venerdì 21 febbraio 2020

Letture con Marina #80 - Le vedove del giovedì di Claudia Pineiro

Buongiorno lettori, è venerdì e come un orologio svizzero torna Marina con una nuova recensione.
Senza servitù non c’è
tragedia possibile,
soltanto un sordido
dramma borghese.
Mentre lavi la tua
tazza e svuoti i
posacenere, le
passioni perdono forza.
(Manuel Puig, Stelle del Firmamento)

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E’ il secondo romanzo che leggo dell’argentina Claudia Piñeiro ed anche in questo caso resto incantata dalla trama, per come l’autrice l’ha dipanata lungo tutte le pagine. Ma curiosiamo più nel dettaglio…
Titolo: Le vedove del giovedì
Autore:  Claudia Pineiro
Casa editrice: Feltrinelli, 2015
Traduzione: Michela Finassi Parolo
Pagine: 256
Sinossi: Alla periferia di Buenos Aires, dietro alti muri perimetrali, al di là di cancelli rinforzati e affiancati dalle garitte della vigilanza, si trova il complesso residenziale di lusso Altos de la Cascada. Fuori, la strada, la baraccopoli di Santa Maria de los Tigrecitos, l'autostrada, la città, il resto del mondo. Ad Altos de la Cascada vivono famiglie facoltose che hanno lo stesso stile di vita e che vogliono mantenerlo, costi quel che costi. In quest'oasi dorata di pace e tranquillità, un gruppo di amici si riunisce una volta alla settimana lontano dalla vista dei figli, delle donne di servizio e soprattutto delle mogli che, escluse da questi incontri virili, si autonominano, ironicamente, "le vedove del giovedì". Ma una notte la routine si spezza rivelando il lato oscuro di una vita "perfetta".




RECENSIONE:


“Tua”, il precedente romanzo del 2013 che ho letto, era sicuramente più pazzesco e fuori dalle righe rispetto a questo. Un thriller psicologico così vertiginoso che ad un certo punto la vicenda raccontata era psichedelica, tanto fuori dalla normalità del vivere. Però a ben pensarci anche questo “Le vedove del giovedì” ha dell’incredibile, ma tutto sommato non si stenta a credere che possa accadere una tale vicenda che coinvolge più nuclei familiari. In certe situazioni. In certi paesi. In certe congiunture temporali, politiche e sociali.   

La vicenda disegnata dall’autrice ha avvio a fine settembre del 2001, quando il crollo delle Torri Gemelle in America è avvenuto da un paio di settimane ed è ancora sotto gli occhi di tutto il mondo, con effetti catastrofici sotto tutti i possibili punti di vista. Direi soprattutto a livello psicologico e a livello economico, e anche in Argentina naturalmente, anche se questo Stato era in crisi a singhiozzo già da un ventennio.

La storia parte subito dall’avvenimento clou, che sarà la risultanza dell’ultimo decennio in seno al quartiere chiuso e lussuoso di Altos de la Cascada, ad una cinquantina di chilometri da Buenos Aires, dove pian pianino andranno ad abitare decine di famiglie facoltose, almeno all’apparenza. Dicevamo di un quartiere chiuso, con sofisticati apparecchi di sorveglianza, parecchi guardiani diurni e notturni che vigilano e fanno entrare solo chi è autorizzato, attraverso una delle uniche tre entrate esistenti. Parchi e giardini fantastici e sempre freschi, fioriti e “profumosi” in tutte le stagioni, ville più o meno grandi ma nessuna identica all’altra, piscine, campi da tennis e da golf, bar, locali, supermercati e cinema, clubs, possibilità di fare corsi d’arte e qualunque altra cosa possa venire in mente ad una persona che debba impiegare le ore della propria giornata. Soprattutto per le mogli che, per la quasi totalità non lavorano, con l’eccezione di Virginia Guevara. Un comitato per ogni tipologia di attività e naturalmente per la sicurezza di questo lussuoso quartiere chiuso, che a poco a poco si esclude dalla realtà, tanto da dimenticare quasi che proprio fuori le mura di cinta ci sono quartieri poverissimi e malfamati. Tanto da far dimenticare alle famiglie il motivo che le ha inizialmente condotte all’interno di questo paradiso claustrofobico e alla lunga non reale.

Dicevamo che il romanzo prende avvio dal momento topico, anche se a noi lettori verrà fatto vedere in modo incompleto, con mezze frasi che ci incuriosiranno al parossismo, recitate tra i coniugi Virginia e Ronie Guevara, tra i primi a trasferirsi in questo quartiere e che si stanno più o meno godendo la brezza in terrazza, ascoltando la musica che proviene dalla villa del loro amico e vicino di villa, Tano Scaglia. Finchè Virginia va a prendere qualcosa da bere al piano sottostante e subito dopo, mentre la triste musica jazz di Diana Krall fuoriesce dalla zona della villa del vicino, nel scendere le scale il marito di Virginia cade, rompendosi la gamba. Ospedale d’urgenza, data la frattura scomposta con fuoriuscita dell’osso - ed operazione.

