prima di avere il mio primo figlio ho provato per più di un anno e ho iniziato a guardare queste opzioni che per fortuna poi non sono servite, ma l'argomento comunque mi sta a cuore, non riuscire ad avere un figlio quando lo vuoi così tanto deve essere una fra le cose più devastanti per una donna
RispondiEliminaEh già, purtroppo spesso non si pensa a queste cose finché non ci si trova ad affrontarle!
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