Il giorno dopo, mentre Virginia assiste il marito già operato, incontra al caffè dell’ospedale una vicina di quartiere e viene a sapere che mentre lei la sera prima era in terrazza, il suo vicino insieme ad altri due amici è rimasto fulminato in piscina da un cavo. Tutti e tre gli amici, nonché vicini, sono morti sul colpo.

La cosa inusuale e pertanto molto strana è che anche suo marito la sera precedente, prima di rientrare inaspettatamente a casa, era dall’amico Tano con gli altri due amici. Come tutti i giovedì sera. Tutti. Da qui il nome scherzoso attribuito alle mogli di questo quartetto, che si definivano le vedove del giovedì, proprio per quest’abitudine dei mariti di ritrovarsi insieme per una serata di gioco alle carte, di bevute, di barzellette, di musica e anche di bagno di mezzanotte in piscina.
Niente di strano. O no?

Da qui partono i flash back di Virginia soprattutto, ma anche delle sue amiche e vicine, che capitolo dopo capitolo ci riportano indietro di almeno una decina d’anni, per farci conoscere le varie famiglie e le motivazioni che le hanno portare a scegliere di andare via da Buenos Aires o zone limitrofe – e trasferirsi in questo super lussuoso e chiuso quartiere dove, pur essendo vicini e definendosi amici, “è normale non sapere niente dell’altro, chi fosse prima di venire a stare qui, perfino chi sia attualmente, nell’ intimità, una volta chiusa la porta di casa”.

Rientreremo nell’attualità a fine romanzo, dopo essere rimasti incatenati alle pagine centrali, per scoprire cosa è esattamente accaduto in questa nefasta notte e anche per capire come i protagonisti vivranno le conseguenze di questa notte nera.

Alcune tra le pagine centrali potrebbero sembrare superflue per la fretta di arrivare a leggere la verità, ma in realtà ci servono per capire un po’ il mondo Argentina degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, per capire appieno scelte, comportamenti , vite e notte protagonista di questo feroce romanzo.

Una denuncia sociale in piena regola ed un ritratto atroce della borghesia argentina, tra molti vizi e sembrerebbe poche virtù: giornate fatte di noia, soprattutto per le donne/mogli/mamme, tanta ipocrisia e conformismo in un’ambiente creato ad hoc ma pronto a cadere come un castello di carte. La felicità in questo quartiere sembra essere un concetto tristemente distante, tra violenze domestiche, razzismo, problemi di alcolismo, perversioni sessuali, debolezze varie ed incuria nei confronti dei propri figli che crescono senza valori, , mentre la solitudine e la noia abbondano in ogni villa del lussuoso quartiere.                                      

Una storia insidiosamente cupa e dal bel finale nero che come detto in apertura, risulta interessante e travolgente forse proprio perché potrebbe verificarsi anche nella normalità delle nostre vite, oltre che per la scrittura di Claudia Pineiro: resta il monito dell’autrice, che ci fa scendere tutti i gradini di una di queste favolose abitazioni, come ha fatto ad inizio romanzo il marito di Virginia, consapevole di quanto sta succedendo ma incapace di arrestare il disastro oramai incombente, con il rischio di farci male e di proseguire la caduta all’infinito, senza aver la possibilità di sentire la fatidica domanda: “Hai paura di uscire?”, e soprattutto la possibilità di scegliere a questo punto della vita una qualsiasi risposta che ci faccia invertire la discesa verso questa esistenza più assurda di una vita normalmente vera.

A presto,





6 commenti:

  1. Dell'autrice avevo letto "Tua", una piacevole sorpresa.
    Ho in lista anche questo. :)

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  2. Ciao Michele, piaciuti entrambi.
    Questo è forse meno... rocambolesco e fuori dalle righe. Molto interessante ed inquietante sicuramente.
    Buon fine settimana, ciao!

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  3. Ciao Marina, io ho letto Tua e Betibù, e li ho apprezzati soprattutto per la descrizione della società argentina e della città di Buenos Aires. Trovo che la Pineiro abbia uno stile piacevole e fluido, ma i suoi temi sono spesso disturbanti e spiazzanti. Credo comunque che leggerò anche questo, prima o poi!

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  4. Ciao Nadia,
    Betibù sarà il prossimo...
    Al momento ne ho letti due e devo dire che pur rimestando le stesse tematiche con satira feroce, lo fa in modo completamente diverso. E quindi credo che pian pianino i suoi me li leggerò tutti! 😉

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  5. Io ho appena inviato la recensione di Tua per la challenge, mi è piaciuto e sicuramente leggerò altro, e questo sicuramente, mi ha incuriosito leggendo il post!

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  6. Ciao Domenica,
    nonostante siano dei romanzi di forte denuncia sociale, sono scritti in modo interessante ed accattivante. Ogni volta che leggo quest'autrice, sono incuriosita dallo svolgimento della trama e di che cosa mi aspetta giusto qualche pagina più in là.
    Sicché credo proprio che anch'io ne leggerò altri.
    Ciao e buon weekend, Marina

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